CANCRO – LA QUARTA FATICA DI ERCOLE – LA CATTURA DELLA CERVA O DAINA

cancer.zodiac

LA FATICA

Il Mito.

Colui che presiede la Camera del Consiglio del Signore parlò al Maestro che stava al Suo fianco: “Dov’è il figlio dell’uomo che è anche figlio di Dio? Come si sta comportando? Quali prove ha sostenuto e in quale servizio è ora impegnato?”.

Il Maestro, volgendo lo sguardo verso il figlio dell’uomo che è figlio di Dio, rispose: “Nulla per il momento, o Grande Reggente. La terza prova ha apportato grandi insegnamenti per un allievo come lui. Ora vi medita e riflette”.

“Dategli una prova che evochi la sua scelta più saggia. Mandatelo a lavorare in un campo ove debba decidere quale voce, fra le tante, risveglierà l’obbedienza del suo cuore. Dategli una prova di grande semplicità esteriore, ma che, nel contempo, risvegli sul piano interiore tutta la sua saggezza e la capacità di scegliere in modo giusto. Che proceda con la quarta prova”.

***

Ercole, figlio dell’uomo eppure figlio di Dio, stava dinnanzi alla quarta grande Porta. Il silenzio era profondo. Né parola né alcun suono da parte sua. Oltre la Porta si estendeva un ameno paesaggio e in lontananza, all’orizzonte, appariva il tempio del Signore, il santuario del Dio-Sole con il suo scintillante bastione. Nei pressi, su una collina, stava uno snello cerbiatto. Ercole osservava ed ascoltava, e ascoltando udì una voce. La voce proveniva dal disco luminoso della luna, dimora di Artemide. E Artemide, la bella, pronunciò parole di ammonimento all’indirizzo del figlio dell’uomo.

artemide“La cerva è mia, non devi quindi toccarla”, ella disse. “Per lunghe ere l’ho allevata e accudita quando era giovane. La cerva è mia e mia deve restare”.

All’improvviso apparve Diana, la cacciatrice dei cieli, la figlia del sole. Calzata di sandali, si slanciò verso la cerva, rivendicandone anch’ella il possesso.

“No, mia bella Artemide”, disse, “la cerva è mia e mia deve restare. Finora era troppo giovane, ma ora può essere utile. La cerva dalle corna d’oro è mia, non tua, e mia deve restare.”

Ercole, in piedi fra i pilastri della Porta, ascoltò la disputa, sorpreso che le due fanciulle si contendessero il possesso della cerva.
Un’altra voce colpì il suo orecchio con tono autoritario: “La cerva non appartiene ad alcuna delle due fanciulle, o Ercole, ma a quel Dio di cui tu vedi il tempio lassù su quel monte lontano. Vai, liberala, portala in salvo nel tempio e lasciala lì. Cosa facile a farsi, o figlio dell’uomo, tuttavia (e rifletti bene sulle mie parole), poiché sei figlio di Dio, puoi cercare e catturare la cerva. Và.”

Ercole si lanciò attraverso la quarta Porta lasciandosi dietro i molti doni ricevuti per non essere impedito nella veloce caccia a cui si accingeva. Da lontano, le due fanciulle contendenti lo seguivano con lo sguardo. Artemide, la bella affacciata dalla luna, e Diana, la avvenente cacciatrice dei boschi di Dio, seguivano i movimenti della cerva, ed entrambe non perdevano occasione di ingannare Ercole, cercando di rendere vani i suoi sforzi. Egli inseguì la cerva in ogni dove, ma più e più volte essa lo ingannò con astuzia.
Per un anno intero il figlio dell’uomo, che era anche figlio di Dio, rincorse la cerva di luogo in luogo,cerva scorgendone la forma come in un lampo, per poi perderla subito di vista nella profondità del bosco. Di collina in collina e di bosco in bosco egli l’inseguì continuamente fino a che, un giorno, la vide addormentata presso uno stagno, esausta dalla lunga corsa.

A passi silenziosi, con la mano tesa e lo sguardo fermo, Ercole scoccò una freccia verso la cerva, ferendola ad una zampa. Facendo appello a tutta la sua volontà, le si avvicinò, ma la cerva non si mosse. Le si fece ancora più vicino e la prese fra le braccia e se la strinse al cuore. Artemide e la bella Diana osservavano la scena.

“La ricerca è compiuta”, esultò. “Nelle tenebre del nord fui tratto, ma non trovai la cerva. Nelle profonde oscurità delle foreste, lottai a lungo, ma non trovai la cerva. Per desolate ed aride pianure, per luoghi deserti e selvaggi mi affannai a cercarla, ma non la trovai. In ogni momento, le fanciulle sviavano i miei passi, ma io persistetti ed ora la cerva è mia! La cerva è mia!”

“Non è così, o Ercole”, gli giunse all’orecchio la voce di qualcuno che stava vicino a Colui che presiede la Camera del Consiglio del Signore. “La cerva non appartiene al figlio dell’uomo, anche se figlio di Dio. Porta la cerva laggiù al santuario ove dimorano i figli di Dio e lasciala a loro.”

“Perché mai, o saggio Maestro? La cerva è mia; mia dopo il lungo cercare, è mia perché la tengo stretta al mio cuore.”

“E non sei tu un figlio di Dio, pur essendo un figlio dell’uomo? E non è quel tempio la tua dimora? E non condividi forse la vita con tutti coloro che li abitano? Porta al tempio di Dio la cerva sacra e lasciala lì, o figlio di Dio.

***

tempioErcole allora portò la cerva al sacro tempio di Micene e la posò a terra, nel centro del luogo sacro. Nel posarla innanzi al Signore, notò sulla zampa la ferita fatta dalla freccia scagliata dall’arco che aveva posseduto e usato. La cerva era sua per diritto di ricerca. La cerva era sua per la forza e l’abilità del suo braccio: “La cerva è quindi doppiamente mia”, egli disse.

Ma Artemide, che stava nella corte esterna di quel sacrosanto luogo, udì risuonare il suo alto grido di vittoria e disse: “Non è così. La cerva è mia ed è stata sempre mia. Io vidi la sua forma riflessa nell’acqua; io udii i suoi passi sulle vie della terra; so che la cerva è mia, perché ogni forma e mia”.

Il Dio-Sole parlò dal suo luogo sacro: “La cerva è mia, non tua, o Artemide! Il suo spirito riposa con me dall’eternità, qui nel centro del sacro tempio. Tu non puoi entrare qui, o Artemide, ma sappi che dico la verità. Diana, la bella cacciatrice del Signore, può entrare qui per un momento e dirti ciò che vede”.

Per un breve momento la cacciatrice del Signore passò nel tempio e vide la forma di quella che era la cerva, distesa davanti all’altare come morta. Disperata, Diana disse: “Ma se il suo spirito riposa con te, o grande Apollo, nobile figlio di Dio, sappi allora che la cerva è morta. È stata uccisa dall’uomo che è un figlio dell’uomo quantunque sia anche un figlio di Dio. Perché può egli entrare nel tempio mentre noi aspettiamo la cerva qui fuori?”.

