GEMELLI – LA TERZA FATICA DI ERCOLE – LA RACCOLTA DEI POMI AUREI DELLE ESPERIDI

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LA FATICA

Il Mito.

Colui Che presiede la Camera del Consiglio del Signore aveva osservato le fatiche del figlio dell’uomo che è un figlio di Dio. Egli e il Maestro videro la terza grande Porta aprirsi innanzi al figlio dell’uomo, a rivelare una nuova opportunità di percorrere il Sentiero. Notarono come questi si alzasse per prepararsi ad affrontare il suo compito.

“Sia pronunciata la parola che protegge l’albero sacro. Che Ercole sviluppi il potere di cercare senza scoraggiamento, senza disinganni o troppa fretta. Che venga sviluppata la perseveranza. Finora ha agito bene”. E così la parola echeggiò.

***

In un paese lontano cresceva l’albero sacro, l’albero della saggezza, sul quale maturavano i pomi d’oro delle Esperidi. La fama di questi dolci frutti era giunta fino a terre lontane e tutti i figli dell’uomo, che si riconoscevano del pari figli di Dio, li desideravano. Anche Ercole era a conoscenza di quei frutti e quando la parola risuonò ingiungendogli di cercarli, egli cercò il suo Maestro e Gli chiese in qual modo avrebbe potuto trovare l’albero sacro e coglierne i frutti.

“Insegnami la via, o Maestro della mia anima. Cerco le mele, ne ho immediato bisogno per me. Mostrami la via più veloce e io andrò!”

“No, figlio mio”, rispose il Maestro, “la via è lunga. Due sole cose ti voglio confidare e poi dovrai essere tu a provare la verità di ciò che dico. Ricordati che l’albero sacro è ben custodito. Tre leggiadre fanciulle ne hanno cura e proteggono bene i suoi frutti. Un drago con cento teste protegge le fanciulle e l’albero. Guardati dal fare uno sforzo troppo grande e da astuzie troppo sottili per la tua comprensione. Vigila bene. La seconda cosa che desidero dirti è che la tua ricerca ti porterà ad incontrare sul Sentiero cinque grandi prove. Ciascuna di esse ti offrirà materia per aumentare saggezza, comprensione, abilità e opportunità. Sii vigile! Temo, figlio mio, che non riuscirai a riconoscere questi aspetti sul Sentiero. Ma solo il tempo lo dimostrerà. Dio ti aiuti nella tua ricerca.”

***

LandscapeCon fiducia, tutto preso dall’idea del successo per la sua impresa, Ercole s’incamminò sul Sentiero, sicuro di sé, della sua saggezza e della sua forza. Passò per la terza Porta, dirigendosi a nord. Percorse tutta la regione cercando l’albero sacro, ma non lo trovò. Chiese a tutti coloro che incontrava, ma nessuno seppe indicargli la via; nessuno conosceva quel luogo. Il tempo passava ed egli continuava a cercare, vagando di luogo in luogo, spesso ritornando sui suoi passi verso la terza Porta. Triste e scoraggiato, continuava però a cercare ovunque.

Il Maestro, che lo osservava da lontano, gli mandò Nereo per vedere se potesse aiutarlo. Molte volte Nereo gli si presentò sotto svariate forme e con parole diverse di verità, ma Ercole non rispose né riconobbe in lui il messaggero che era. Per quanto abile nelle parole e saggio, della saggezza profonda di un figlio di Dio, Nereo fallì perché Ercole era cieco e non riconosceva l’aiuto così sottilmente offerto. Ritornato infine tutto triste dal Maestro, Nereo gli disse della sua impossibilità di aiutarlo.

“La prima delle cinque prove minori è superata”, replicò il Maestro, “poiché questa è caratterizzata dal fallimento. Che Ercole proceda.” Non trovando alcun albero sacro sulla via del nord, Ercole si volse verso il paese tenebresud e nel paese delle tenebre continuò la sua ricerca. Dapprima immaginò un rapido successo, ma Anteo, il serpente, gli venne incontro su quella via e lottò con lui, sopraffacendolo ogni volta.
“Esso custodisce l’albero”, pensò Ercole, “come mi è stato detto, perciò l’albero deve essere vicino a lui. Debbo eluderne la sorveglianza ed abbatterlo, poi cogliere i frutti”. Ma, pur lottando con tutta la sua forza, non vi riuscì.

“Dov’è il mio errore?”, si chiese Ercole. “Perché Anteo può vincermi? Persino da bambino uccisi un serpente nella mia culla. Lo strangolai con le mie mani. Perché non ci riesco ora?”

Riprese a lottare con tutte le sue forze, afferrò il serpente con ambo le mani e lo sollevò in aria, lontano da terra. Ed ecco! L’impresa fu compiuta. Anteo, vinto, parlò: “Verrò di nuovo sotto altra forma all’ottava Porta. Preparati a lottare ancora.”

Il Maestro, osservandolo da lontano, aveva visto tutto quello che era accaduto e parlò a Colui Che presiedeva la Camera del Consiglio del Signore, riferendo l’impresa: “La seconda prova è superata. Il pericolo è scongiurato. Il successo contraddistingue a questo punto la sua via.” E il grande Che presiede disse: “Proceda”.

Felice e fiducioso, Ercole, sicuro di sé e con rinnovato coraggio, proseguì la ricerca. Si volse ad occidente ma così facendo andò incontro ad un disastro. Egli entrò nella terza grande prova senza riflettere, e il suo cammino subì un lungo ritardo.

Ciò avvenne perché lì incontrò Busiride, il grande arci-ingannatore, figlio delle acque, della stirpe di Poseidone. Suo è il compito di illudere i figli dell’uomo, con parole di apparente saggezza. Egli proclama di conoscere la verità ed è subito creduto. Dichiara con belle parole: “Io sono il maestro. Posseggo il dono della verità, offritemi sacrifici. Accettate tramite me un modo di vivere, poiché nessuno, all’infuori di me, sa. La mia verità è giusta. Qualsiasi altra verità è errata e falsa. Ascoltate le mie parole, state con me e vi salverete”. Ed Ercole obbedì, ma ogni giorno diventava più debole nel suo proposito (la terza prova) e non cercava più l’albero sacro. La sua forza era minata. Egli amava, adorava Busiride ed accettava tutto ciò che Catenediceva. Di giorno in giorno divenne più debole, finché il suo amato istruttore lo mise su un altare e ve lo tenne legato un anno intero. Ma ecco che un giorno, all’improvviso, lottando per liberarsi e cominciando lentamente a vedere Busiride per quello che era, gli vennero alla mente le parole pronunciate molto tempo prima da Nereo: “La verità sta dentro di te. Vi sono in te un potere, una forza e una saggezza superiori. Volgiti all’interno e lì evoca la forza e il potere che sono eredità di tutti i figli degli uomini che sono anche figli di Dio.” Il prigioniero giaceva silenzioso sull’altare, legato ai quattro angoli da ben un anno. Poi, con la forza che è quella di tutti i figli di Dio, spezzò i suoi lacci, afferrò il falso maestro (che gli era sembrato tanto saggio) e lo legò al suo posto sull’altare. Non disse parola, ma lo lasciò lì ad imparare.

Il Maestro, che l’osservava da lontano, notando il momento di sgancio, si volse verso Nereo dicendogli: “La terza grande prova è stata superata. Tu gli hai insegnato come affrontarla ed al momento opportuno ne ha tratto profitto. Che prosegua sul Sentiero e impari il segreto del successo.”

***

Avvilito, e pieno d’interrogativi, Ercole continuò la sua ricerca peregrinando in terre lontane. L’anno trascorso prono sull’altare gli aveva insegnato molto. Con maggiore saggezza proseguì per la sua via.

Ad un tratto si fermò. Un grido di profonda angoscia colpì il suo orecchio. Alcuni avvoltoi che volteggiavano su di una roccia lontana attirarono la sua attenzione; poi, di nuovo, quel grido riecheggiò.Prometeo Doveva continuare il suo cammino, oppure cercare chi sembrava aver bisogno d’aiuto e così ritardare i suoi passi? Rifletté sul problema del ritardo; aveva perduto un anno, sentiva che doveva affrettarsi. Di nuovo quel grido lacerante si udì ed Ercole, a rapidi passi, corse in aiuto del fratello. Trovò Prometeo incatenato ad una roccia, in preda ad atroci tormenti a causa degli avvoltoi che gli laceravano il fegato, uccidendolo lentamente. Ercole spezzò la catena e liberò Prometeo, ricacciò gli avvoltoi nei loro covi e lo curò fino alla guarigione delle sue ferite. Poi, avendo perso molto tempo, si rimise in cammino.
Il Maestro, che l’osservava da lontano, disse al suo allievo che cercava queste chiare parole, le prime che gli venivano dette dall’inizio della sua ricerca: “Il quarto stadio del cammino che conduce all’albero sacro è superato. Non c’è stato alcun ritardo. Sul Sentiero scelto, la regola che affretta ogni successo è “Impara a servire”.
Colui Che presiedeva la Camera del Consiglio disse: “Si è comportato bene. Che continui

le prove”.

***

La ricerca continuò in tutte le direzioni; a nord, a sud, ad est e ad ovest, Ercole cercava l’albero sacro senza trovarlo. Venne un giorno in cui, esausto per l’angoscia e il lungo viaggiare, sentì dire da un pellegrino che passava per la via, che l’albero si poteva trovare nei pressi di una montagna molto distante. Fu la prima notizia giusta che gli pervenne. Volse quindi i suoi passi verso gli alti monti dell’est e, in una splendida giornata di sole, scorse l’oggetto della sua ricerca; subito si affrettò. “Ora toccherò l’albero sacro”, gridò nella sua gioia, “abbatterò il drago di guardia, vedrò le fanciulle tanto famose e coglierò i pomi aurei”.

atlanteMa di nuovo si arrestò con un senso di profonda pena. Di fronte a lui stava Atlante, vacillante sotto il peso del mondo che portava sulle spalle. Sulla sua faccia erano evidenti i segni della sofferenza; le sue membra erano contratte dal dolore, i suoi occhi erano chiusi per il tormento. Egli non chiedeva aiuto, non vedeva Ercole, ma rimaneva dolorosamente chino sotto il peso del mondo. Ercole lo guardò tremante, valutò la portata di quel peso e di quel dolore e dimenticò la sua ricerca. L’albero sacro ed i pomi svanirono dalla sua mente; egli cercava soltanto di aiutare il gigante e di farlo senza indugio. Si precipitò innanzi e si affrettò a togliere il peso dalle spalle del proprio fratello, mettendolo sulle proprie, assumendo così su di sé il peso del mondo. Chiuse gli occhi nel tendersi per lo sforzo ed ecco! il pesante fardello rotolò via ed egli si ritrovò libero e così anche Atlante.

Innanzi a lui stava il gigante e nelle sue mani teneva le mele d’oro che con amore porgeva ad Ercole. La ricerca era finita.

Le tre sorelle reggevano altri pomi d’oro, che ugualmente misero nelle sue mani. Egle, la bella fanciulla,esperidi gloria del sole al tramonto, gli disse, mettendogli un pomo in mano: “La Via per giungere a noi è sempre segnata dal servizio. Le azioni amorevoli sono le pietre miliari del Sentiero”. Poi Eriteia, che custodiva la porta attraverso la quale tutti devono passare prima di restare soli innanzi a Colui Che Presiede il Consiglio, gli diede un’altra mela, sulla quale, incisa nella luce, era scritta in oro la parola: Servizio. “Ricordalo”, disse, “non lo dimenticare”.

Infine giunse Esperia, meraviglia della stella della sera, che gli disse con chiarezza ed amore: “Và e servi e, d’ora innanzi e per sempre, calca la via di tutti i servitori del mondo”.

“Allora vi rendo questi pomi per coloro che seguiranno”, disse Ercole, e tornò là donde era venuto.

***

Quando fu al cospetto del Maestro fece il resoconto di quanto era accaduto. Il Maestro gli rivolse parole di incoraggiamento, quindi, indicando la quarta Porta, gli disse:
“Oltrepassa quella Porta, cattura la cerva e ritorna al Sacro Luogo”.

[Djwal Khul – Il Tibetano]

Spiegazione del mito.

formula magicaIl Mito inizia con: “Sia pronunciata la parola”. La parola è un suono, una formula magica, un pensiero chiaro e deciso che l’uomo pronuncia deliberatamente per sprigionare l’energia invocativa ed evocativa che gli permetterà di attrarre a se l’oggetto desiderato. Nel caso del processo iniziatico l’evocazione giunta in risposta a ciò che si è invocato renderà possibili le prove che precludono quell’unione nell’immediato. Un fattore importante, che tendo a precisare è che l’uomo deve fare ciò consapevolmente. La conoscenza è Potere, poiché soltanto l’uomo che ha conosciuto se stesso e la legge che regola la creazione può effettivamente giungere all’illuminazione. Premio finale della fatica compresa e trascesa sono i pomi d’oro, simbolo dell’illuminazione. E’ interessante osservare di come il pomo sia presente nelle storie narranti le origini dell’uomo e della sua illuminazione. Nella Bibbia ad esempio, l’uomo precipitò nel dolore e nell’ignoranza, per mezzo di una mela, che una volta morsa generò la visione duale e separativa della vita. I gemelli dell’antico testamento, Adamo ed Eva, separati in uomo e donna rappresentano l’energia femminile, il potere che in Oriente è chiamata Shakti, che se priva del discernimento e della Saggezza dell’energia maschile si dice sia un potere cieco. Nella storia biblica, questo condusse la saggezza all’ignoranza. Così l’uomo perdette la visione soggettiva e interiore della divinità e nacque l’illusione, l’attaccamento e l’avversione per gli oggetti dei sensi. L’uomo sprofondò nella ruota ciclica del desiderio per opera del serpente, simbolo della grande illusione. Nella storia di Ercole, invece si ritrovano i pomi d’oro, simboleggianti l’illuminazione graduale e crescente che si ottiene con il processo iniziatico e che l’Apocalisse parla in termini di apertura dei sigilli. Nella terza fatica i pomi sono custoditi da un drago, simbolo della saggezza, la trasmutazione del serpente. Le tre Esperidi sono i tre aspetti della Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo o Volontà, Amore e Intelligenza Attiva, i tre aspetti dell’Anima. Nel processo iniziatico ad ogni pomo che ottiene l’uomo diventa sempre più consapevole di questi aspetti, così da giungere lentamente ad una graduale identificazione con la Mente Universale, la Vita Una, lo Spirito. Le due storie pertanto segnano l’una la discesa in incarnazione o l’involuzione nella materia o materialità, la porta del Cancro, l’altra la risalita verso lo Spirito, la porta d’oro dell’iniziazione in Capricorno.