“Perché egli ha portato la cerva tra le braccia, stretta al suo cuore e in questo luogo sacro la cerva trova riposo e così anche l’uomo. Tutti gli uomini sono miei. La cerva è del pari mia, non tua, di nessun altro che mia.”

***

Ercole, ritornando dalla prova, passò di nuovo per la Porta e prese la via che lo riportava dal Maestro della sua vita.

“Ho adempiuto al compito affidatomi da Colui Che presiede. È stato facile, benché lungo e faticoso. Non ho ascoltato coloro che reclamavano, né ho esitato lungo la Via. La cerva è nel luogo sacro, vicino al cuore di Dio così come, nell’ora del bisogno, è vicina anche al mio cuore.”

“Va e guarda ancora, Ercole, figlio mio, tra i pilastri della Porta.” Ed Ercole obbedì. Oltre la Porta il paesaggio si estendeva in pittoreschi contorni e lontano, all’orizzonte, si stagliava il tempio del Signore, il santuario del Dio-Sole con la sua brillante merlatura, mentre sulla collina vicina stava una snella cerbiatta.

“Ho superato la prova, o saggio Maestro? La cerva è di nuovo sulla collina dove l’avevo vista per la prima volta.”

E dalla Camera del Consiglio del Signore, ove siede il Grande Che presiede, giunse una voce:cerva 2 “Ripetutamente devono i figli degli uomini, che sono anche figli di Dio, cercare la cerva dalle corna d’oro e portarla al sacro luogo; ancora ed ancora di nuovo.

Quindi il Maestro disse al figlio dell’uomo che è figlio di Dio: “La quarta fatica è compiuta e, per la natura della prova e per la natura della cerva, la ricerca deve essere frequente. Non lo dimenticare e rifletti sulla lezione che hai appreso”.

[Djwal Khul – Il Tibetano]

Spiegazione del mito.

Euristeo, in questa fatica, inviò Ercole a catturare la cerva dalle corna d’oro. La parola inglese “hind” deriva da un’antica parola gotica che significa “quella che deve essere presa”; in altre parole, ciò che è sfuggente e difficile da prendere.

Abbiamo visto che la cerva che Ercole cercava era sacra ad Artemide, la luna, ma che era anche reclamata da Diana, la cacciatrice dei cieli e da Apollo, il dio sole. Questi non rappresentano altro che l’istinto, l’intelletto e l’intuizione propri dell’uomo. Una delle cose spesso dimenticate dagli studenti di psicologia e da coloro che indagano lo sviluppo della coscienza dell’uomo è che non vi è una netta divisione fra i vari aspetti della natura umana, ma che sono tutte fasi di un’unica realtà. Le parole istinto, intelletto, intuizione, non sono che vari aspetti della coscienza e della risposta all’ambiente e al mondo in cui l’essere umano viene a trovarsi. L’uomo è un animale e, al pari degli animali, possiede la qualità dell’istinto e della risposta istintiva al suo ambiente. L’istinto è la coscienza della forma e della vita cellulare, la modalità di consapevolezza della forma, e perciò Artemide, la luna, che governa la forma, reclama la cerva sacra. Al suo livello, l’istinto animale è tanto divino quanto tutte le altre qualità che noi consideriamo come più strettamente spirituali.

Ma l’uomo è anche un essere umano: è razionale, può analizzare, criticare, possiede quel qualcosa cheistinto intelletto chiamiamo mente e quella facoltà di percezione intellettuale e di risposta che lo differenzia dall’animale, che gli apre un nuovo campo di consapevolezza, ma che, malgrado tutto, è soltanto un’espansione del suo apparato di risposta e lo sviluppo dell’istinto in intelletto. Con la prima di queste qualità egli diviene cosciente del mondo degli stimoli fisici e delle condizioni emotive; con l’altra, diviene consapevole del mondo del pensiero, delle idee e della relazione fra i due, per questo, è un essere umano. Quando ha raggiunto la fase di una consapevolezza istintiva intelligente, allora Euristeo lo informa che esiste un altro mondo di cui può diventare egualmente cosciente, ma che ha un proprio metodo di contatto ed un proprio apparato di risposta.

Diana, la cacciatrice, reclamò la cerva perché per lei rappresentava l’intelletto, e l’uomo è il grande ricercatore, il grande cacciatore innanzi al Signore. Ma la cerva aveva un’altra forma ancora più elusiva ed era questa che Ercole, l’aspirante, cercava. Si dice che egli cacciò per un’intera vita. Non era la cerva, l’istinto, che egli cercava; non era la cerva quale intelletto, l’oggetto della sua ricerca. Era qualcos’altro e per questo qualcosa trascorse un’intera vita cacciando. Finalmente, leggiamo, egli la catturò e la portò nel tempio, nel quale il dio sole la reclamava. Questi riconosceva nella cerva l’intuizione spirituale, quell’estensione della coscienza, quel senso di consapevolezza altamente sviluppato che dà al discepolo la visione di nuovi campi di relazione e gli apre un nuovo mondo dell’essere. Ci vien detto che la lotta fra Apollo, il dio sole, che sapeva che la cerva rappresentava l’intuizione, Diana, la cacciatrice dei cieli, che laocchio di dio conosceva come intelletto, e Artemide, la luna, che pensava fosse soltanto istinto, stia ancora continuando. Entrambe le dee hanno ragione e il problema di tutti i discepoli è di usare correttamente l’istinto, nel luogo giusto e nel giusto modo. Il discepolo deve imparare ad usare l’intelletto sotto l’influsso di Diana, la cacciatrice, figlia del sole, mettendosi così in rapporto col mondo delle idee umane e della ricerca. Egli deve imparare a portare questa sua capacità nel tempio del Signore e là vederla tramutarsi in intuizione e con l’intuizione egli deve diventare consapevole delle cose dello Spirito e di quelle realtà spirituali che né l’istinto, né l’intelletto possono rivelargli. Non c’è alcuna possibilità di successo per l’aspirante finché non ha trasmutato l’istinto in intuizione, né può esservi un corretto uso dell’intelletto finché non entra in gioco l’intuizione, che interpreta ed estende l’intelletto e conduce alla realizzazione. Allora l’istinto è subordinato ad entrambi.

IL SEGNO

cancer 2

Il Segno.

Il Cancro è l’ultimo dei quattro segni che possiamo chiamare preparatori, sia che consideriamo l’involuzione dell’anima nella materia (incarnazione) o l’evoluzione dell’aspirante che lotta per passare dal regno umano al regno spirituale. In questo segno è celata l’intera questione della Legge della Rinascita.

È Saturno che apre la porta dell’incarnazione e il Cancro è una delle due porte dello zodiaco, attraverso cui le anime passano alla manifestazione esteriore e si appropriano della forma con cui si identificano per molti lunghi cicli. È “la porta spalancata, larga e facile da passare, ma che immette nel regno della morte e in quella lunga prigionia che precede la rivolta finale”.

Ed è sempre Saturno Saturno che apre quella del sentiero dell’iniziazione di cui il Capricorno rappresenta la seconda porta dello zodiaco.

L’energia di Saturno “cade” in Ariete il segno del principio, in cui l’aspirante entra per percorre il sentiero spirituale che un giorno lo condurrà all’illuminazione.  Saturno invece nel Cancro è in “detrimento” causando le condizioni e situazioni difficili che suscitano la battaglia necessaria affinché la forma riveli il Cristo.

Cosmicamente parlando, Ariete è il segno della creazione ed è a quest’idea che si riferiscono le parole della Bibbia: “L’Agnello immolato dalla creazione del mondo” (Apocalisse XIII, 8). Nella vita dell’essere umano, esso segna l’inizio di una soggettiva, latente coscienza di esistere ed il momento nel quale l’uomo entra nel ciclo dell’esperienza. Dopo essersi velato della sostanza mentale, astrale ed eterica in Cancro infine si riveste di un corpo fisico. 

La nota fondamentale del Cancro segno sta nella frase biblica “lo Spirito di Dio muoveva sulle acque”. Nel Cancro Dio alitò il respiro vitale nelle narici dell’uomo e questi divenne un’anima vivente. Queste parole descrivono il rapporto che nella mente di Dio intercorre fra spirito (il respiro vitale), anima (la coscienza) e uomo (la forma). Affermo una verità fondamentale dicendo che in Aries, la sostanza essenziale della manifestazione rinnovò la propria attività per impulso del desiderio divino, sospinto dal Respiro, dalla Vita o Spirito divini.  In Cancer quella sostanza vivente assunse un triplice rapporto differenziato cui diamo i nomi di Vita (Aries), Coscienza (Taurus, segno contiguo ad Aries) e dualità manifesta (Gemini, che precede Cancer), e questi tre fusi assieme vennero in manifestazione in Cancer, così completando un quaternario esoterico di grande importanza. Qui si produsse la prima grande fusione, rudimentale, non realizzata.

Nella vita dell’aspirante al discepolato, l’Ariete denota il periodo del riorientamento e di un rinnovato sforzo auto-cosciente, come pure il principio dello stadio finale sul sentiero evolutivo che lo porterà fuori del regno umano per essere quindi ammesso nel regno degli dèi. L’Aspirante quindi in Ariete fortifica la sua mente e cerca di piegarla ai suoi bisogni, imparando così il controllo mentale. In Toro, “la madre dell’illuminazione” riceve il primo lampo di quella luce spirituale che aumenterà sempre più il suo splendore a mano a mano che si avvicinerà alla meta. In Gemelli egli non solo riconosce i due aspetti della sua natura, ma l’aspetto immortale comincia ad aumentare a spese di quello mortale. Ora, in Cancro, l’aspirante ha il primo contatto con quel senso più universale che è l’aspetto superiore della coscienza collettiva, l’intuizione. Dotato quindi di una mente controllata, della capacità di registrare l’illuminazione, di quella di prendere contatto col suo aspetto immortale e di riconoscere intuitivamente il regno dello spirito, egli è ora pronto per un lavoro più importante.

zodiacoNei prossimi quattro segni, che possiamo considerare come segni di lotta sul piano fisico per giungere alla realizzazione, troviamo raffigurata la tremenda battaglia tramite cui l’individuo autocosciente, uscendo fuori dalla massa in Cancro, si riconosce quale individuo in Leone, come Cristo potenziale in Vergine, quale aspirante che si sforza di equilibrare le paia degli opposti in Bilancia e come colui che vince l’illusione in Scorpione. Questi sono i quattro segni di crisi e di sforzi straordinari. In essi tutta l’illuminazione, l’intuizione e la potenza dell’anima di cui Ercole, l’aspirante, è capace, sono utilizzate al massimo.

Gli ultimi quattro segni sono quelli della realizzazione. L’aspirante è uscito dal mondo dell’illusione e della forma e, nella sua coscienza, è libero dalla loro limitazione. Ora, in Sagittario, può essere l’arciere che va diritto allo scopo. Ora può essere la capra in Capricorno, che scala il monte dell’iniziazione. Può essere il servitore del mondo in Acquario e il salvatore del mondo in Pesci. Così può riassumere in sé tutto ciò che ha acquisito nel periodo preparatorio e nelle aspre battaglie combattute nei quattro segni d’intensa attività; e può dimostrare in questi ultimi quattro segni ciò che ha appreso e il potere che ha sviluppato.

Tre parole riassumono l’oggettiva coscienza-di-sé o aspetto cosciente dell’uomo che evolve: istinto, intelletto, intuizione. Il segno che stiamo ora studiando è, in modo predominante, il segno dell’istinto; ma la sublimazione dell’istinto è l’intuizione. Come la materia deve essere elevata al cielo, così l’istinto deve essere elevato e, una volta trasceso e trasmutato, manifestarsi come intuizione simboleggiata dalla cerva. Lo stadio intermedio è quello dell’intelletto. Grande necessità di Ercole adesso, è sviluppare l’intuizione e familiarizzarsi con quel riconoscimento istantaneo della verità e della realtà, che è l’alta prerogativa e un fattore potente nella vita di un figlio di Dio liberato.

Simbolismo.

Nello Zodiaco di Denderah, il segno del Cancro è rappresentato da un coleottero, chiamato in Egitto loscarabeo egitto scarabeo. La parola “scarabeo” significa “Unigenito”; perciò sta per “nascita o venuta in incarnazione”, oppure, per l’aspirante, per la “rinascita”. Il mese di giugno, nell’antico Egitto, era chiamato “meore”, che di nuovo significa “rinascita” e perciò sia il segno sia il nome richiama costantemente l’idea del prendere forma e dell’entrare in incarnazione fisica. In un antico zodiaco dell’India, che risale a circa 400 anni a. C., questo segno è sempre rappresentato da un coleottero.

I cinesi chiamano questo segno “l’uccello rosso”, perché il rosso è il simbolo del desiderio e l’uccello è il simbolo dello slancio nell’incarnazione e dell’apparire nel tempo e nello spazio. L’uccello appare frequentemente nello Zodiaco e nelle antiche storie mitologiche, l’uccello della tradizione indù, “l’uccello oltre il tempo e lo spazio”, sta tanto per la manifestazione di Dio, che dell’uomo. Dalle tenebre l’uccello si slancia e vola attraverso l’orizzonte nella luce del giorno, sparendo poi di nuovo nelle tenebre.