La fatica si apre con alcuni consigli quali note fondamentali per comprendere e superare le prove: “Che Ercole sviluppi il potere di cercare senza scoraggiamento (zelo, entusiasmo, ottimismo, fede e devozione), senza disinganni (il discernimento) o troppa fretta (la pazienza). Che venga sviluppata la perseveranza (la dedizione)”. Questo è il preludio della fatica e le armi che ogni aspirante e discepolo devono avere in dotazione per fronteggiare qualsiasi fatica. Ad Ercole furono dette solo tre cose: che vi era un giardino consentiero_pericoloso un albero su cui crescevano le mele d’oro; che l’albero era custodito dal drago dalle cento teste; che, quando l’avesse trovato, vi avrebbe visto tre belle fanciulle. Ma non gli fu detto in quale direzione si trovava il giardino e come trovarlo. Stavolta non fu confinato in una landa selvaggia, devastata in lungo e in largo da giumente antropofaghe come nella fatica in Ariete, né confinato nella piccola isola di Creta, quando affrontò la prova in Toro. Infine fu avvertito che lungo il Sentiero avrebbe dovuto superare cinque grandi prove utili per aumentare saggezza, comprensione, abilità e opportunità. Così Ercole si avventurò nell’impresa.

I Prova:

La sua ricerca dovette estendersi a tutto il pianeta da nord a sud e da est ad ovest, fino a che non trovò Nereo, dotato di saggezza e versato in tutte le forme d’eloquenza. In alcuni classici è chiamato “l’antico del mare”. Egli non era soltanto saggio, ma anche molto elusivo, assumeva diverse forme e si rifiutò sempre di dare ad Ercole una risposta diretta. Alla fine Ercole scoraggiato, con soltanto una vaga idea di ciò che doveva fare e di dove doveva recarsi andò verso Sud, simbolo del ritorno nel mondo, polo opposto dello Spirito, il Nord.

preghieraNereo è simbolo del Sé Superiore il simbolo del Maestro interiore, l’anima. Se contattato, specialmente nei primi stadi della ricerca, il Sé Superiore si manifesta con un lampo d’illuminazione così improvvisa, così elusiva, così fugace, che, a tutta prima, il discepolo non può afferrarla; è un cenno che precipita nella coscienza nei momenti di attenzione concentrata, quando la mente è mantenuta ferma e le emozioni cessano temporaneamente di controllarla.

Nel caso di un discepolo più avanzato che abbia stabilito il contatto con l’anima e che, perciò, si suppone sia pronto per ricevere istruzioni da uno dei grandi Insegnanti dell’Umanità, si vedrà che il Maestro agisce proprio come Nereo. Il discepolo quindi non deve aspettarsi congratulazioni per il suo straordinario progresso, né troverà un’accurata spiegazione del suo problema, oppure una dettagliata esposizione del lavoro che dovrebbe fare. Il Maestro gli darà solo un accenno, talvolta con un simbolo, un numero, un colore ed ogni mezzo atto a risvegliare ed evocare la risposta intuitiva. Darà un suggerimento senza aggiungere altro. Spetta al discepolo agire sulla base del cenno avuto quanto meglio può e seguire il consiglio, se lo riterrà saggio. Gli aspiranti devono ricordare che diventeranno dei maestri soltanto padroneggiando se stessi, e che saranno condotti a divenire maestri e portati a far parte del gruppo dei Servitori Mondiali mediante gli sforzi della loro stessa anima. Quest’anima è un divino figlio di Dio, onnisciente ed onnipotente. A mano a mano che il gemello immortale cresce in potere e splendore (l’anima), quello mortale declina (la personalità ignorante e separativa). Un altro fattore da tenere in considerazione è che l’aspirante che non abbia preparato i suoi corpi fisico, eterico, astrale e mentale e ai dovuti risvegli di coscienza, non è in condizioni tali da sopportare la vibrazione molto elevata dell’anima nel sua piena potenza. Il corpo ne sarebbe rovinato e il cervello non resisterebbe all’alta tensione. Quando con i propri sforzi l’aspirante sarà iniziato a vivere come anima e quando, per nostra stessa iniziativa, impareremo a servire e ad essere dei canali di energia spirituale, allora conosceremo Nereo più intimamente. Le iniziazioni minori e la prima maggiore servono proprio a preparare i corpi sottili del discepolo al grande giorno glorioso della grande rivelazione.

Ercole, il discepolo, andato dapprima a Nord nel regno dello Spirito era venuto in contatto con il Sé Superiore, ma non aveva sufficiente conoscenza per stare con Nereo né per riconoscerlo. Così si volse verso il Sud, ossia tornò nel mondo. “La prima delle cinque prove minori è superata”, replicò il Maestro, “poiché questa è caratterizzata dal fallimento”. Ma perché Ercole non trovò nulla al Nord e dovette tornare nuovamente a Sud?

Errore di molti aspiranti è ritenere che esista qualcosa di divino e qualcosa di non divino, questo creabene e male una forma pensiero che li polarizza illusoriamente su un piano spirituale ed apparente elevato, perdendo però le radici con la terra e il mondo relativo e credendo che la materia e con essa ciò che ritengono ingannevole e illusorio sia qualcosa da ripudiare e che ostacola il cammino spirituale. Creano separazioni nella loro menti e così si polarizzano ad un’estremo del pendolo. Provare attaccamento per il nirvana (illuminazione) ed avversione per il samsara (rinascita) è un’inganno della personalità ancora egoista, paurosa e dubbiosa. Il mondo spirituale del Nord è possibile comprenderlo solo quando si saranno sciolti i nodi di ignoranza e di illusione delle terre del Sud, allora i chakra sotto il diaframma saranno pronti a trasferire la loro energia ai chakra sopra il diaframma. Così Ercole avendo ancora molte lacune da risolvere, dovette tornare nuovamente a Sud per comprendere che la materia è Spirito e non va scartata ma elevata al cielo.

Quanto sopra descritto è un errore dei discepoli protesi più all’idealismo, alla devozione e al misticismo. Essi devono imparare ad aggiungere al conseguimento mistico la conoscenza occulta della realtà. Ciò è spesso dimenticato dagli aspiranti, che si accontentano dell’aspirazione e della visione della meta celeste. Essi hanno elaborato, nel crogiolo della vita, un equipaggiamento caratterizzato dalla sincerità, dal desiderio di bene, da un buon carattere e sono coscienti della purezza dei loro moventi, hanno la buona volontà di adempiere a tutto quanto è loro richiesto e la soddisfazione di aver raggiunto un certo stadio di sviluppo che dà loro il diritto di andare avanti. Ma una cosa ancora manca loro: non hanno ciò che si potrebbe chiamare “la tecnica della presenza” che non è riferita solo al vivere al momento presente, ma avere una visione globale, d’insieme, inclusiva e saggia capace di far comprendere il grande schema e Proposito divino; essi ancora non hanno il privilegio né le prerogative per possederla. Credono nell’Anima e nella possibilità della perfezione, nel sentiero che si deve percorrere, ma la fede non è ancora trasmutata in conoscenza del regno spirituale, conoscono una faccia della medaglia ma non la medaglia nella sua interezza e quindi non sanno come fare per giungere alla meta! Per questo Ercole dovette ritornare nel mondo proprio per conoscere, fare l’esperienza, comprendere e includere nella sua coscienza la saggezza maturata, solo allora potrà giungere ad una consapevolezza più elevata.

II Prova:

Andato a Sud, incontrò il serpente (Conosciuto anche nella mitologia come il gigante Anteo, figlio di Poseidone, dio delle acque, e di Gea, la terra. Perciò, quando era in contatto con la terra, sua madre, esso era invincibile) con cui doveva lottare. Nella sua ricerca dei pomi d’oro sul piano fisico, Ercole doveva dominare, come tutti i discepoli, l’annebbiamento e l’illusione. Ma questa volta era il serpente del fascino magoastrale. È col fascino dello psichismo inferiore (medianità, magia, manipolazione, chiaraudienza, chiaroveggenza, etc) che egli deve lottare e ciò, nei primi stadi, pare attragga immancabilmente l’interesse degli aspiranti. Ogni istruttore che abbia lavorato con coloro che cercano la Via, conosce il fascino sotto cui facilmente essi cadono. L’illusione corrisponde al temperamento dell’aspirante. Alcuni vengono sviati dai fenomeni spiritici. Nel tentativo di penetrare nel velo, essi sono presi dal lato inferiore dello spiritismo e passano molto tempo in sedute spiritiche, studiando ripetutamente gli stessi vecchi fenomeni di materializzazione, di comunicazione, di manifestazioni, di lettura del pensiero, di manipolazione del pensiero, della volontà altrui e dell’ambiente circostante per soddisfare i propri desideri egoistici. Non alludo qui alle vere investigazioni scientifiche di coloro che approfondiscono queste ricerche, essendo equipaggiati a farlo e che abbiano le facoltà tali da poter discernere il reale dall’irreale, l’intuizione dall’immaginazione. Mi riferisco a coloro che si aprono a forze che non sono ancora in grado di comprenderne la natura, controllarle o che le adoperino per fini egoistici senza avere una visione ampia, inclusiva e saggia.

Il serpente può assumere l’aspetto dei fenomeni psichici più comuni. L’aspirante prende interesse alla scrittura automatica, o impara ad ascoltare “voci”; cerca contatti con presunti Maestri o abitanti di altri pianeti; diventa chiaroveggente e chiarudiente sul piano astrale e aggiunge alla confusione del piano fisico e del suo particolare ambiente, la confusione ancora più grande del piano psichico, cadendo così nei tranelli e nelle insidie dell’astralismo.

fondaleSolo quando il discepolo ha conosciuto se stesso e calmato le acque del lago dei desideri e della mente è capace di vedere attraverso il piano astrale in verità. Altrimenti ciò apparirebbe distorto si creerebbero illusioni nelle menti degli aspiranti, false verità ed anche paure. Poiché condividiamo con i cani ed i gatti la capacità della chiaroveggenza e della chiarudienza, si finisce davvero col vedere e sentire, se non in realtà, quanto meno in virtù di quella facoltà creativa che tutti possediamo: l’immaginazione. L’aspirante crederà che ciò che vedrà e udirà pensando sia vera spiritualità e come Ercole si illuse che quel serpente “custodisse l’albero”. In una forma o nell’altra, l’aspirante che ha lasciato Nereo incontrerà il serpente e dovrà lottare con lui. Il serpente essendo associato al piano astrale apre le porte a qualunque nodo di dubbio, paura, brama e orgoglio presenti nel proprio veicolo astrale-emotivo. Per molto tempo, dichiara il mito, Ercole non poté sopraffarlo. Mentre lottava con il serpente, egli si rese conto che questi era invincibile solo finché rimaneva in contatto con la terra. Non appena Ercole lo sollevò alto nell’aria, il serpente (Anteo) divenne molto debole e incapace di batterlo.

Vi è una grande verità sottostante a questo simbolismo. Gemelli è un segno d’aria, che appartiene alla croce mutevole. L’illusione cambia continuamente, prendendo una forma o l’altra. Concerne l’apparenza e non la realtà, e la terra rappresenta le apparenze. L’aria è stata sempre considerata come il simbolo o l’elemento del piano Cristico, chiamato nella terminologia teosofica ed in oriente il piano buddhico. Il piano astrale è un riflesso distorto del piano buddhico, ed è solo quando porteremo l’illusione nella chiara luce dell’Anima Cristica che vedremo in realtà la verità come essa è, e diverremo invincibili. Ma attenti a non provare avversione per i fenomeni psichici altrimenti così facendo si oscillerebbe al lato opposto del pendolo. magia biancaL’avversione ricordo è l’opposto dell’attaccamento ed è comunque un’illusione. I fenomeni psichici, per quanto possano essere ingannevoli, alimentare la bramosia di potere egoistico, di notorietà o far sprofondare nella paura sono anch’essi divini, possono essere utilizzati senza pericolo come un potente strumento di servizio e campo di studio scientifico se utilizzati dal discepolo che ha purificato i suoi corpi mentale, emotivo e fisico e fatto del suo cuore e della sua mente uno strumento unificato e ricettivo alla voce che parla nel silenzio: l’anima.

Prima di passare alle terza prova, Anteo ormai vinto, disse ad Ercole “Verrò di nuovo sotto altra forma all’ottava Porta”. L’ottava porta è la fatica in Scorpione (opposto polare di Toro), dove Ercole viene messo alla prova con la più grande forma pensiero di illusione e di ignoranza creata lungo il corso di intere esistenze, chiamata talvolta con il nome di Guardiano della Soglia, e che nell’ottava fatica apparirà sotto forma di Idra. In questa prova egli dovrà mettere alla prova ciò che ha appreso in tutti i segni precedenti ma sopratutto dovrà dimostrare di essere il Toro, l’iniziato dall’occhio singolo che per mezzo della luce dell’illuminazione dissolve ogni illusione. Il metodo adoperato all’ottava fatica sarà lo stesso usato in Gemini, sollevare il problema del serpente nell’aria della consapevolezza dell’anima. Non pensate di combattere, l’illusione, la paura o l’egoismo tentando di distruggerli, reprimendoli o scappando da loro intrattenendovi con qualche cosa o persona, in questo modo non farete altro che rinviare il problema ma di certo non lo risolverete alla radice. Presto o tardi tornerà a perseguitarvi e sarà una guerra infinita. Secavaliere in ginocchio proverete a tagliare la testa all’Idra né ricresceranno due o più. Ercole sconfiggerà l’idra in Scorpione perché ascoltò il consiglio del Re Euristeo: “Noi ci eleviamo inginocchiandoci; conquistiamo arrendendoci; guadagniamo donando”. L’umiltà apre le porte alla vera comprensione, così Ercole prese il serpente inginocchiandosi e lo elevò in aria permettendo alla luce dell’anima di precipitare nella mente e nella coscienza cerebrale. La paura, così come anche ogni altro limite e imperfezione, non si vince soltanto sviluppando la qualità opposta, in questo caso il coraggio. Non si sradicano i semi di ignoranza con il potere e l’onnipotenza dell’Anima ma piuttosto con la sua onniscienza. Identificandoci con la propria natura divina, conosceremo noi stessi in qualità di Spirito, allora verrà dissipata ogni sorta di illusione e annebbiamento. Questa è la vera natura della fede.

III Prova:

Il successivo stadio della ricerca di Ercole è parimenti applicabile all’umanità nel suo insieme. Vinto il serpente che gli sbarrava la strada, Ercole proseguì nella sua ricerca “si volse ad occidente ma così facendo andò incontro ad un disastro”. Il sole sorge ad Est e tramonta a Ovest, chi cammina in questa direzione prosegue lungo il declino del sole dell’Anima ma chi prosegue ad Est va incontro alla rinascita. I magi seguirono la stella che brilla a Oriente per giungere dal Cristo. L’Oriente è associato al terzo occhio, l’occhio sentiero oscurosingolo degli iniziati, il Maestro interiore. Ercole volgendo le spalle ad Oriente prosegue sulla via della mano sinistra, della magia nera o della cristallizzazione. L’incontro successivo infatti fu con un altro aspetto dell’illusione. Busiride era figlio di Poseidone, il dio delle acque, ma sua madre era soltanto una semplice mortale. Egli si proclamava grande maestro, era eloquente ed affascinante nel suo parlare, diceva grandi cose di se stesso, inducendo Ercole a credere che potesse indicargli la via, che poteva condurlo alla luce e che era il custode della verità. Ercole ne fu completamente soggiogato.

A poco a poco cadde sotto l’incanto e il potere di Busiride; progressivamente si arrese alla sua volontà ed alla sua mente e lo accettò quale maestro e guida. Infine Busiride, quando ebbe Ercole completamente sotto il suo controllo, lo legò all’altare del sacrificio, e lo obbligò a dimenticare Nereo. Troviamo di nuovo qui che scoraggiamento, ritardo, insuccesso e inganno caratterizzano questa parte della prova. Il mondo oggi è pieno di maestri che, come Busiride, basano i loro insegnamenti su asserzioni pretenziose; proclamano di essere degli iniziati, custodi della verità e di possedere un metodo certo e sicuro di sviluppo che inevitabilmente metterà l’aspirante in grado di realizzarsi. Essi sostengono la loro posizione con promesse; costruiscono forti rapporti personali e, utilizzando la sincerità e l’aspirazione di chi cerca la verità, radunano intorno a sé gruppi di uomini e di donne che innocentemente e sinceramente credono alla verità delle loro pretese, e li legano all’altare del sacrificio per un tempo più o meno lungo. Il vero iniziato si riconosce dalla sua vita e dalle sue azioni; è troppo occupato a servire l’umanità per trovare il tempo di suscitare dell’interesse su se stesso; non può fare promesse oltre a dire ad ogni aspirante: “Queste sono le regole antiche, questa è la via che tutti i Santi ed i Maestri di Saggezza hanno calcato, questa è la disciplina a cui dovete assoggettarvi e, se avrete costanza e pazienza, la meta sarà vostra sicuramente, poiché il potere e il maestro sono soltanto dentro voi stessi”.

Busiride tuttavia non è soltanto l’inganno nel seguire qualcuno privo della vera realizzazione, che si proclama come guida spirituale, ma è anche l’orgoglio e la saccenteria che ostacolano al discepolo ulteriori progressi. Spesso si cade vittima del proprio sapere, di un dogma anche religioso o dei risultati positivi raggiunti lungo il percorso generando così orgoglio mentale e saccenteria, la morte dell’umiltà, della vera comprensione e del discernimento.

Un’altro aspetto di Busiride che cristallizza è il crogiolarsi nell’apparente stato di equilibrio raggiunto per paura della nuova visione che comporta sempre un cambiamento, una transizione e la  conseguente generazione di un nuovo conflitto per via dei semi di ignoranza e illusione che affiorano. Tra un risveglio ed paura di andare avantiun altro di coscienza si vive una sorta di transizione che l’uomo dovrebbe attraversare velocemente proprio come farebbe con un ponte che collega due isole. Questa paura del cambiamento terrorizza molti poiché temono di lasciare andare il vecchio porto sicuro per quello nuovo di cui ancora sconoscono. Lasciate però che vi dica che ogni evoluzione ed espansione di coscienza, per quanto inizialmente siano accompagnate dal dolore e sofferenza una volta comprese e supera le prove, queste aprono le porte ad una visione sempre più ampia, armoniosa ed inclusiva. Ogni risveglio di coscienza apporta sempre una maggiore capacità di esprimere Amore e Saggezza, poiché l’insieme maggiore non solo include il minore ma gli è perfino superiore.

Così tutti questi aspetti di Busiride ostacolano la via ad una nuova realizzazione. Ci volle molto tempo prima che Ercole si potesse liberare dalla schiavitù di quella forma pensiero: “Il prigioniero giaceva silenzioso sull’altare, legato ai quattro angoli da ben un anno”. Quattro è il numero del quaternario che in rapporto all’uomo simboleggia i suoi quattro meccanismi, fisico, eterico, astrale e mentale, oppure se si considera il fisico e l’eterico come un’unico strumento com’è giusto che sia, il quarto principio è la personalità. Un anno ci volle prima che Ercole si liberasse da quell’altare, poiché dipende quanto sia forte l’illusione nelle menti degli aspiranti e dei discepoli, essi necessitano dei vari influssi energetici di ogni segno zodiacale e dei vari reggenti associati prima che si possano sciogliere definitivamente quei nodi di ignoranza. “Vi sono in te un potere, una forza e una saggezza superiori. Volgiti all’interno e lì evoca la forza e il potere che sono eredità di tutti i figli degli uomini che sono anche figli di Dio.” Queste sono le parole che vennero in aiuto ad Ercole nel momento di sconforto quando silenziosamente invocò il Maestro nel cuore e in quell’oscurità penetrò la luce che gli conferì la forza di reagire e liberarsi definitivamente.

mettersi in camminoIl mito ci racconta che egli finì col riprendere la sua ricerca, dopo aver legato Busiride all’altare dove egli stesso era stato posto, e sfuggito al mondo dello psichismo e dell’illusione pseudo-spirituale, cominciò a servire. Un’ultimo accorgimento della terza prova sta nel fatto che Ercole non volle convincere Busiride della sua verità, ma “non disse parola e lo lasciò lì ad imparare”. Qui Ercole compì e comprese il vero servizio dell’anima. Questa è una grande lezione per gli aspiranti che si aprono al servizio: la capacità di perdonare senza serbare rancore per i torti subiti e il distacco dai frutti del servizio. Ogni qualvolta proviamo ad aiutare qualcuno, l’aiuto dovrebbe essere attuato in assenza di aspettativa e in rispetto del libero arbitrio, lasciando quindi, liberi gli altri di fare il proprio cammino con i loro tempi. Ercole non punì Busiride né impose il suo punto di vista cercando di convincerlo della sua verità ma lo lasciò li ad imparare dall’esperienza e dal dolore.

Chiunque si sia risvegliato o avvicinato a questa consapevolezza, ha il dovere morale di condividere la propria saggezza, ricordandosi però, di non assumere l’atteggiamento di maestri ma del mediatore. In un terreno agricolo si può piantare qualsiasi seme si voglia, ma questo germinerà soltanto quando troverà le condizioni favorevoli alla sua crescita. Allo stesso modo, quando si pianta un seme di saggezza nella mente delle persone, questo germinerà quando si saranno create quelle condizioni che permetteranno di riconoscere e comprendere la prova che la vita pone dinanzi nel cammino dell’esperienza. In questo caso si potrà agire come potenti catalizzatori, mediando affinché la persona, aperta al cambiamento e all’ascolto, possa sciogliere quei nodi karmici che gli precludono la visione ampia, inclusiva, saggia e amorevole. Tutto ciò, ricordo, deve essere attuato mantenendo sempre il proprio centro interiore, senza l’aspettativa del successo o la delusione dell’insuccesso. Questo è l’operato dell’amore dell’anima, equanime, saggio ma soprattutto distaccato. Il distacco invece dal dolore altrui e dalle ingiustizie è una lezione che Ercole comprenderà meglio quando salverà se stesso nella figura di Prometeo.

IV Prova:

Continuando a cercare in ogni dove, Ercole trovò Prometeo incatenato ad una roccia, circondato da avvoltoi che gli straziavano il fegato. La vista di tale sofferenza era più di quanto Ercole potesse sopportare, così interruppe la sua ricerca per liberare Prometeo, mettendolo in condizione di disperdere gli avvoltoi.

Anzitutto Ercole, in questa prova, liberò se stesso sotto il simbolo della liberazione di Prometeo, che Prometeosignifica il Dio incarnato, liberandolo dalle torture degli avvoltoi del passato. Il plesso solare, lo stomaco ed il fegato sono esteriorizzazioni, se così si può dire, della natura del desiderio ed Ercole si liberò dagli avvoltoi del desiderio che per così lungo tempo l’avevano torturato. Rinunciò ad essere egoista ed a soddisfare se stesso. Rinunciò perfino ai frutti del servizio. Aveva avuto due amare lezioni in questo segno e per questo particolare ciclo fu relativamente libero.

Due lezioni importanti ricevette da questa prova, doppia come il segno dei gemelli. Come Ercole in sé capì che la sua ostinazione a non fermarsi in aiuto del fratello per paura dell’eccessivo ritardo portato, in realtà era un’altro gioco dell’illusione. Il desiderio dei pomi d’oro, per quanto nobile ed elevato fosse, stava per divenire un desiderio egoistico, una ricerca sfrenata e cieca. Così comprese l’inganno della ricerca dell’illuminazione e vide l’illuminazione nel volto di un suo fratello in difficoltà e salvò Prometeo.

Nel ruolo di Prometeo invece, Ercole capì di non essere attaccato ai frutti del servizio e che la vera giustizia non consiste nel salvare tutte le persone dal dolore prima che queste abbiano compreso realmente l’esperienza utile al loro percorso. Prometeo, fratello di Atlante era uno dei quattro titani figli Iapeto e l’oceanina Climene. Era il più intelligente di tutti i Titani, istruito dalla dea Atnea (Minerva per i romani) nelle arti dell’architettura, astronomia, matematica, medicina, metallurgia e navigazione. Prometeo quindi era uno dio molto colto ma provava avversione verso ciò che riteneva ingiusto. Poiché non poteva accettare che gli uomini conducessero una vita così infelice e meschina, in seguito all’apertura del vaso di Pandora, pensò di dar loro il prezioso dono del fuoco. Così Prometeo pensò di rubarlo e una notte, dopo aver addormentato Efesto (Vulcano per i romani) con una tazza di vino drogato, rubò qualche scintilla che nascose in un bastone di ferro cavo e la donò agli uomini. Zeus (Giove per i romani) così incaricò Efesto, colpevole di non aver saputo custodire a dovere il fuoco, di eseguire la condanna di incatenare Prometeo su un’alta rupe dove ogni giorno, una grande aquila veniva svolazzando da lui per divorandogli il fegato col becco adunco.

Prometeo, è colui che oltre a godere di una forte empatia e compassione verso il prossimo ha anche sviluppato un certo grado di conoscenza, tale da credere di poter salvare il mondo, non rendendosi conto però che quel suo modo di fare servizio non era basato sull’Amore intelligente saggio e consapevole, ma era solo compassione cieca priva della visione d’insieme, inclusiva e inconsapevole dell’operato della legge del karma. Così come ogni forma di ignoranza quella fu la sua prigione dove oltre ad essere incatenato perdeva il fegato ogni sera, simbolo della rabbia generata dal senso di ingiustizia.

cristo meditazioneIl Cristo alla terza tentazione nel deserto, subì e affrontò la stessa identica prova interiore alla quale fu sottoposto prometeo. Il diavolo, ovvero l’ignoranza annidata nel suo subconscio, gli volle far credere che con il suo potere avrebbe potuto salvare il mondo intero. Il Cristo, in quel momento come Prometeo, osservando il dolore del mondo avrebbe potuto redimerlo e salvare gli uomini con un solo cenno della mano. Ma non agì di impulso come il dio greco, in quel momento si chiuse in meditazione ed osservò il mondo con l’occhio singolo della visione interiore e comprese che Lui per essere giunto alla coscienza Cristica, si servì del dolore come mezzo per fare esperienza e dimostrare che in realtà era solo un’illusione. Se non ci fosse stato il dolore a fargli da Maestro nelle sue innumerevoli vite passate e presenti Lui oggi non sarebbe divenuto il Cristo. Pertanto non cedette all’illusione per quanto fosse una proposta bella e nobile da parte del suo subconscio ancora schiavo del desiderio, ma rispose con una frase illuminante: “Sta Scritto!”. Sta scritto non è riferito a un detto di qualche libro, o al consiglio di qualche Maestro, ma piuttosto alla comprensione e accettazione della Legge Universale, quella del Karma.