Il granchio, di cui è il simbolo del Cancro, vive per metà sulla terra e per metà in acqua. È perciò il segno dell’anima che dimora nel corpo fisico, ma che vive per lo più nell’acqua, simbolo della natura emozionale e dei sentimenti e sulla terra simbolo della natura istintiva e campo esperienziale. Exotericamente il Cancro è governato dalla luna, che è da sempre la madre della forma in quanto controlla le acque e le maree. Perciò in questo segno la forma è dominante e costituisce un impedimento. Il granchio costruisce la sua casa, o guscio e se la porta sulla schiena e le persone nate in questo segno sono sempre coscienti di ciò che hanno costruito; di solito sono ipersensibili, eccessivamente emotive e cercano sempre di nascondersi.

cancro costellazioneNon vi sono stelle particolarmente luminose nel Cancro, né particolarmente importanti, perché Cancro è il segno in cui ci si nasconde, ci si ritrae dietro ciò che si è costruito. Vi sono ottantatre stelle in questo segno, proprio nel centro della costellazione vi è un ammasso di stelle chiamata “la mangiatoia” o “l’alveare”. Quest’ultimo è un simbolo meraviglioso della organizzazione collettiva della famiglia umana ed è una delle ragioni per cui questo segno è sempre considerato come un segno di massa. Nella massa governa l’istinto; il Cancro, quindi, è il segno dell’istinto, della vita di gregge, della reazione di massa. Rappresenta la mente subcosciente, l’istinto ereditario e l’immaginazione collettiva. Individualmente, rappresenta la totalità della vita e la coscienza delle cellule nel corpo e di quella vita istintiva e collettiva che è in gran parte subcosciente nell’uomo, ma che sempre influenza il suo corpo fisico e, soggettivamente, la sua mente inferiore e il suo essere emotivo.

In Cancro la persona comune, così come l’aspirante, il discepolo e l’iniziato che sostiene la prova di questo segno, è soggetta all’impulso di innalzarsi dalla massa in cui l’istinto la trattiene ed a sviluppare invece l’intuizione, che la renderà in grado di elevarsi. Questo segno è talvolta chiamato “la bara” dagli ebrei, perché indica la perdita dell’identità, mentre i primi cristiani lo chiamavano “la tomba di Lazzaro”, che fu resuscitato dai morti.

Qualità.

Nelle parole prima citate: “bara”, “tomba”, “granchio” e nel riferimento che talvolta troviamo riguardo a Cancro come “grembo”, abbiamo l’idea della vita celata, di una forma che vela, della potenzialità e di quella lotta con le circostanze che infine produrrà, in Leone, l’emergere dell’individuo e, in Capricorno, la nascita di un salvatore del mondo. Raffigura quindi, in modo ben definito, la lotta che si svolge nella vita dell’aspirante affinché l’istinto sia sostituito dall’intuizione. E’ un segno quindi di rinuncia e di morte, per quanto riguarda l’ignoranza e l’illusione e di rinascita nella saggezza. La casa che ognuno di noi si porta in incarnazione (il corpo fisico, astrale e mentale) può essere la propria prigione oppure un potente strumento di realizzazione,  e di servizio.

reincarnaAbbiamo detto che il Cancro è il segno dell’entrata in incarnazione fisica e della rinuncia del discepolo a vari gradi fino a quella culmine alla quarta iniziazione, chiamata la grande rinuncia in Oriente o la crocifissione dei cristiani. L’Angelo Solare fece una grande rinuncia e sacrificio per soccorrere le vite minori scendendo in incarnazione, la via involutiva. Allo stesso modo attua la seconda rinuncia il discepolo consacrato che sulla via evolutiva rinuncia, attraverso il distacco consapevole ai tre mondi della manifestazione ed eleva quelle vite alla stessa frequenza dell’anima.

Due regole si affermano a disciplinare la ricomparsa dell’ego o anima nell’incarnazione fisica. La prima è che se la perfezione non è ancora conseguita l’anima deve ritornare e riprendere il processo di perfezionamento sulla Terra. La seconda è che l’impulso che sospinge l’ego a quell’atto è una forma di desiderio inappagato. Entrambe queste affermazioni sono parzialmente vere e di effetto generico e poiché tali, sono frammenti di verità maggiori non ancora percepite o espresse con esattezza dagli esoteristi; sono secondarie ed espresse in termini dei tre mondi dell’evoluzione umana, di intento personale e di concetti relativi al tempo e allo spazio. In sostanza, non è il desiderio che provoca il ritorno, ma la volontà e la conoscenza del piano divino o proposito. Non è l’esigenza di conseguire la perfezione finale che stimola l’ego (l’anima) a sperimentare nella forma, poiché è già perfetto. L’incentivo principale è il sacrificio e il servizio da rendere alle vite minori (le vite che costituiscono la totalità delle cellule del copro fisico-eterico, astrale e mentale), che dipendono dall’ispirazione superiore (che l’anima spirituale può dare) e la determinazione che anch’esse pervengano a uno stato planetario equivalente a quello dell’anima che si sacrifica. La porta di Cancer si apre all’anima affinché, sacrificandosi e servendo, riesca a negare il concetto di spazio-tempo e dimostrare che è illusorio.

Cancer quindi ha un significato profondo per tutti. Voi siete incarnati; seguite la via che avete scelto. La

casa che avete costruito è già luminosa? È una dimora di luce? O un carcere oscuro? Se è una dimora luminosa, alla sua luce e al suo calore attirerete quanti vi attorniano e il richiamo magnetico della vostra anima, la cui natura è luce e amore, darà salvezza a molti. Ma se ancora siete un’anima isolata, dovrete attraversare gli orrori di una solitudine e di un isolamento ancora peggiori, procedendo da soli sulla via oscura dell’anima. Eppure, quell’isolamento, quella separazione e quella solitudine nella notte oscura sono parte della Grande Illusione. Comunque, l’umanità intera è ora immersa in quella illusione, mentre si prepara all’unità, alla liberazione e alla libertà. Alcuni, persi nell’illusione, non sanno cosa siano il vero e il reale. Altri camminano liberi nel mondo dell’illusione per salvare ed elevare i loro fratelli, e se voi non potete farlo, dovrete impararlo.

Note Fondamentali.

Consapevolezza istintiva — coscienza di massa.

Consapevolezza intelligente — coscienza individuale o autocoscienza.

Consapevolezza intuitiva — coscienza di gruppo e universale.

Rinuncia o Distacco.

Opposto Polare.

capricornus-cancerIl segno opposto al Cancro è il Capricorno. Questi costituiscono le due porte dello zodiaco ai solstizi d’estate e d’inverno, essendo uno l’entrata nella vita della forma e l’altro nella vita dello spirito; uno apre la porta della forma alle masse della razza umana, l’altro introduce nell’universale stato di coscienza che è il Regno dello spirito. Uno segna l’inizio dell’esperienza umana sul piano fisico, l’altro ne segna il punto culminante. Uno significa potenzialità, e l’altro compimento.