Il Cristo comprese e vide che ogni uomo è un Anima incarnata, in piena libertà, nel luogo e nel tempo utile al proprio percorso esperienziale. Ogni persona, anche se ancora non ha la consapevolezza di essere un’anima, proprio per comprendere questa verità indispensabile al percorso spirituale, attrae a se le esperienze che lo metteranno in condizione da sciogliere i propri nodi karmici di ignoranza e di illusione. Naturalmente, ciò avviene solo se, queste esperienze, siano opportunamente colte, comprese e trascese, altrimenti si ripresenteranno in modo ciclico spesso.

Se non ci fosse il dolore nessuno conoscerebbe se stesso, né cercherebbe più l’anima. Esso mostra dove non cercare e cosa non essere; e quando ogni sua forma sarà dissolta e ogni vizio rimosso, l’uomo si risveglierà dal sogno della vita per contemplare la vera realtà. Il dolore va quindi ringraziato, senza di esso cammineremmo nel labirinto dell’esistenza senza una meta e una guida. Questo non vuol essere un’invito al dolore, ma cambiare la visione e predisposizione nel viverlo, è già un processo di guarigione interiore, uno dei miracoli della fede. Ogni dolore è una prova che cimenta la propria forza permettendoci così di scalare il monte della realizzazione.

Il Cristo pertanto salvava soltanto chi fosse pronto per essere salvato, chi invocava l’aiuto; così alla fine dopo un’amara punizione comprese anche Prometeo la lezione del servizio. Ercole invece comprese che il servizio non era una via diversa dalla ricerca dell’illuminazione ma si rivelò essere un mezzo potentissimo ed indispensabile per quest’ultima. Così Prometeo ed Ercole fusi insieme, potevano procedere nel servizio al mondo e sollevare il peso di Atlante.

V Prova:

All’inizio della sua ricerca, Ercole incontra Nereo; ma non ne fu impressionato per cui se ne andò altroveservizio , cercando furiosamente di soddisfare la sua aspirazione. Alla fine della ricerca incontrò Atlante, che reggeva il peso del mondo; Ercole restò così scosso per il peso di quella responsabilità che gravava su Atlante, il Grande Maestro, che dimenticò la meta prefissa e la ricerca dei pomi d’oro e si adoperò per togliergli dalle spalle il pesante fardello. Quando gli aspiranti che operano nel campo religioso e nella Chiesa, indù e buddhista e nel campo Teosofico e Rosacrociano, e nei molti gruppi verso i quali gravitano, avranno imparato a dimenticare se stessi nel servizio e a perdere di vista il loro egoismo spirituale aiutando l’umanità, vi sarà un afflusso molto più rapido di iniziati attraverso la porta del Sentiero che conduce dalle tenebre alla Luce, dall’irreale al Reale.

Superata la quarta prova di Prometeo ad Ercole per la prima volta viene data un’indicazione su dove si trovasse l’albero “Volse quindi i suoi passi verso gli alti monti dell’est e, in una splendida giornata di sole, scorse l’oggetto della sua ricerca”. Questa volta Ercole volse lo sguardo ad Oriente, in direzione del Sole dell’anima e vide la montagna da scalare che un domani l’avrebbe condotto realmente ai pomi d’oro. Il Cristo per giungere all’illuminazione scalò due montagne, quella della trasfigurazione e quella del Golgota, nelle quali prese la III e la IV iniziazione così come Ercole le prese in Capricorno e in Aquario. All’attuale stadio del sentiero Ercole ancora non poteva comprendere cosa lo attendeva in quei segni, infatti questo è un accenno all’iniziato che ritorna in Gemelli per apprestarsi a prendere le iniziazioni maggiori ed entrare tra le schiere della Gerarchia di luce, il quinto regno di natura, quello divino.

Pertanto quest’ultima fatica è importante sia per l’aspirante che per l’iniziato. Ercole incontra Atlante che porta il peso del mondo sulle spalle, vacillante sotto il peso del compito intrapreso. Ercole è così sopraffatto dalla meravigliosa impresa di Atlante e così partecipe delle sue sofferenze nel portare il peso del mondo, che rinuncia alla ricerca delle mele d’oro. La quarta iniziazione è associata alla crocifissione evangelica e alla grande rinuncia della tradizione indù e tibetana, nella quale l’iniziato rinuncia a ciò che ha di più caro ricompensaal mondo, rinuncia alla vita e all’illuminazione, rinuncia alla personalità e ad ogni idea separativa e dimentica se stesso nel servizio. Rinuncia a tutto ciò nella sua coscienza  senza necessità di dimostrarla con qualche azione o gesto fisico. Avendo egli rinunciato alla sua ricerca per aiutare il mondo, si racconta, nella splendida conclusione della storia, che Atlante, libero del suo fardello, va nel giardino delle Esperidi, coglie le mele d’oro senza alcun ostacolo da parte del drago dalle cento teste, con l’entusiastico aiuto delle tre bellissime fanciulle, i tre aspetti dell’anima, porta i pomi ad Ercole, anch’egli ormai libero malgrado tutti gli ostacoli, gli impedimenti e le deviazioni causati dall’annebbiamento e dall’illusione. Ercole, così giunge al termine della terza fatica.

Conclusione della fatica:

Al principio di questa fatica Ercole prende contatto con la sua anima impersonata da Nereo; alla fine, avendo superato molto del fascino illusorio, raggiunge una visione ben più profonda della sua anima e la vede nei suoi tre aspetti, ognuno dei quali ha in sé il potere dei tre principi della divinità.

  1. Egle simbolizza la gloria della vita e lo splendore del sole al tramonto, la magnificenza della manifestazione sul piano fisico. Ella dà il pomo ad Ercole dicendogli: “La via che porta a noi è sempre costellata di azioni amorevoli”. Rappresenta la materia, La Madre o lo Spirito Santo, il terzo aspetto dell’anima, l’Intelligenza Attiva e Creativa.Illuminazione
  2. Eriteia custodisce la porta, l’anima, che viene aperta sempre dall’Amore-Saggezza, dà ad Ercole un pomo su cui è scritto in oro la parola Servizio. Rappresenta la coscienza, il Cristo, il secondo aspetto dell’anima di Amore e Saggezza.
  3. Esperia, la stella della sera, la stella dell’iniziazione, rappresenta la Volontà e dice ad Ercole: “Calca la Via”. Rappresenta il principio Vita, il Padre, il primo aspetto della divinità di Volontà o Potere.

Infine si dice che sia l’albero che le fanciulle siano protette da un drago a 100 teste. Il drago è simbolo della saggezza ottenuta dall’illuminazione e 100 è il numero della perfezione dell’anima che si raggiunge alla V iniziazione, così come il 10 è il numero della perfezione della personalità alla III iniziazione e 1000 dello Spirito, alla VII iniziazione, il settimo sigillo dell’Apocalisse, la rivelazione ultima.

IL SEGNO

Gemini

Il Segno e la qualità

Gemelli è il segno che per eccellenza esprime dualità ma il cui fine è donare la chiave di sintesi per comprenderne l’unità ed fondere le paia degli opposti. Gemelli o Gemini apre l’influsso all’energia di II Raggio dell’Amore e Saggezza, il secondo aspetto della triade Spirituale, che si esprime come la grande legge di attrazione, come inclusività e comunione. L’Amore e la Saggezza sono l’eterna ricerca dell’uomo ed il più grande quid della vita da risolvere. Sono due facce della stessa identica medaglia. L’Amore-Saggezza, è il fiore della vita, l’elisir dell’immortalità, la pietra filosofale dell’alchimia; è energia latente nel cuore di ogni uomo, che aspetta solo di essere risvegliata nel suo splendore e nella sua radianza. La più elevata di tutte le magie, la più grande di tutte la forze che anche un bambino conosce ma che neanche un uomo centenario sa applicare. Il punto di partenza, il cammino e la meta. Il passato, il presente e il futuro, racchiusi nel cerchio dell’eternità, dove il concetto di spazio e tempo vengono risolti nell’unità dell’Amore-Saggezza stesso.

Tutto proviene da questa energia e l’amore divino che tutto sorregge, perviene al nostro sistema solare tramite Gemini. L’Amore è la chiave di sintesi per poter comprendere chi siamo e dove andiamo, il perché dell’esistenza, l’operato della legge che si cela dietro ogni fenomeno e quindi anche l’utilità del dolore, l’energia del desiderio e il perché delle paia degli opposti, della diversità e della molteplicità.

Nel gioco della vita, l’Amore è il grande motore di questo sistema solare e di ogni forma di vita che ne costituisce parte integrante. E’ impulso alla vita, all’esistenza alla manifestazione, alla ricerca e ad essere. E’ il grande processo del divenire dello Spirito che precipitando in manifestazione si riveste di veli di materia mentale, astrale, eterica e densa per potersi esprimere ad ogni frequenza e vibrazione. Così la materia nel Spirito materiaprocesso di risalita evolutiva che conduce all’essere, rifletterà lo Spirito in perfezione. Tutto proviene e ha origine dall’Uno, come i punti della circonferenza di una ruota hanno origine dal mozz e sono collegati ad esso attraverso i raggi, il potere attrattivo e magnetico del desiderio dell’Amore. Nonostante l’apparente differenza di ogni punto in realtà questi provengono dall’unica sorgente. Ogni uomo, pianta, animale e minerale per quanto diversi e unici nel loro genere sono uniti e legati dall’unico principio di vita o di energia che vi scorre all’interno. Esistono quindi due realtà non separate fra loro Spirito e materia e da essi tutti gli opposti che possono derivare, ma che in realtà sono un’unica manifestazione. Pertanto Gemini in un primo momento apre alla visione oggettiva in cui soggetto e oggetto sono visti come separati allora lungo il sentiero della vita la visione distorta e duale, unita al desiderio provoca attaccamento generando desiderio di benessere, brama, orgoglio, egoismo ed egocentrismo; ma anche avversione per i loro poli opposti, generando così paura, odio, critica, invidia, crudeltà ed ogni idea separativa. Questo desiderio acceca e inganna e fa sperimentare cosa sia il non-se; l’uomo così oscilla fra le paia degli opposti poiché ovunque vi sia un’attaccamento è presente anche un’avversione. Successivamente il potere di Gemini conduce alla visione soggettiva in cui soggetto e oggetto si fondono percependo l’energia della Vita Una da cui tutto proviene.

Gemini pertanto all’inizio genererà conflitto tramite il suo suo governatore exoterico Mercurio, che alla fine vengono risolte per mezzo della mente illuminata in Amore e Saggezza, grazie al potere del reggente esoterico Venere.

Con la storia di Gemini si vogliono mettere in risalto le prove sul piano fisico che ogni uomo sul sentiero si apre deliberatamente per giungere alla prima iniziazione minore in Vergine offrendo il proprio cuore come tabernacolo per la nascita del Cristo interiore ma anche per chi si sta preparando per le iniziazioni maggiori e deve trovare i pomi d’oro custodito dal drago e dalle fanciulle, il gioiello nel loto portatore di illuminazione e liberazione dal ciclo delle reincarnazioni, dell’ignoranza e delle illusioni.Castore e Polluce

Gemini come segno duale è rappresentato dalle stelle chiamate dai Greci Castore e Polluce, ossia i Gemelli, l’una che lentamente si affievolisce simboleggiante la personalità e l’altra che aumenta di intensità e splendore simbolo dell’anima.

Nell’antico zodiaco di Denderah, questo segno è chiamato “il luogo di Colui che viene”, così il pensiero di un Essere spirituale che emerge ci viene tenuto presente. È rappresentato da due figure, l’una maschile e l’altra femminile; l’una il positivo, l’aspetto Spirito e l’altra il negativo, l’aspetto materia. Il nome copto e quello ebraico del segno dei Gemelli significano “unito”, e questo è lo stato di Ercole, l’aspirante: egli è anima e corpo uniti. Questo era il problema da risolvere nel segno dei Gemelli. Unificare il sé inferiore con il sé superiore, l’aspetto mortale con quello immortale: tale è l’obiettivo. Era questo il problema che deviò e prolungò la ricerca intrapresa da Ercole poiché egli era alquanto attento alla voce di Nereo, il sé superiore, ma talvolta cadeva nell’illusione e nel fascino del sé inferiore il serpente e Busiride.

La dualità messa in rilievo in Gemelli caratterizza un gran numero di storie mitologiche. Ad esempio, ritroviamo gli stessi fratelli in Romolo e Remo, in Caino ed Abele: un fratello muore e l’altro vive. Lo stesso simbolo astrologico dei Gemelli lo troviamo nelle due colonne della Massoneria Boaz e Jachin, l’emblema della dualità. In Cina, si parla di Castore e Polluce come dei due “dèi della porta”, evidenziando con ciò il tremendo potere che il dio della materia può assumere e anche la potenza della divinità. Nella storia evangelica lo ritroviamo in Giovanni Battista il quale inizialmente ricopre il ruolo di Maestro e battezza Gesù, la personalità che ancora domina sull’anima, ma che cede al Cristo interiore le redini del carro corporeo, emotivo e mentale. Infatti come nelle stelle dei Gemelli fu proprio il Battista a dire: “Bisogna che egli cresca ed io diminuisca” (Giovanni III, 30). Abbiamo così una costellazione delle più significative, perché mantiene costantemente davanti agli occhi dell’uomo il pensiero della potenza crescente della vita spirituale e della diminuzione del potere del sé personale.