È interessante confrontare Cancro con Capricorno, perché ciò che nel Cancro è indicato, si realizza in Capricorno e poi ritorna in Cancro per essere utilizzato. L’anima è motivata dall’amore come rapporto col divino e dalla saggezza come rapporto con la forma. Nello spazio e nel tempo, per lunghissime età, la forma predomina e occulta l’anima. Ciò è altrettanto vero per la fluida natura psichica. Entrambe, forma e natura psichica, conseguono una perfezione concreta in Capricornus, per tornare ad essere in Cancer il perfetto strumento di servizio che l’iniziato cerca di adoperare per il bene generale, anziché immergersi e perdersi nella collettività.

Cancro rappresenta la casa, la madre. È personale ed emotivo, mentre Capricorno rappresenta il gruppo nel quale l’unità entra coscientemente e anche “il padre di tutto ciò che è”. Si entra nella porta del Cancro mediante il processo di trasferimento di coscienza dallo stato animale a quello umano, mentre la porta di Capricorno si varca mediante l’iniziazione. L’una è inevitabile, subconscia e potenziale; l’altra è autoiniziata, autocosciente e potente. Cancro rappresenta la forma di massa, l’anima collettiva animale; Capricorno rappresenta il gruppo, l’anima universale. Cancro introduce l’anima in quel centro del mondo che chiamiamo umanità; Capricorno la conduce a una partecipazione consapevole alla vita di quel centro planetario che chiamiamo Gerarchia”.

Pianeta reggitore exoterico (della personalità) ed esoterico (dell’anima).

LunaLuna e Nettuno, i due reggitori di Cancer, sono simbolo dell’intimo rapporto fra la Madre di tutte le forme e il Dio delle acque, cioè fra i due pianeti. Questo matrimonio esoterico raffigura per l’umanità una grande sintesi fra forma e desiderio-sensazione e quindi è l’esatta descrizione dello stadio di coscienza che chiamiamo atlantideo. Oggi è molto diffuso e questa fase, sensibilità di massa e identificazione di massa con la forma e le forme, è il sintomo notevole e la principale caratteristica di Cancer e dei suoi nativi. La Luna, tuttavia, connette Cancer ad altri due segni e si forma un triangolo cosmico: Cancer-Virgo-Aquarius. Sono la coscienza di massa, la coscienza cristica e la coscienza universale strettamente connesse fra loro tramite l’influsso di Nettuno, che la Luna vela.

Come Leo è retto dal Sole in tutte le sue espressioni (exoterica, esoterica), Cancer è l’unico altro segno ad essere governato da un solo pianeta (poiché la luna vela Nettuno), anche se l’astrologia exoterica sostituisce la Luna a Nettuno, poiché per gran parte dello sviluppo umano è la forma che prevale, così come esotericamente è la natura senziente ed emotiva che domina l’uomo di media evoluzione; il discepolo deve infatti lottare contro questa tendenza affermata. È buona sorte che nella mente collettiva (di cui Cancer è perfetta espressione) Nettuno sia occultato dalla Luna, e che la forma non reagisca a molti stimoli cui è invece sensibile l’uomo reale.

Per lo studioso comune è di norma altrettanto difficile intendere sia la coscienza collettiva di Cancer che quella di gruppo e universale di Aquarius, conquista finale cui l’umanità è guidata, gerarchicamente, dalla Luna che vela Nettuno. L’essere umano comune comincia appena a comprendere la coscienza cristica individuale di Virgo cui è connesso tramite lo stesso pianeta.

nettuno-pianetaNettuno, se non velato, non connette Cancer ad altri segni o costellazioni, ciò che ha grande importanza, poiché indica che quando un uomo è iniziato non reagisce a sentimenti, sensazioni o relazioni ordinarie della personalità, quali si esprimono sotto forma di piacere o dolore. Il distacco. Tutto questo è superato e la vita acquea della reazione emotiva è infine sostituita dalla vita dell’amore vero e inclusivo, scevro appunto da sentimentalismo, opportunismo e qualsiasi forma di egoismo, paura e dubbi. Il dominio esercitato esotericamente dall’anima “oblitera” la Luna e ogni traccia della vita di Nettuno.

L’iniziato trionfante in Acquario alla quarta iniziazione, non è più governato dalla Madre delle Forme né dal Dio delle Acque. Quando “le acque si rompono e vengono portate via”, la Madre partorisce il Figlio e questa entità spirituale individuale è allora libera. Vi consiglio di riflettervi.

I Tre decanati.

mercury-in-cancer-380x235Venere, Mercurio e Luna. Ovvero mente, uso del conflitto e vita della forma, i fattori che concorrono a guidare l’anima sulla via dell’incarnazione. In ultima analisi, lo strumento di liberazione è il giusto uso e il controllo dell’organo di illuminazione che è la mente. Donde l’importanza sempre riconosciuta alla meditazione quando l’aspirante si ridesta all’opportunità spirituale. La forza ricavata dal conflitto e dalla lotta costante accumula quella riserva di potenza che gli consente di affrontare le prove decisive del discepolato in Scorpione, superare le prove dell’iniziazione in Capricorno e spezzare tutti i legami che i processi di incarnazione hanno forgiato in Acquario.

Croce Cardinale.

grand-crossIl segreto (così chiamato) della Croce Cardinale (Ariete-Cancro-Bilancia-Capricorno) è quello della Vita stessa, proprio come quello della Croce Fissa (Toro, Leone, Scorpione, Acquario) lo è dell’anima o dell’entità autocosciente, mentre la Croce Mobile (Gemelli, Vergine, Sagittario, Pesci) racchiude il mistero della forma.

Esistono anche due parole che trasmettono il proposito dell’espressione sulla Croce Cardinale. Esse spiegano perché le due “Porte dello Zodiaco” si spalancano all’impulso e alla richiesta dello Spirito divino. La prima è “auto-conservazione”, da cui nasce l’impulso a incarnarsi in Cancer, che è la Porta alla manifestazione del piano fisico dello spirito. Questo impulso (quando la forma è il principale oggetto dell’attenzione dell’anima, con la quale essa si immedesima) produce la concrezione statica in Capricornus, segno di terra. L’altra è “immortalità”, che è l’aspetto divino dell’auto-conservazione; è il principale elemento condizionante del processo creativo, rivela l’intero decorso evolutivo, conduce al ricorrente comparire e alla rivelazione della forma nella vita. In Capricornus, alla terza iniziazione, l’aspetto vita prevale.

Pianeti esaltati, in detrimento e che cadono.

Due pianeti sono esaltati in Cancro: Giove e Nettuno. Trattandosi del segno della rinascita, essi indicano ilgiove buon sviluppo e l’uso futuro della forma, nonché lo sviluppo della sensibilità psichica, sia inferiore che superiore. Sono conseguimenti importanti per l’anima che ha deciso di incarnarsi. La costruzione di forme adatte, il loro uso e controllo sono essenziali se si vuole cooperare con precisione e saggezza al Piano di Dio. In Cancro Giove lo garantisce fin dalla fase iniziale della nascita. L’anima è motivata dall’amore come rapporto col divino e dalla saggezza come rapporto con la forma. Nello spazio e nel tempo, per lunghissime età, la forma predomina e occulta l’anima. Ciò è altrettanto vero per la fluida natura psichica.

Il potere di Saturno in Cancro promuove gli scopi e gli intenti delle energie che governano, il raggio di Armonia tramite Conflitto (Luna e Mercurio) e di Nettuno, poiché in questo segno Saturno è in detrimento e perciò causa le condizioni e situazioni difficili che suscitano la battaglia necessaria. Tutto ciò fa del Cancro un luogo di prigionia simbolico e pone in risalto i dolori e i rigori di un orientamento scorretto. Il conflitto fra l’anima e l’ambiente — proseguito in modo conscio o inconsapevole — provoca i castighi dell’incarnazione e provvede le sofferenze che l’anima spontaneamente accettò quando, ad occhi aperti e con chiara visione, scelse la via dell’esistenza terrena, con i dolori e i sacrifici che comporta, per salvare le vite ad essa affini.

Motto del segno:

Dal punto di vista della forma, “Che l’isolamento sia la norma e tuttavia la folla esista”. L’uomo.

Dal punto di vista dell’anima, “Costruisco una casa illuminata e ivi dimoro”. L’iniziato.

Le tre costellazioni simboliche

Connesse con il segno del Cancro vi sono tre costellazioni: l’Orsa Maggiore, l’Orsa Minore ed Argo. Uno dei misteri dell’astronomia è come il nome di “orsa” sia stato associato a questi gruppi di stelle, perché negli zodiaci caldei, persiani, egizi e indiani non si trova alcun orso. I nomi più comunemente usati sono quelli di “ovile”, o “gregge”. Un’analisi dei nomi ebraici e arabi delle stelle di queste costellazioni dimostra che i nomi antichi significano “il piccolo gregge”, “l’ovile”, “la pecora” e “la nave”. Nell’antica roma erano conosciute come i sette buoi.

L’Orsa Maggiore è una delle costellazioni più importanti dello Zodiaco insieme alle pleiadi e alla stellaOrsa-Maggiore-Orsa-Minore-e-Stella-Polare Sirio. Le sette stelle dell’Orsa Maggiore sono le Fonti di emissione dei sette raggi del nostro sistema solare. Ciascuno dei sette Raggi giunge dall’Orsa Maggiore e sono trasmessi al nostro sistema solare tramite tre costellazioni e i loro reggitori planetari. I Sette Raggi sono la prima differenziazione della divina triplicità Spirito-Coscienza-Forma, e provvedono l’intero campo d’espressione alla Divinità manifesta”. Quindi questa costellazione non poteva che essere connessa al Cancro, poiché come già detto in questo segno “Dio alitò il respiro vitale nelle narici dell’uomo e questi divenne un’anima vivente”. Queste parole descrivono il rapporto che nella mente di Dio intercorre fra spirito (il respiro vitale), anima (la coscienza) e uomo (la forma). L’Orsa Maggiore è difficile ancora da comprendere poiché in essa vi è celato il proposito divino, simboleggia l’aspetto Spirito.

L’Orsa Minore è famosa perché la più luminosa delle sue stelle è la stella polare, la stella del nord. Il simbolismo di queste due costellazioni ci dà l’idea di massa o di gruppo, che rappresenta la significativa influenza del lavoro compiuto nel segno del Cancro. Il simbolismo della stella del nord ci dà l’idea di una stella conduttrice, di un’attrazione magnetica che guida il pellegrino che ritorna a casa. L’Orsa minore simboleggia dunque l’anima che guida la personalità all’identificazione con lo Spirito. Molti esoteristi credono che la famiglia umana, il quarto regno di natura, sia venuto gradualmente in esistenza nei circa duemila anni durante i quali il nostro sole era in Cancro.

Argo si estende da Cancro a Capricorno ed è una delle costellazioni più grandi. Contiene sessantaquattro stelle, di cui la più luminosa è Canòpo. Il suo simbolismo, quindi, copre la vita dell’aspirante da quando entra in incarnazione fino a che non raggiunge la meta. La parola “nave” viene usata molto spesso in senso simbolico; si dice infatti “nave della nazione”, “nave della salvezza”, il che suggerisce l’idea della sicurezza, del procedere, del trovare una via, del viaggio da fare, e del trasportare una vasta folla di pellegrini in cerca di un tesoro o di una nuova patria più libera. I pellegrini sono forniti d’istinto e, passando attraverso le varie costellazioni inserite in quest’immenso segno, quell’istinto diviene intelletto in un essere umano man mano che egli sviluppa l’autocoscienza ed emerge dallo stadio puramente animale, finché non giunge il tempo, dopo molti e molti giri attorno allo Zodiaco, in cui l’aspirante si trova di nuovo in Cancro, di fronte al problema di trovare quell’elusiva, sensibile e profondamente occulta, o celata, intuizione spirituale che lo guiderà nel suo viaggio ormai solitario. L’aspirante non è più identificato e perduto nella massa; non è più uno del gregge, ben protetto nell’ovile, ma è emerso dalla massa ed ha iniziato a calcare la via solitaria di tutti i discepoli. Egli percorre allora il sentiero della tribolazione, della prova e dell’esperienza, lottando da solo come individuo, da Leone a Capricorno, finché non giunge il tempo in cui, con l’aiuto dell’istinto, dell’intelletto e dell’intuizione e spinto dall’impulso della vita Cristica, ritorna a fondersi con la massa e si identifica con il gruppo. Egli allora diventa il servitore mondiale in Acquario e non ha più alcun senso di separatività.

Un accenno su cosa sia l’Intuizione.

intuizione 3L’intuizione non è un afflusso d’amore verso gli altri e quindi di comprensione del prossimo. Gran parte di ciò che viene detto intuizione non è che il riconoscimento di affinità e la proprietà di una mente chiara e analitica. Uomini intelligenti che abbiano vissuto a lungo, dotati di molta esperienza e di molti contatti umani, in genere riescono a discernere i problemi e le disposizioni altrui, purché vi siano interessati, ma questa facoltà non si deve confondere con l’intuizione.