Nei corpi dell’uomo, Gemini è simbolo del corpo eterico, chiamato anche il doppio, poiché questa è la copia esatta, nella sostanza eterica, del corpo fisico. E’ simbolo anche delle braccia e delle gambe, opposti fra loro ma che fanno capo ad un’unico corpo. La mano destra della magia bianca e la mano sinistra della magia nera, l’emisfero destro emotivo e creativo e l’emisfero sinistro razionale. Gemini governa anche il sistema nervoso con tutte le sue reazioni fluide. In questo segno e nella sua azione si osserva dunque la tendenza al controllo definitivo sui due attributi dell’anima: l’aspetto vita, che risiede nel cuore e usa la corrente sanguigna come mezzo di scambio per esprimere e dare la vita, e l’aspetto coscienza, che risiede nella testa e si avvale del sistema nervoso come sua modalità, condizione o processo per esprimersi. Quando si giunge a comprendere la vita e la coscienza, quali sono rette da questo segno, si perviene alla definitiva liberazione mentale. Riflettete su questa affermazione, poiché in Gemini il discepolo può giungere a una percezione intelligente di quelli che potremmo definire i congegni della coscienza e i processi della vita che gli consentono finalmente di essere ciò che è.

occhio di dioNel corpo un’altro aspetto che simboleggia dualismo è dato dagli occhi che quando sono entrambi aperti la visione appare separativa e ingannevole, mentre “l’occhio singolo rivela il corpo di luce”. Il suo opposto polare, infatti è il Sagittario il segno dell’arciere che chiude un’occhio per prendere la mira e scoccare la freccia verso la prima iniziazione maggiore in Capricorno, la trasfigurazione del Cristo o l’esperienza del Vuoto del Buddha.

Lo zodiaco a moto invertito per l’aspirante si apre con Aries segno di fuoco, di riorientamento e nascita di nuove idee sul piano mentale; L’idea viene poi colorata da Taurus sul piano astrale che tramuta il desiderio in aspirazione e Gemini infine la fa precipitare sul piano fisico, attraverso il corpo eterico, il primo campo di battaglia dell’uomo, un lavoro pratico affinché i due opposti polari l’anima e la personalità, che nell’uomo trovano terreno d’incontro, trovino la prima grande fusione alla prima iniziazione in Vergine. L’uomo che possiede la visione deve diventare un uomo d’azione: il desiderio deve essere trasportato nel mondo dell’applicazione, in ciò sta la prova nei Gemelli. Il piano fisico è il luogo dove si acquista l’esperienza e dove le cause, che hanno avuto inizio nel mondo dell’impegno mentale, devono manifestarsi e divenire oggettive. È anche il luogo dove si sviluppa il meccanismo del contatto, dove, a poco a poco, i cinque sensi dischiudono all’essere umano nuovi campi di consapevolezza, e gli presentano nuove sfere di conquista e di realizzazione. È il luogo, quindi, dove si acquista conoscenza e nel quale questa conoscenza deve essere trasformata in saggezza. In Gemini, l’aspirante e il discepolo si trovano di fronte al tremendo compito di riunire i due poli del suo essere e di coordinare o di accordare l’anima ed il corpo, sì che la dualità ceda il posto all’unità e le coppie degli opposti si fondino.

Note fondamentali.

Dualità e rapporto fra le paia degli opposti.

Sintesi e Unità. Amore-Saggezza.

Opposto polare.

Il segno opposto o complementare dei Gemelli è il Sagittario,sagittario l’Arciere che lancia dritta la sua freccia e cavalca dritto verso la meta: nessuna deviazione, nessun insuccesso! C’è solo un continuo avanzare. Sagittario, segno di fuoco esprime concentrazione, equilibrio e preparazione all’iniziazione maggiore in Capricorno.

Pianeta reggitore exoterico (della personalità).

Il reggente exoterico è Mercurio (IV Raggio di Armonia tramite conflitto) che, come Messaggero degli Dei o “divino Intermediario, rapido e luminoso porta messaggi da un polo all’altro”. In questo pianeta molto potente e importante si ritrova il concetto di dualità, che esalta il potere di Gemini e ne è esaltato. Mercurio esprime l’aspetto duplice della mente, mediatrice fra superiore e inferiore. Anche questa sua funzione di mediatore è doppia: la mente concreta, mediatrice all’interno della personalità, condiziona l’esistenza personale, analizzando e distinguendo fra sé umano e non-sé, dando rilievo alla coscienza “dell’io e tu”, come pure della personalità stessa e del suo ambiente. In secondo luogo reca messaggi fra anima e cervello e stabilisce giusti rapporti fra sé inferiore e Sé superiore; è dunque la mente illuminata, che connette anima e personalità. Sulla via del Discepolo questo processo di relazioni superiori si svolge rapidamente.

hermes_2Un terzo aspetto di Mercurio comincia ad agire quando gli altri due sono perfezionati o in procinto di esserlo. In questo caso Mercurio è la mente astratta — avulsa da ogni contatto con la forma quale noi la intendiamo — e pone in rapporto anima e spirito, ancora in due fasi. Mercurio rivela all’anima la Triade Spirituale (atma-buddhi-manas o volontà, amore e mente superiore spirituali) e ciò eleva il discepolo alla terza iniziazione. Rivela allora l’aspetto vita durante i processi iniziatici superiori, ma ora non è il caso di diffonderci su quest’ultimo argomento.

Pertanto, in modo peculiare, nel nativo di Gemini Mercurio accresce il senso latente del dualismo nelle sue varie fasi, e anche quello della distinzione, e conduce a quell’agilità e fluidità di mente che è una delle doti, ma anche una delle difficoltà principali di questo segno. Comunque quell’agilità dev’essere compresa e impiegata correttamente. Quando si ha facilità di approccio mentale in ogni direzione e in relazione ai molti opposti della manifestazione, è il Messaggero divino che affiora nel suo vero carattere, capace di comprendere gli estremi e congiungerli divinamente. Gemini è il segno preminente del messaggero e produce i molti messaggeri di Dio, inviati in tutte le epoche a rivelare nuove verità divine e a mediare fra il quarto e il quinto regno.

Pianeta reggitore esoterico (dell’anima).
Il pianeta esoterico è Venere (V Raggio di Conoscenza Concreta o Scienza) è il principio d’attrazione e Venered’unificazione, governa anche in Taurus, Libra e Capricornus ed è la fonte della mente intelligente, che agisce sia mediante il desiderio (nei primi stadi) o l’amore (negli ultimi stadi). In Taurus significa la mente che si esprime mediante il desiderio intelligente, poiché tale è la meta della conoscenza dell’uomo comune. In Libra, il desiderio materiale personale e l’amore spirituale intelligente raggiungono il punto di equilibrio, poiché queste due qualità del desiderio cosmico in questo segno risaltano nella coscienza e si bilanciano. In Capricornus Venere è l’amore spirituale, che si esprime in modo perfetto quando l’opera di Taurus e Libra è compiuta. In Gemini conduce alla sintesi e all’unità delle paia degli opposti.

I Tre decanati

Saturno governa l’ultimo decanato, poiché Saturno è il pianeta del discepolato, il pianeta che apporta le difficoltà, i problemi e le prove che offrono al discepolo opportunità immediate. È Saturno che apre la porta dell’incarnazione ed è Saturno che apre quella del sentiero dell’iniziazione. Mercurio è l’interprete e l’intelletto che illumina governa il primo decanato; Venere, il principio d’attrazione e d’unificazione, governa il secondo decanato e Saturno, il generatore delle opportunità, il terzo. Questi tre pianeti svolgono la loro parte nella vita dell’aspirante mentre lavora per unire il superiore con l’inferiore, passa attraverso i cinque stadi di questa prova e ha visione della meta ultima da raggiungere.

Croce Mobile.

La Croce Mobile o mutevole (Gemelli, Vergine, Sagittario, Pesci) determina condizioni che producono grandi periodi di mutamento nella vita del pianeta, di un regno della natura o di un essere umano. Le costellazioni che compongono questa Croce sono indici di mutamento e custodiscono le energie che causano i necessari periodi di riorientamento, preludi a nuova attività e ulteriori sviluppi. Mercurio vi compie la sua opera.

croce mobileNella ruota dello zodiaco Gemini controlla tutte le coppie di opposti (gli opposti polari) e con essi quindi forma un terzo fattore, che agisce potentemente sulle altre due costellazioni e con esse compone grandi triangoli zodiacali. Poiché governa tutti gli opposti dello zodiaco, ne preserva il reciproco scambio magnetico, conservando la fluidità dei loro rapporti per facilitarne la trasmutazione in unità — poiché i due devono infine diventare l’Uno. Ricordate che — per quanto riguarda lo sviluppo finale delle dodici potenze zodiacali — i dodici opposti devono comporsi nei sei, il che si ottiene fondendo in coscienza gli opposti polari. Ad esempio, il nativo di Leo che abbia coscienza d’iniziato conserva l’individualità, sviluppatasi in Leo, e del pari l’universalità di Aquarius; se lo vuole, può operare come individuo perfettamente identificato con se stesso, pur serbando nello stesso tempo piena consapevolezza universale; lo stesso vale per l’attività equilibrata e la conseguente fusione di tutti i segni.

Pianeti esaltati, in detrimento e che cadono.

È molto interessante, per il discepolo progredito o l’iniziato, osservare che in Gemini nessun pianeta cade o è esaltato. La chiave di questo mistero sta nel fatto che nella fase intermedia fra Gemini e Sagittarius, le mete dell’entità cosciente che combatte semicieca sono l’equilibrio e la fusione degli obiettivi della lotta. Egli deve pervenire all’armonia evitando pertanto tutti gli estremi. Anche in Sagittarius si ritrova che nessun pianeta è esaltato o in caduta. Solo Mercurio è tuttavia in detrimento e il suo influsso è diminuito. In Gemini lo stesso vale per Giove. Perché sia così, esotericamente parlando, è un segreto iniziatico. La chiave sta nel fondamentale dualismo spirituale di Giove, che si contrappone a quello di anima-corpo di Gemini; in Sagittarius, il dualismo di Mercurio che si esprime nella mente inferiore e superiore è trasceso dalla mente universale o spirituale.

Motto del segno:
Dal punto di vista della forma o dell’astrologia ortodossa: “L’instabilità compia l’opera Sua”. L’Uomo.
Dal punto di vista dell’anima o dell’astrologia esoterica: “Riconosco il mio altro sé e mentre quello declina, io cresco e splendo”. L’Iniziato.

Le tre costellazioni simboliche

Le tre costellazioni in rapporto con questo segno sono la Lepre, il Cane Maggiore e il Cane Minore. Nella loro reciproca relazione e nel legame con Ercole, l’aspirante, è tracciata in modo assai sorprendente tutta la storia dell’essere umano.

  1. Nel Cane Maggiore troviamo Sirio, la Stella del Cane, chiamata in molti antichi testi “la guida dell’intera schiera celeste”. Sirio è il simbolo sia dell’anima universale che dell’anima individuale. È, quindi, considerata esotericamente la stella dell’iniziazione. Nel linguaggio simbolico è detto che giunge un momento in cui una stella risplende davanti all’iniziato, a significare la presa di coscienza della sua identità con l’anima universale ed egli intravede improvvisamente attraverso la propria anima, la propria stella. Il Cane Maggiore è l’immortale Cane del Cielo che eternamente insegue il Cane minore, il cane inferiore, l’uomo incarnato.
  2. Nel Cane Minore, il “cane inferiore”, viene detto che il nome della sua stella più luminosa significa “il redentore” e che la seconda in luminosità è detta “il portatore di fardelli” o “colui che porta i pesi degli altri”. Abbiamo quindi, nel significato di questi due nomi, una raffigurazione di Ercole che lavora per la propria salvezza e che porta il grande peso di Atlante, imparando così il significato del servizio.
  3. Lepre. Nello zodiaco di Denderah, il suo nome è Bashtibeki, che significa “che cade confusa”. Arato, scrivendo verso il 250 a. C., parlava della Lepre come “eternamente inseguita” ed è interessante notare che i nomi ebraici di alcune stelle in questa costellazione significano “il nemico di Colui che viene”, che è il significato del nome della stella più brillante, Arneb; mentre tre altre stelle hanno nomi che significano “il pazzo”, “l’incatenato”, “l’ingannatore”. Tutte queste parole sono caratteristiche del sé inferiore eternamente inseguito dal Sé superiore: l’anima umana inseguita dal Cane del Cielo.

La notte, osservando il cielo stellato e localizzando Sirio, la Stella del Cane, vediamo raffigurata drammaticamente la storia del nostro passato, presente e futuro. Abbiamo la storia del nostro passato nella Lepre, sempre in corsa, ingannata, pazza, legata alla ruota della vita, identificata con l’aspetto materia e sempre nemica de “Il Principe Che Viene”.

Nel Cane Minore abbiamo la storia dell’aspirante, il nostro presente destino. Entro di noi dimora la guida interiore, la divinità celata, il redentore. Procediamo di conquista in conquista, ma dobbiamo farlo come discepolo che serve, carico dei pesi altrui. In Cane Maggiore è raffigurato il nostro futuro e un destino tanto glorioso, da essere al di là di ogni nostra attuale capacità di comprendere. Anche se tutte le religioni e tutte le sacre scritture del mondo andassero perdute e non ci rimanesse che il cielo stellato, la storia dello zodiaco ed il significato dei nomi delle varie stelle nelle diverse costellazioni ci metterebbero in grado di rintracciare la storia dell’uomo, di recuperare la consapevolezza della nostra meta e di apprendere il modo di conseguirla.


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Bibliografia:

[1] Alice Bailey – Trattato dei Sette Raggi – Vol.III – Astrologia Esoterica – Il Libraio delle Stelle.

[2] Alice Bailey – Le Fatiche di Ercole – Il Libraio delle Stelle.