Essa non ha nulla a che fare con lo psichismo, superiore o inferiore; avere una visione, udire la Voce del Silenzio, reagire compiaciuti ad un insegnamento, non provano che l’intuizione sia attiva. Né basta vedere dei simboli, poiché questo tipo di percezione è la capacità di intonarsi con la Mente Universale là dove essa produce i modelli delle forme su cui sono basati i corpi eterici. Non è psicologia intelligente, né amorevole desiderio di porgere aiuto, che derivano dal rapporto fra una personalità spiritualmente orientata e l’anima, che ha coscienza di gruppo.

intuizione_2Intuizione è la comprensione sintetica che è prerogativa dell’Anima e questa si manifesta solo quando, dal proprio livello, si protende in due direzioni: verso la Monade e verso la personalità integrata e che sia (anche solo temporaneamente) coordinata e unificata. È il primo indizio d’unione profondamente soggettiva che troverà il proprio compimento alla terza iniziazione.

Intuizione è afferrare il principio di universalità e, quando è attiva, il senso di separazione scompare, almeno temporaneamente. Nella sua espressione più elevata è nota come Amore universale, che non ha alcun nesso con il sentimento o la reazione affettiva, ma è prevalentemente identificazione con tutti gli esseri. Si prova allora la vera Compassione, diviene impossibile criticare e solo allora si può scorgere il germe divino, latente in tutte le forme. L’intuizione è la luce stessa e quando è ridesta il mondo è visto come luce e il corpo di luce di tutte le forme si fa gradatamente visibile. Ciò comporta la facoltà di entrare in contatto con il seme di luce esistente in ogni forma; si stabilisce così un rapporto essenziale e il senso di superiorità e di separazione recede. Perciò l’intuizione introduce con il suo apparire tre qualità: Illuminazione, Comprensione, Amore.

Un accenno su cosa sia la rinuncia o il distacco

La vera rinuncia, non è l’abbandono del mondo, ma soltanto quella rivolta all’attaccamento e all’avversione. Si può vivere come degli eremiti, in solitudine e povertà, ma continuare a provare attaccamento e avversione. La rinuncia è una questione interiore, un riorientamento di tutta la personalità affinché si allinei alla volontà e all’Amore dell’Essere.

Per cercare la verità occorre rinunciare al mondo, ma questo non è da intendersi con l’abbandono. Il raggiungimento dell’illuminazione non prescinde o vieta l’essere sposati, l’avere un lavoro o vivere nel benessere materiale. Rinunciare, non vuol dire andare a vivere in una grotta e in isolamento. La rinuncia è nei frutti dell’azione ovvero all’attaccamento o avversione che si genera. Il rinunciante detto anche Sannyasin non è colui che abbandona gli affari, la famiglia e il mondo, ma chi riesce ad allineare la personalità alla Volontà e all’Amore dell’anima, trasformandola nel suo strumento di espressione nei tre mondi.

La materia è sempre un espressione, seppur rivestita di veli dello Spirito; come tale essa va elevata al cielo non ripudiata, va perfezionata non scartata: “La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo”. I frutti dell’albero sono nella parte più alta, ma l’albero esiste grazie alle radici che prendono nutrimento dalla terra. Le radici sono importanti quanto i rami, seppur sono questi ultimi che danno il frutto della Saggezza e il fiore dei poteri dell’anima.

distaccoSannyasin, è colui il quale riesce a vivere nel mondo pur non essendo attaccato a esso. Ha compreso il potere del desiderio, il valore del distacco e l’abilità di camminare fra le paia degli opposti. Ogni sensazione piacevole sviluppata nel cervello, in assenza del discernimento spirituale, porta a sviluppare l’attaccamento. Questo è il desiderio mal indirizzato. Nel caso opposto prende il nome di avversione, odio, repressione, critica e invidia. Ma in entrambi i casi quando il desiderio diviene inappagato si trasforma in collera. Rabbia e odio sono solo una repressione all’Amore non un energia uguale e contraria. Il punto più distante dal quel centro da cui hanno comunque origine. Inducono a chiudere il cuore, dell’uomo come farebbe un riccio per difesa. Ma in realtà la persona che dà sfogo all’ira nasconde e invoca silenziosamente solo il bisogno d’amore.

L’attaccamento e l’avversione, che si generano dalla maya, dall’annebbiamento astrale e dall’illusione mentale, sono il match decisivo della partita della realizzazione. Non si riferiscono solo al piano fisico, dove è facile discernere sulla scelta da compiere. Man mano che si progredisce, il Sannyasin gioca la sua partita sui piani più sottili.

La rinuncia all’attaccamento è anche per le visioni che si sviluppano nella meditazione, nei fenomeni occulti e psichici, nella medianità, nel channeling e nella magia; nell’amore per un maestro (per la sua personalità), nel nirvana e perfino per l’Anima stessa qualora esista ancora una visione dualistica e separativa tra se stesso, gli altri esseri viventi nei quattro regni della natura e lo Spirito.

incontri animeLa rinuncia vale anche per l’abbandono dei legami con gli altri sé personali. L’Anima deve imparare a conoscere e incontrare gli altri soltanto sul piano dell’anima. È una dura lezione per molti, anche per i più progrediti. Anche se si è giunti a un notevole distacco personale perché trasceso il non-sé, ancora però non si è riusciti a trascendere l’amore per la personalità della famiglia, dei figli e degli amici. Questa è un’altra prigione che provoca attaccamento e dolore. Partire dal punto di vista dell’anima, vuol dire operare da quel punto in ogni situazione e aspetto della vita, ma soprattutto essere in contatto con le anime delle altre persone e non con i loro aspetti inferiori. Così come noi attraverso la nostra esperienza, siamo arrivati all’attuale condizione e consapevolezza solo dopo essere morti e nati tanti volte, solo dopo lunghe sofferenze, e dolore, dopo aver calcato il sentiero in solitudine, sbattuto la testa tante volte per imparare determinate lezioni utili, così anche gli altri stanno percorrendo lo stesso medesimo percorso. Proprio per questo dobbiamo capire che l’Anima in realtà non soffre e non muore; l’Anima è onnisciente nel suo piano; è solo la personalità immersa nell’illusione e nell’ignoranza della dualità a soffrire, ammalarsi e morire. È solo la personalità che si dispera, prova odio, rabbia e risentimento, non l’anima. Stabilendo il contatto con la propria Anima e con le anime di tutti gli esseri senzienti, non resteremo mai delusi, tristi e lasceremo che gli altri compiano il proprio cammino in libertà e con i propri tempi.

La rinuncia è inoltre rivolta ai frutti del servizio. L’Anima deve servire senza badare ai risultati, ai mezzi,farfalla alle persone o alle lodi; alla fama o al potere; e anche al karma positivo che genera, altrimenti il servizio non sarebbe un’impulso dell’amore incondizionato ma guidato dall’opportunismo e sentimenta-lismo della personalità.