[3] Hermes – Il Fiore della Vita.

Continua leggendo:

– ASTROLOGIA ESOTERICA E LE FATICHE DI ERCOLE

 IL SIGNIFICATO ESOTERICO DEL MITO DI ERCOLE E DELLE SUE DODICI FATICHE

– TORO – LA SECONDA FATICA DI ERCOLE
 – La Cattura del Toro di Creta

LA NASCITA DEL CRISTO – SIMBOLISMO E MISTICISMO – LA PRIMA INIZIAZIONE

Luce

Nella vita di ogni uomo, avviene un momento in cui una scintilla di illuminazione, una fioca e tenue luce proveniente dall’anima, si accende nella coscienza cerebrale.

sirioQuella scintilla splendente ancora a intermittenza, brilla nel cielo della coscienza oscurato dall’ignoranza e come la stella a cinque punte segnò la via ai Magi, la luce della stella interiore, indica la via allo stanco pellegrino che vorrebbe far ritorno alla casa del Padre. Molte vite, prima di quel giorno, sono state spese nei labirinti dell’illusione, ma giunge finalmente il tempo in cui l’idea della divinità viene percepita, e un’anelito di vento soffia sulla fiamma dell’aspirazione spirituale affinché questa possa precipitare come esperienza reale sul piano fisico. L’uomo, osservando dunque la stella che brilla a Oriente sale addosso al suo cavallo e persegue l’ideale, con ferma devozione e dedizione. Stancatosi della ruota ciclica del desiderio che per eoni lo condusse nel dolore e nella frustrazione, rivolge ora lo sguardo dentro se stesso, affidagatendo le redini della sua vita e del suo destino all’anima, il vero auriga del carro corporeo. Inverte, così la ruota del karma, poiché fatta la richiesta interiore, egli sceglie intenzionalmente di aprirsi alle dodici fatiche erculee che faranno di lui un giorno, un dio degno dell’Olimpo. L’uomo comune diviene ora un’aspirante ai misteri iniziatici, il quale domanda al Maestro interiore, il permesso di oltrepassare la porta d’oro dell’iniziazione. Il giorno della gloria eterna, scritto ormai nelle stelle, si avvicina e nulla più potrà impedire al fuoco interiore di rivelargli l’Angelo della Presenza e più tardi la Presenza stessa.

SpiraleLa natura evolve attraverso periodi di intensa attività e riposo, segue un movimento apparentemente ciclico, ma che si conclude sempre con un moto a spirale, orientato verso il centro della Vita Una. Si sperimentano dapprima le paia degli opposti sfocianti nel conflitto e nel dolore, per poi trovare l’equilibrio attraverso la loro sublimazione in armonia e saggezza. L’uomo, dotato di un corpo fisico come mezzo di esperienza ed espressione creativa, di un corpo emotivo e senziente veicolo del desiderio e recipiente dell’intuizione e di un meccanismo mentale capace di percepire la sintesi del tutto, la volontà e il proposito divino, segue anch’egli il movimento ciclico nella spirale evolutiva della vita, passando per le dodici case dello zodiaco. Ogni uomo percepisce e viene influenzato dall’energia delle dodici costellazioni, secondo il moto orario, che da Ariete giunge Toro passando per i Pesci. Così facendo l’uomo sperimenta la caduta nella materia più densa, chiamato processo del divenire. Ma arriva un giorno in cui l’uomo, dopo aver raggiunto l’equilibrio in Bilancia e trasmutato il desiderio materiale in aspirazione al divino in Toro, inverte la propria ruota del karma ed inizia il processoastrologia (1) della risalita che conduce all’Essere, percorrendo così le dodici case dello zodiaco secondo il moto anti-orario, che da Ariete conduce a Pesci passando per il Toro. Quelomento segna l’ingresso sul sentiero, la risalita evolutiva verso lo Spirito, e l’aspirante ai misteri iniziatici intraprende le dodici fatiche che ogni Salvatore del Mondo ha compiuto in vita prima di lui. Passando dall’Ariete si giunge al Toro, dai Gemelli al Cancro e dal Leone alla Vergine sperimentando la prima tappa iniziatica chiamata col nome di seconda nascita (spirituale) o la nascita del Cristo (interiore). Va ricordato, però che ogni segno influenza ma non determina poiché soltanto dopo che la prova sia stata riconosciuta, accettata, compresa e trascesa può essere aperta la porta per quella successiva.

annunciazione96Si dice che la nascita del Cristo venne annuncia da un Angelo, la voce dell’intuizione che parla nel silenzio, apparso a Maria, simbolo della personalità dell’uomo pronta per il futuro concepimento. Abbiamo quindi l’angelo o l’anima che, feconda l’ovulo della mente in Ariete, annunciando la nascita del Cristo che si terrà sotto il segno della Vergine. Ariete, segno di fuoco influenza la mente, per questo è il segno dell’inizio, della ri-organizzazione, del ri-orientamento e della rigenerazione.

Nel grande libro delle stelle, oltre la figura femminile della Vergine se ne ritrovano altre tre, connesse al cassiopeacammino iniziatico. Cassiopea, la donna sul trono che regna quando l’uomo è annebbiato dalla materialità della vita. Tale costellazione è associata a quella dell’Ariete poiché la nota fondamentale di questo segno dal punto di vista della personalità è “Si ricerchi la forma”, mentre per l’anima a moto invertito è “Avanzo e dal piano della mente governo”. Simboleggia, l’anima che comincia a coordinare il suo strumento o l’aspirante, dotato di una personalità ancora separativa, che si appresta ad alzarsi dal trono della materia per calcare il sentiero della rinuncia e della rinascita.

Chioma di BereniceLa seconda figura femminile è la Chioma di Berenice, la donna che porta il bambino, simbolo proprio del lavoro dell’aspirante fino alla nascita del Cristo. La Chioma di Bernice è associata alla costellazione della Vergine, la cui nota fondamentale dal punto di vista dell’anima è: “Sono la Madre ed il Bambino, sono Dio e sono la Materia”, poiché Spirito e materia sono la stessa identica cosa che si esprime a frequenze e vibrazioni apparentemente differenti.

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Infine, ritroviamo Andromeda, la donna in catene, l’iniziato che sottomette l’intera personalità all’Amore e Volontà divina culminante alla settima iniziazione, in cui si libera per sempre dalla ruota del karma e diviene il Salvatore del mondo. Questa costellazione è associata ai Pesci la cui nota fondamentale dal punto di vista dell’anima è: “Lascio la casa del Padre e, ritornando, salvo”. La meta simboleggiata dal Cristo al momento della risurrezione che spetta ad ogni uomo che riesce a sciogliere i sette sigilli dell’Apocalisse.

GraalOgni salvatore del mondo nacque da una vergine, costellazione le cui stelle formano un calice, il calice dell’amara sofferenza, del dolore e delle prove della vita a cui si assoggetta deliberatamente ogni uomo che entra in incarnazione. Il Santo Graal, di cui si narra contenga il sangue di Cristo datore della vita eterna, può essere bevuto solo da colui che calcando il sentiero trasforma la propria conoscenza dapprima in esperienza diretta e successivamente in Saggezza divina. Così ogni uomo, riponendo se stesso sull’altare della purificazione e del servizio attivo, dona le redini del suo carro all’iniziatore, il maestro nel cuore, l’anima. Dopo aver purificato mente, cuore e corpo sotto l’influsso dell’Ariete, del Toro e dei Gemelli, questi vengono allineati all’anima, permettendo così alla voce dell’intuizione di riflettersi nel lago calmo della coscienza in Cancro. In Leone, invece ritroviamo la personalità forte ed integrata che si sottomette completamente all’anima, seguendo la via dell’amore e dell’altruismo piuttosto che quellaMaschile e Femminile dell’egoismo, dell’opportunismo, della rabbia, della critica e della crudeltà. In Vergine infine si fondono le dualità maschile e femminile in un’unico essere e nel cuore dell’uomo nasce il Cristo. La scintilla di luce, accesa in Ariete diventa un fuoco che divampa fino al centro del cuore in Vergine e l’uomo per la prima volta conosce se stesso trovando la sua via di servizio. Da quel momento nulla sarà più lo stesso ed un nuovo cammino si aprirà dinanzi al lui fino a al giorno in cui non berrà il sangue del Graal in Scorpione divenendo il discepolo accettato, poi l’iniziato in Capricorno, il Servitore in Acquario e il Salvatore del Mondo in Pesci.

Nell’esperienza del cuore in Vergine, l’anima non sarà più vissuta come una vana teoria ma diverrà realtà di vita pratica e creativa. TaoEssa instaurerà un grande punto di contatto con il suo meccanismo proprio perché avrà iniziato a sciogliere la più grande idea separativa della vita, quella di vedere una personalità ed un’anima come separate ed anche la materia come diversa dallo Spirito. Davanti all’uomo nuovo così appare la prima grande visione sintetica della vita nella quale bene e male fanno parte dell’Uno e che la creazione nonostante l’apparente male, dolore, caos e imperfezione in realtà è soltanto Amore, Bellezza e Perfezione.

Nella storia evangelica, il Cristo bambino nacque a Betlemme, dall’ebraico “la casa del pane”. Il pane è simbolo delle necessità degli uomini, e soltanto chi inizia a percepire l’Amore e il Proposito divino intraprende la via del servizio e può saziare la fame spirituale nel mondo. Il pane è il corpo di Cristo, veicolo di espressione dello Spirito Santo, il principio di intelligenza attiva e creativa ed è associato alla prima iniziazione poiché l’iniziato acquisisce un notevole dominio sulmoltiplicazione dei pani e dei pesci corpo fisico ed impara ad equilibrare le forze sullo stesso piano. Nel vangelo il pane si ritrova in altre due occasioni, durante la moltiplicazione dei pani e dei pesci offerti alla folla e durante l’ultima cena. Nel primo caso il Cristo aprì la via ad un grande evento planetario, grazie alla sua venuta, insieme a quella del Buddha 500 anni prima, l’umanità nel suo complesso potrà prendere la prima iniziazione, questo è uno degli intenti planetari per cui ogni uomo che ha risvegliato la natura cristica vi aderisce e contribuisce. Così il pane simbolo della materia è associato ai pesci, simbolo dell’anima, la quale dirige il suo strumento. Nell’ultima cena, invece il pane viene unito al vino, questi sono il simbolo della cerimonia Ultima_cenainiziatica per i discepoli che presero la seconda iniziazione. Il sangue è portatore di vita, così come l’acqua e i due sono intimamente connessi ed associati al piano astrale e delle emozioni; nella seconda prova iniziatica si apre l’esperienza su quel piano, così come alla prima si aprì sul piano eterico-fisico. Il Cristo infatti prese la seconda iniziazione sulle rive del Giordano, dove ricevette il battesimo immerso nell’acqua.

Tornando alla storia della nascita, il Cristo venne al mondo all’interno di una mangiatoia che a quell’epocapresepe_storia era spesso all’interno delle grotte. Qui vi si ritrovano la sintesi della vita, espressa dal regno minerale (la grotta), il regno vegetale (la paglia), il regno animale (il bue e l’asino), il regno umano (Giuseppe e Maria) ed il regno spirituale (il Cristo). I cinque regni della natura riuniti insieme, poiché 5 è il numero della mente illuminata ed inclusiva, della personalità fusa con l’anima, della stella a 5 punte dell’iniziazione che guida l’iniziato fino al momento della trasfigurazione (III Iniziazione) quando effettivamente entrerà nel regno detto spirituale, da quel momento in poi sarà la luce dello Spirito a guidarlo verso la crocifissione in Acquario e la risurrezione in Pesci (IV e V Iniziazione).

Il bue e l’asino, simboleggiano rispettivamente l’anima, l’illuminazione (il toro) e la personalità ancora loto 1000testarda (l’asino). All’interno del cervello ci sono due ghiandole associate a questi due aspetti: la ghiandola pineale o epifisi e il corpo pituitario o ipofisi. Queste, come ogni ghiandola, sono in rapporto con dei centri di forza nella sostanza eterica, chiamati chakra. La prima è in rapporto con il chakra della corona o il loto dai mille petali, centro che diverrà realmente attivo alla settima iniziazione quando si raggiungerà la perfezione spirituale e l’identificazione con lo Spirito, poiché il numero 1000 simboleggia ciò, come il 10 prima di questo simboleggiò la perfezione della personalità e il 100 quella dell’anima. L’altro centro è il chakra situato fra le sopracciglia, il chakra Ajna o il loto dai 2 petali. E’ il ajna
centro dapprima della personalità integrata e successivamente della personalità fusa con l’anima, poiché il 2 è numero della dualità ma che si risolve alla fine nell’unità. Questo centro è diverso da tutti gli altri poiché i suoi petali sono disposti orizzontalmente, come le due braccia di una croce, simbolo dei due sentieri percorribili dall’uomo: quello della mano sinistra, la magia nera, la via della personalità egoista e opportunista o quello della mano destra, la magia bianca, la via dell’anima che mira alla perfezione spirituale, alla coscienza di gruppo e all’attuazione del proposito divino. Insieme formano la croce su cui ogni uomo deve salire prima di raggiungere la perfezione nel chakra della corona per la risurrezione finale. Il chakra della corona e la ghiandola pineale sono dunque associati al toro che irradia di luce il chakra Ajna e il corpo pituitario, così che l’uomo possa finalmente vedere oltre i veli del mondo fenomenico luce 2e relativo. In antiche scritture è riportato così: “Il Toro di Dio, porta la luce nella fronte e gli occhi ne trasmettono la radianza; la testa carica di forza magnetica, rassomiglia ad un sole splendente e dal loto della testa parte il sentiero di luce. Esso penetra nell’Essere Maggiore producendo un fuoco vivo. Il Toro di Dio vede l’Angelo Solare e sa che questo Angelo è la luce in cui egli cammina.” Così, i
due centri della
testa divengono reciprocamente attivi e la luce della testa risplende. Si stabilisce una linea di luce, che consente un libero influsso reciproco, fra questi due centri e le corrispettive ghiandole, allora diventa possibile la prima iniziazione, la nascita nella grotta del cuore, che troverà la sua espressione alla terza iniziazione, la trasfigurazione sul monte Ajna e verrà ultimata alla settima iniziazione nella grotta della ghiandola pineale.Molecular Thoughts La tenue luce diventa in modo sempre crescente un canale splendente, che come un ponte unisce dapprima il cervello e la mente all’anima e successivamente allo Spirito. Il ponte che in oriente viene chiamato con il nome di Antahkarara. Alla prima iniziazione, dunque la linea di luce è ancora tenue e instabile, ma esiste e l’energia liberata si distribuisce nei sette centri o chakra disposti lungo la spina dorsale del corpo eterico, ricevendo energia, forza ed espansione, così che il neo-iniziato abbia un corpo più responsivo e sensibile, utile per il tipo di servizio da svolgere. Alla seconda iniziazione, invece si espanderanno i chakra astrali e alla terza i chakra del corpo mentale. In una sfera più ampia, il toro e l’asino mostrano il futuro, poiché ancora una volta la personalità dovrà essere sottomessa alla seconda iniziazione, quando il Cristo dopo il battesimo entrerà nel deserto interiore, detto anche la notte dell’anima dove si scontrerà contro il diavolo interiore, la forma pensiero di ignoranza e di illusione di tutte le vite passate condensate nel guardiano della soglia, colui che ostacola la via. Questa iniziazione, poiché l’iniziato ha espanso i chakra del corpo astrale risulta essere la più duale e difficile da superare ma nessuna prova sarà mai impossibile e la capacità di amore e fede accresciuti nel discepolo lo metteranno in condizione di dissolvere il guardiano della soglia e con esso ogni idea duale e separativa. Raggiunta quest’ultima consapevolezza l’occhio singolo sarà ochakras-07ra colmo di luce e il Cristo potrà prendere la terza iniziazione sul monte dell’Ajna, espandendo i chakra del corpo mentale. Dopo questa iniziazione ritroviamo nuovamente l’asino nella domenica delle palme, la personalità completamente domata e allineata all’anima, poiché l’iniziato ha crocifisso se stesso per un bene più grande, essere un servitore mondiale. Salendo sulla croce fissa dei cieli, la nota dominante dell’iniziato sarà ora espressa da quattro segni dello zodiaco, Scorpione, Toro, Leone, Acquario, in un modo nuovo poiché ora l’iniziato ha conosciuto se stesso in qualità di Spirito.  Nella sua coscienza infatti potranno esprimersi le seguenti affermazioni:  “L’illusione non può trattenermi, sono l’uccello che vola libero”, poiché l’illusione dello scorpione si risolve nella consapevole dello Spirito, l’aquila; “Cerco l’illuminazione e sono io stesso la luce.”, i due occhi, simbolo della visione duale di se stesso e della vita, vengono definitivamente risolti nella luce radiante, di cui il Toro è portatore, dell’occhio singolo, l’Uno; “Conosco me stesso come l’Uno. Governo secondo la Legge”, il leone della personalità ormai trascesa per lo Spirito che ora può operare in accordo con la legge del karma in ogni sua manifestazione sia fisica che nei piani sottili; ed infine “
Sono colui che serve, sono il dispensatore dell’acqua di vita”, la missione dell’acquario, il servitore mondiale.

Giuseppe, Gesù e Maria, simboleggiano, l’Aspetto Padre (Giuseppe) o l’Aspetto Vita che si esprime comeGiuseppe, Gesù Maria Volontà o Proposito o Potere (nel suo aspetto inferiore è il corpo mentale); l’Aspetto Figlio (Gesù) o l’Aspetto Coscienza che si esprime come Amore e Saggezza (nel suo aspetto inferiore è il corpo astrale); l’aspetto Madre o Spirito Santo (Maria) o l’Aspetto apparenza fenomenica, madre natura, la materia che si esprime come Intelligenza attiva e Creativa (nel suo aspetto inferiore è il corpo eterico-fisico). La trinità presente nel cosmo che si rapporta come analogia nel tutto e nell’uomo stesso. 

MagiI tre Magi che per giungere al Cristo seguirono la stella che brilla a oriente (l’anima) rappresentano con il loro doni, oro, incenso e mirra, i tre aspetti inferiori: il corpo fisico-eterico, astrale e mentale che giungono alla rinascita seguendo il cammino dettato dalla voce dell’intuizione (la stelle a cinque punte che rifulge ad Oriente). La personalità, offrendo i propri doni si allinea, così all’Amore e alla Volontà dell’Anima.

I Tre magi simboleggiano anche i tre canali descritti dalle tradizioni indù della Kundalini, sono Idà l’aspetto femminile, Pingalà, l’aspetto maschile e Sushumnà, il canale centrale, la via di mezzo in cui il fuoco interiore della materia fondendosi con il fuoco pranico sale nella zona del chakra del cuore, la grotta, permettendo sushumna 2così di ricevere la prima iniziazione detta iniziazione minore in quanto insieme alla seconda non sono altro che la preparazione per quella maggiore quando il Cristo sarà adulto e dopo il deserto salirà sul monte della trasfigurazione, la terza iniziazione o la prima maggiore. Quest’ultima permetterà l’entrata effettiva nel regno spirituale, la Gerarchia di luce, detta anche la Loggia Azzurra. In questo processo alchemico ed iniziatico, tutto il corpo eterico rifulgerà di luce, poiché alla prima iniziazione, i sette chakra principali del corpo eterico si espanderanno permettendo così all’uomo di percepire la creazione e se stesso in un modo nuovo, più inclusivo e amorevole. Ogni iniziazione permette quindi una penetrazione sempre maggiore nella mente universale ed un identificazione con il propositivo divino, una visione sintetica ed inclusiva della vita e delle sue leggi, ed una crescente capacità di esprimere Amore e Saggezza. Così nell’uomo nuovo che ha ricevuto questa seconda nascita, si apre dinnanzi a lui il sentiero del discepolato, dell’iniziazione, del servitore e del salvatore del mondo così da sciogliere i sigilli descritti nell’Apocalisse di Giovanni e giungere al giorno della RivelazioneBuddha_3. I Magi, in una analogia più ampia rappresentano i tre aspetti superiori dello Spirito, l’Aspetto Intelligenza Attiva, la Saggezza, l’Aspetto Amore e l’Aspetto Volontà. I tre Magi sono quindi i Tre Re, i grandi Avatar o Illuminati del passato, il Buddha il signore di Saggezza; del presente, il Cristo il Signore dell’Amore; del futuro l’Avatar che dovrà ancora venire il Signore di Volontà e Potere, che si incarnerà quando tutta l’umanità giungerà almeno alla prima iniziazione.

preghieraQuesto è lo scenario della gloriosa nascita nella luce, la prima delle cinque mete, che spettano ad ogni uomo, che ha deciso di intraprendere la via dell’iniziazione; cammino che non prevede soltanto la purificazione dei propri meccanismi mentale, emotivo e fisico, ma l’assoggettamento dell’intera personalità alla voce che parla nel silenzio, alla percezione dell’Amore divino, e all’attuazione del Proposito divino percepito, attraverso il servizio attivo e creativo sul piano fisico. La prima iniziazione è per colui che con discernimento, disciplina e amore ripone il proprio cuore e la mente al servizio del maestro interiore, la divinità innata e celata.

[Hermes]

Per maggiori approfondimenti:

Scarica gratuitamente il libro di Hermes: “Il Fiore della Vita” o “Il Sentiero del Discepolato – Vol. I – Note introduttive sull’iniziazione” o il libro di Alice Ann Bailey “Iniziazione Umana e Solare” nella sezione Area Download.

Leggi anche l’articolo: Ariete – La Prima Fatica di Ercole – La cattura delle giumente antropofaghe, cliccando qui.

IL SIGNIFICATO ESOTERICO DEL MITO DI ERCOLE E DELLE SUE DODICI FATICHE

Le fatiche di ercoleEracle (Ercole dei romani), figlio di Alcmena e di Zeus (Giove), per metà umano per l’altra divino, rappresenta il figlio di Dio incarnato ma non ancora perfetto, che prende nelle sue mani la natura inferiore e l’assoggetta con la volontà alla disciplina affinché possa far emergere la divinità.

Egli perciò prende in mano la sua vita e decide di affrontare il suo viaggio interiore costernato e saggiato dalle dodici fatiche. Queste imprese erculee danno un quadro sintetico del progresso dell’anima dall’ignoranza alla saggezza, dal desiderio materiale alla realizzazione spirituale, sì che il fine possa esser visto sin dall’inizio e un’intelligente cooperazione con il disegno dell’anima prenda il posto di uno sforzo cieco.

Così, con la storia di Ercole viene mostrata come egli, nelle sue dodici fatiche, recitò la parte dell’aspirante sul Sentiero del Discepolato che per mezzo dei suoi fallimenti e successi, dei dolori e gioie provate e di tutte le sue esperienze preparatorie al gran ciclo conclusivo, giunge così all’iniziazione penetrando nei misteri dell’Universo e nel regno spirituale. 

IL MITO

“Egli stava di fronte al suo Maestro. Comprendeva vagamente che una crisi incombeva su di lui e che questa avrebbe prodotto in lui un cambiamento nella parola, nell’atteggiamento e nel proposito. Il Maestro lo guardò con amore.

“Il tuo nome?” chiese, rimanendo in attesa di una risposta.

“Eracle o Ercole”, fu la risposta. “Mi dicono che significhi gloria rara di Era, radiosità e fulgore dell’anima. Cos’è l’anima, Maestro? Dimmi la verità.”

“Questa tua anima devi scoprirla svolgendo il tuo compito, trovando ed usando la natura che è in te. Chi sono i tuoi genitori? Dimmi questo, figlio mio.”

“Mio Padre è divino. Non lo conosco se non in quanto so nel mio intimo di essere Suo figlio. Mia madre è terrena. Io la conosco bene ed ella mi ha fatto come mi vedi. Nello stesso modo, o Maestro della mia vita, io sono uno dei gemelli. Vi è un altro, che mi assomiglia. Conosco bene anche lui, eppure non lo conosco. Uno è della terra, quindi terreno, l’altro è un figlio di Dio”.

“Che mi dici della tua esperienza, Ercole, figlio mio? Cosa sai fare e cosa ti hanno insegnato?”

“Sono abile in tutto ciò che faccio; sono stato ben istruito, ben allevato, ben guidato e sono ben conosciuto. Conosco tutti i libri e anche tutte le arti e le scienze; conosco la fatica dei campi, oltre a tutto ciò che sanno coloro che possono permettersi di viaggiare e conoscere gli uomini. Conosco me stesso come un essere che pensa, che sente e che vive.

“Una cosa debbo dirti, Maestro, per non ingannarti. Sappi che non molto tempo fa uccisi tutti coloro che in passato mi avevano insegnato. Uccisi i miei insegnanti e, nella mia ricerca di libertà, ora sono libero. Cerco di conoscere me stesso, entro di me e tramite me.”

“Figlio mio, quella fu un’azione saggia e ora ti ritrovi libero. Mettiti al lavoro e ricorda, nel farlo, che nella parte finale della ruota della vita arriverà il mistero della morte. Non dimenticarlo. Che età hai figlio mio?”

“Avevo passato diciotto estati quando uccisi il leone di cui porto la pelle. A ventun anni incontrai la mia sposa. Oggi sto dinanzi a te tre volte libero: libero dai miei antichi insegnanti, libero dalla paura della paura e libero in verità da ogni desiderio.”

“Non vantarti, figlio mio, ma dimostrami la natura della libertà che senti in te. Tornando nel segno del Leone incontrerai il leone. Cosa farai? Nei Gemelli, gli insegnanti che hai ucciso ti attraverseranno nuovamente la via. Li hai veramente lasciati alle spalle? Cosa farai? Di nuovo in Scorpione dovrai combattere il desiderio. Rimarrai libero o il serpente ti sfiderà coi suoi allettamenti facendoti cadere di nuovo a terra? Cosa farai? Preparati a provare le tue parole e la tua libertà. Non gloriarti, figlio mio, ma provami la tua libertà ed il tuo profondo desiderio di servire.”

Il Maestro tacque, Ercole si ritirò e si volse a guardare la prima grande Porta. Colui che presiedeva la Camera del Consiglio del Signore chiese al Maestro di chiamare gli dèi perché fossero testimoni degli sforzi del nuovo discepolo e lo indirizzassero sul Sentiero. Il Maestro chiamò. Gli dèi risposero. Vennero e diedero ad Ercole i loro doni e numerosi e saggi consigli, poiché conoscevano il compito che l’attendeva e i pericoli del Sentiero.

Minerva gli consegnò una veste intessuta da lei stessa, di rara bellezza e finezza. Trionfante e orgoglioso la indossò, esultando nella sua gioventù. Doveva ancora dar prova di sé.

Vulcano forgiò per Ercole una corazza dorata per proteggere il suo cuore, fonte di vita e di forza. Il nuovo discepolo si cinse del dono splendente e, così protetto, si sentì sicuro. Ma egli doveva ancora provare la sua forza.

Nettuno arrivò con una coppia di cavalli e ne porse le redini ad Ercole. Essi venivano direttamente dalle acque, erano di rara bellezza e di provato vigore. Ercole ne fu lieto, perché doveva ora provare la sua capacità di montare la coppia di cavalli.

Parlando con grazia ed arguzia, venne Mercurio portando una spada di rara fattura che offrì, in un fodero d’argento, ad Ercole e l’assicurò bene al suo fianco, raccomandandogli di mantenerla sempre ben affilata e splendente. “Essa deve separare e tagliare”, disse Mercurio, “e devi maneggiarla con precisione e abilità”. Ercole ringraziò con gioia. Doveva ora dar prova della sua vantata perizia.

Al suon di trombe e scalpitio di zoccoli il carro del Dio Sole apparve in un lampo. Ne scese Apollo, che con la luce e il suo fascino incoraggiò Ercole e gli diede un arco, un arco di luce. Il discepolo deve attraversare nove Porte aperte prima di acquistare la capacità necessaria per tirare con quell’arco. Ercole aveva impiegato tutto quel tempo per provare di essere un Arciere. Perciò quando il dono gli fu offerto, Ercole lo prese confidando nel suo potere, un potere non ancora provato.

Così fu pronto. Gli dèi circondarono il suo Maestro e osservarono le sue bizzarrie e la sua gioia. Ercole scherzava davanti agli dèi, mostrando le sue prodezze e vantando la sua forza. Improvvisamente si fermò e rifletté a lungo; diede poi da tenere i cavalli ad un amico, la spada ad un altro e l’arco ad un terzo. Infine sparì correndo in un bosco vicino.

Gli dèi attesero il suo ritorno, perplessi e dubbiosi per il suo strano comportamento. Quando tornò dal bosco, brandiva una clava di legno tagliata da un robusto albero.

“Questa è soltanto mia”, gridò, “nessuno me l’ha data. Questa posso usarla con efficacia. O dèi, guardate le mie grandi imprese.”
Allora, e solo allora, il Maestro disse: “Và, affronta le tue fatiche.”

SPIEGAZIONE DEL MITO

“Ercole, per volontà di Giove, fu soggetto al potere di Euristeo e costretto ad obbedirgli in tutto. Egli consultò l’oracolo di Apollo e gli fu detto che doveva sottostare alla volontà di Euristeo per dodici anni, secondo gli ordini di Giove; e che, dopo aver compiute le famose fatiche, sarebbe assurto agli dèi.”

Così egli iniziò il suo percorso come discepolo, al comando della sua anima e affrontò le dodici fatiche, una per ogni segno dello zodiaco. Egli quindi rappresenta ogni discepolo che cerca di calcare il sentiero e di dimostrare il controllo sulla propria natura”.

Questa storia è bellissima, molto mistica e piena di simbolismi. 

Il primo è il nome.  Il suo antico nome era Alkeide, che fu mutato poi in Ercole dopo che ebbe una strana esperienza e prima che cominciasse le sue fatiche. Il nome Ercole, in origine, era Eracle, che significa “gloria di Era”. Era rappresenta Psiche, o l’anima, per cui il suo nome esprimeva la sua missione, che era quella di manifestare col lavoro concreto, sul piano fisico, la gloria e il potere della sua innata divinità.

Il secondo simbolo parla di Padre divino e madre terrena. Padre-Spirito e Madre-Materia s’incontrano nell’uomo ed il lavoro del discepolo diventa quello di liberarsi dai vincoli della madre e rispondere così all’amore del Padre.

Questa dualità emerge anche dal fatto che egli era uno dei gemelli. Leggiamo infatti che uno dei gemelli fu generato da un padre terreno, mentre l’altro era figlio di Zeus. Questa è la grande realizzazione a cui giunge ogni essere umano evoluto e cosciente di sé. Egli diventa consapevole di due aspetti nella sua natura. Uno è la personalità ben sviluppata ed altamente organizzata attraverso la quale abitualmente egli si esprime (mentale, emotiva e fisica), con tutte e tre le parti coordinate in un’unità integrata. L’altra è la natura spirituale, con i suoi impulsi e le sue intuizioni, la sua costante spinta verso il divino e il conseguente conflitto scaturito dalla consapevolezza di tale dualità.

Vi è anche un altro piccolo fatto interessante nella storia della sua vita, che ha attinenza con questa stessa verità. Si dice che, ancora bambino, Ercole uccise il suo gemello. Così egli non era più un’entità divisa, non era più una dualità, ma un’unità formata da anima e corpo. Questa condizione denota sempre lo stadio del discepolo. Egli ha raggiunto l’“unificazione” e sa di essere un’anima in un corpo e non un’anima ed un corpo e questa consapevolezza dovrà ora guidare tutte le sue azioni

La storia racconta che, ancora nella culla, il vigoroso bambino uccise due serpenti, ponendo di nuovo l’accento sulla dualità. Con questo atto egli anticipò il proprio futuro, nel quale avrebbe dimostrato che la natura fisica non lo dominava più, che poteva strangolare il serpente della materia e che la grande illusione non lo teneva più prigioniero. Egli uccise il serpente della materia ed il serpente dell’illusione. Studiando la simbologia del serpente, lo troveremo rappresentato in tre modi: uno rappresenta la materia, l’altro l’illusione e il terzo la saggezza. Quest’ultimo si manifesta solamente quando gli altri due siano stati uccisi.

Ogni discepolo, se veramente degno di tal nome, deve essere un membro molto evoluto della famiglia umana. Le tre parti della sua natura devono essere sviluppate; la sua mente deve essere ben fornita e funzionare bene ed egli deve sapere come usarla, la sua natura emotiva deve rispondere ad ogni tipo di contatto ed il suo corpo fisico deve essere un mezzo adeguato ad esprimere l’anima che vi dimora ed essere equipaggiato per affrontare i compiti per i quali l’uomo si è impegnato.

Così Ercole fu istruito in tutte le arti e poté sedere fra i pensatori del suo tempo. Si dice anche che egli fosse alto quattro cubiti, espressione simbolica per dire che egli aveva conseguito il pieno sviluppo di tutti gli aspetti della sua quadruplice personalità. L’uomo è il cubo, “la città quadrata”. Fisicamente, emotivamente e mentalmente egli aveva raggiunto un buono sviluppo e a questi tre fattori ne aggiunse un quarto: un’anima pienamente cosciente del suo meccanismo, la personalità integrata.

Il terzo simbolismo è dato che giunto all’età adulta ed avendo appreso tutto ciò che il mondo poteva dargli, si racconta che egli uccise i suoi istruttori. Li uccise tutti e si sbarazzò di loro! Perché? Perché a quel punto poteva reggersi sulle proprie gambe, trarre le sue conclusioni, guidare la propria vita e risolvere i propri problemi. Era necessario per lui, quindi, liberarsi di tutti coloro che volevano controllarlo. Doveva sfuggire alla loro autorità, trovare la propria strada e stabilire il proprio rapporto con la vita. Questo è lo stadio in cui molti aspiranti si trovano attualmente. Essi posseggono molta teoria, hanno una conoscenza tecnica relativamente vasta della natura del Sentiero e di ciò che debbono fare per calcarlo, ma non si reggono ancora sulle loro gambe e non si avventurano su di esso da soli e senza aiuto. Hanno bisogno di un appoggio e cercano delle persone che dicano loro cosa devono fare e a che cosa devono credere. Nella terza fatica, nel segno dei Gemelli, che Ercole fu provato su questo punto e che doveva dimostrare che era nel giusto nel fare questo passo. A questo punto farà l’interessante scoperta di non essere così libero e forte come, nel suo entusiasmo giovanile, aveva creduto di essere.

Il quarto simbolismo è dato che Si dice che, all’età di diciotto anni, Ercole uccise un leone che devastava le campagne e anche che cominciò a compiere altri servizi per il prossimo così che, a poco a poco, si fece un nome fra la gente. Diciotto è sempre un numero significativo. In esso vi è il numero dieci, che è il numero della perfezione della personalità, più il numero otto che, a detta di alcuni numerologi, è il numero della forza Cristica. È l’energia del Cristo, che cerca di esprimersi nel nuovo ciclo del discepolato, a causare gli stati di confusione e le difficoltà caratteristiche di questo stadio. Questo è ciò che Ercole, all’età di diciotto anni, si appresta a fare. Egli deve calcare il Sentiero ove tutte le cose celate devono essere portate alla luce; egli ha raggiunto lo stadio nel quale può conseguire la conoscenza di se stesso e cominciare a studiare le forze nascoste della natura. Questo è il compito di tutti i discepoli.

Il quinto simbolismo è il matrimonio e la nascita di tre bambini, modo simbolico di esprimere la sua unione con Psiche, l’anima. Da quest’unione nacquero, o cominciarono a manifestarsi, i tre aspetti dell’anima. Egli iniziò a conoscere la natura della volontà spirituale e ad usarla per dirigere la propria vita. Sperimentò gli effetti dell’amore spirituale e divenne cosciente della necessità di servire. La mente spirituale cominciò a rivelargli la verità ed egli ne vide il proposito sottostante. Queste sono le corrispondenze superiori dei tre aspetti della personalità: la sua mente, la sua natura emotiva e il suo corpo fisico. Osserviamo ora che Ercole attraversava un momento particolare. Nelle antiche storie si legge che Era (Psiche o l’anima) lo fece impazzire. Lo indusse alla pazzia con la gelosia e, mentre si trovava in quello strano stato, si legge che egli uccise i suoi figli, i suoi amici e chiunque fosse in rapporto con lui. Non si potrebbe intendere, a questo proposito, che egli attraversasse quello stato, comune a tutti i principianti sul Sentiero del Discepolato, nel quale una coscienza morbosa sacrifica tutto e tutti allo sviluppo della propria anima? Questo è un errore molto comune negli aspiranti. Manca loro spesso il senso delle proporzioni ed il senso dei valori è distorto. Una vita sana ed equilibrata, ideale per un figlio di Dio, viene subordinata alla fanatica determinazione nel perseguire il proprio progresso spirituale. L’ambizione spirituale influenza l’aspirante, che diviene distruttivo, squilibrato e di solito è estremamente difficile vivere con lui. C’è molta saggezza nell’ingiunzione biblica: “Non siate troppo virtuosi, altrimenti perché dovreste morire?”

Quando Ercole guarì dalla sua follia – come fortunatamente avvenne – si dice che gli fu dato un nuovo nome, gli fu assegnata una nuova abitazione e dodici fatiche da compiere. Gli furono dette queste parole: “Da questo giorno in poi il tuo nome non sarà più Alkeide, ma Eracle. Devi stabilire la tua dimora a Tiro e lì, nel servizio, compirai le tue prove. Quando ciò sarà compiuto, diventerai uno degli Immortali”. 

Infine l’ultimo simbolismo della storia è dato dai doni degli dei. Ora, avendo Ercole raggiunto la maturità e sviluppato le caratteristiche necessarie per la sua missione, leggiamo che gli dèi e le dee fecero del loro meglio per equipaggiarlo per il lavoro che doveva svolgere. Egli aveva ricevuto tutto ciò che il mondo poteva dargli; ora gli venivano conferiti i poteri dell’anima ed egli doveva imparare ad usarli. 

Minerva gli aveva dato una magnifica veste, ma poiché sappiamo che egli non la indossò mai, dobbiamo dedurre che essa avesse un significato simbolico. È opinione generale che la veste sia il simbolo della vocazione. La saggezza conseguita da Ercole in seguito all’unione con l’anima, impresse in lui il senso della vocazione. Egli si era impegnato ad una vita spirituale e nulla poteva distoglierlo. 

Vulcano gli offrì una corazza d’oro, magnetica e protettiva, simbolo dell’energia emanante dalle fonti elevate del potere spirituale, che gli avrebbe permesso di intraprendere le dodici fatiche e di procedere senza timore. 

Da Nettuno, il dio delle acque, ebbe i cavalli. La simbologia sottintesa da questo dono è molto interessante. I cavalli, così come Nettuno, il dio delle acque e divinità della natura emozionale, stanno per la capacità di essere trascinati o da una linea di pensiero o da una reazione emotiva. Questa natura fluida, emotiva, con la sua sensibilità e la sua capacità di sentire, se giustamente impiegata e subordinata ai fini divini, è una delle più grandi qualità che un discepolo possieda. Con l’aiuto di Nettuno e dei suoi veloci destrieri, Ercole poteva entrare in rapporto con le più remote sfere nelle quali si sarebbero svolte le sue imprese.

Attraverso la sensibilità emotiva e la responsività, anche noi possiamo entrare in rapporto con il mondo nel quale siamo chiamati ad operare. 

La spada donata da Mercurio, il Messaggero degli dèi, ha un profondo significato, perché essa è il simbolo della mente che divide, taglia e separa. Mercurio aveva aggiunto agli altri doni fatti ad Ercole quello dell’analisi mentale e della discriminazione. 

Si afferma che Apollo, il Dio Sole in persona, s’interessasse ad Ercole e riflettesse su cosa offrirgli di utile. Alla fine gli donò un arco e delle frecce, simbolo della capacità di andare diritto alla meta e dell’illuminazione folgorante, quel dardo di Luce che, quando necessario, potrà rischiarare l’oscurità sul suo cammino.

Così equipaggiato, Ercole era pronto per la grande impresa. Ma quando tutti i doni gli furono consegnati e fu in possesso del suo divino equipaggiamento, leggiamo di un ulteriore piccolo, intrigante dettaglio: egli corse fuori e si fece una clava. Tutti quei doni divini erano stupendi, ma per il momento non sapeva come servirsene. Egli sentiva la sua vocazione e credeva nella sua energia spirituale, gli era stato detto che possedeva i cavalli e che, se voleva, l’arco e le frecce dell’illuminazione erano suoi, ma egli preferì la familiare clava che lui stesso si era costruito. Preferiva farsi strada con ciò che sapeva usare, piuttosto che con gli attrezzi sconosciuti che gli erano stati donati. Brandì dunque la sua clava di legno e si accinse ad affrontare le sue fatiche..

[Tratto dal Testo di Alice Ann Bailey – “Le Fatiche di Ercole” – Il libraio delle stelle, scaricabile gratuitamente dal sito Istituto Cintamani]

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