L’avversione invece sui piani mentali si rivela come egoismo, orgoglio, arroganza, saccenteria, critica ed assenza di consapevolezza di gruppo. Essi nascono dall’incapacità di vedere il divino in ogni forma di vita, dal senso di superiorità, da un’imposizione del proprio volere che vede giusti e veri i propri metodi e la propria interpretazione, falsi ed errati quelli altrui, da una visione limitata e rigida. Ognuno di noi fa il proprio dovere e si assume le proprie responsabilità, occorre lasciare che gli altri facciano altrettanto, senza la pressione del nostro pensiero o parole di critica. Talvolta, però, la critica oltre che per un orgoglio mentale o un’intolleranza, nasce anche da una repressione dell’invidia e quindi del desiderio. Tuttavia la critica è valida solo se richiesta o messa in moto per fini costruttrici ed educativi, e dovrebbe derivare da un intenzione distaccata e altruistica.

Questo è quanto maya offre ai suoi spettatori immersi come pesci nel mare dell’annebbiamento astrale e dell’illusione mentale, che li conduce all’annientamento della vita spirituale.

Il distacco che sviluppa il Sannyasin non è soltanto fisico ma soprattutto emotivo e mentale. Egli percorre il sentiero della vita in equanimità, senza che il suo benessere, la sua pace e serenità vengano turbati.

In tempi antichi il sannyasin lasciava la casa e gli affari e andava per il mondo, seguendo la luce, cercando il Maestro, e sempre insegnando sul suo cammino. Oggi, nella civiltà occidentale e sotto l’albeggiante influsso della Nuova Era, il richiamo è lo stesso, ma il discepolo non abbandona la famiglia e la propria levitazione-di-yoga-di-affari-32045609utilità esterna. Resta dov’è, continuando a compiere i suoi doveri esterni e fisici, ma in lui avviene un grande cambiamento e un preciso riorientamento. Il suo atteggiamento verso la vita e gli affari è profondamente alterato. Tutta la sua vita interiore tende a divenire un sistematico ritirarsi. Attraversa lo stadio della Via cui Patanjali allude negli Yoga Sutra col termine “giusta astrazione”. È alquanto diversa dal “distacco”, poiché quel processo o attività motivata si applica principalmente alla natura astrale-emotiva, al desiderio, qualunque siano gli attaccamenti o i desideri. Questa è invece un’attività mentale; è un atteggiamento della mente che domina tutta la vita della personalità. Comporta non soltanto il distacco dal desiderio e da ciò che è familiare, desiderato e acquisito da lunga abitudine, ma anche un completo riadattarsi dell’intero triplice uomo inferiore al mondo dell’anima. È qui che le rette abitudini e i giusti atteggiamenti verso il mondo degli affari e le relazioni di famiglia entrano in gioco, e consentono al “sannyasin” “di continuare la via ascendente con cuore distaccato e libero”, e tuttavia farlo mentre si compie la giusta azione, mediante la giusta abitudine e il giusto desiderio, verso tutti coloro cui è legato per destino. Ora l’Anima ti chiama a questo difficile compito. È il problema principale della sua vita: rimanere libero anche se circondato; operare nel mondo soggettivo mentre è attivo in quello esteriore; conseguire il vero distacco mentre da a tutti ciò che è dovuto”.

La rinuncia del Sannyasin è quella che vede il dimorare nel centro interiore dell’essere spirituale percependo e attuando il proposito divino. Raggiunto quel nettare di beatitudine eterno la vera rinuncia, nel senso puramente letterale, la compiono solo le persone ancora attaccate al mondo dell’ignoranza e delle illusioni trascinati senza meta e senza pace dalla corrente tumultuosa del desiderio, per infrangersi poi negli scogli del dolore, della povertà spirituale, della malattia e della morte.

Bibliografia:

[1] Alice Bailey – Trattato dei Sette Raggi – Vol.III – Astrologia Esoterica – Il Libraio delle Stelle.

[2] Alice Bailey – Le Fatiche di Ercole – Il Libraio delle Stelle.

[3] Alice Bailey – L’illusione quale problema mondiale – Il Libraio delle Stelle.

[4] Hermes – Il Fiore della Vita.

Continua leggendo:

– ASTROLOGIA ESOTERICA E LE FATICHE DI ERCOLE

 IL SIGNIFICATO ESOTERICO DEL MITO DI ERCOLE E DELLE SUE DODICI FATICHE

– GEMELLI – LA TERZA FATICA DI ERCOLE – LA RACCOLTA DEI POMI AUREI DELLE ESPERIDI

Pubblicità

TORO – LA SECONDA FATICA DI ERCOLE
 – La Cattura del Toro di Creta

01

LA FATICA

Il Mito.

Colui che presiedeva parlò al Maestro dell’uomo la cui luce splendeva tra i figli degli uomini che sono anche figli di Dio:

“Dov’è l’uomo che si presentò con forza davanti agli dèi, ne ricevette i doni e passò per la prima Porta spalancata per compiere il proprio lavoro?”

“Egli riposa, o Grande Reggente, riflette sul suo errore, piange Abderis e cerca aiuto in se stesso.”

“Ciò è bene. I doni del fallimento garantiscono il successo se giustamente compresi. Che ritorni al lavoro, varchi la seconda Porta e ritorni prontamente.”

La seconda Porta era spalancata e dalla luce che velava la scena distante si sentì una voce che disse: “Passa attraverso la Porta. Procedi per la via. Compi il tuo lavoro e ritorna a riferirmi quanto hai fatto.”

Solo e triste, cosciente della necessità e logorato da un profondo tormento, Ercole lentamente passò tra i Pilastri della Porta, avanzando verso la luce che splende nel luogo dove è il toro sacro. All’orizzonte apparve la bella isola dove dimorava il toro e dove uomini avventurosi potevano entrare in quel vasto labirinto che li attirava e li faceva smarrire, il labirinto di Minosse, Re di Creta, custode del Toro.


taurusAttraversando l’oceano verso l’isola soleggiata (ma non ci vien detto come), Ercole si accinse a cercare e trovare il toro per portarlo al Luogo Sacro ove dimorano gli uomini dall’occhio singolo. Di luogo in luogo egli diede la caccia al toro, guidato dalla luminosa stella che brillava sulla fronte dell’animale quale lampada sfolgorante nell’oscurità. Quella luce, muovendosi secondo i movimenti del toro, lo guidava. Da solo Ercole cercò il toro, da solo lo inseguì fino alla sua tana, da solo lo catturò e lo montò. Intorno a lui stavano le sette Sorelle che lo spingevano a procedere e, nella luce splendente, egli cavalcò il toro attraverso l’acqua scintillante, dall’isola di Creta fino alla terra dove dimoravano i tre Ciclopi.

Questi tre grandi figli di Dio attendevano il suo ritorno, seguendo il suo progredire attraverso le onde. Ercole cavalcò il toro come se fosse un cavallo e, accompagnato dal canto delle Sorelle, si avvicinò alla terra.

“Egli avanza con forza”, disse Brontes, e gli andò incontro sulla spiaggia.

“Egli cavalca nella luce”, disse Steropes, “la sua luce interiore si intensificherà”. Indi soffiò sulla luce per suscitare una fiamma improvvisa.

“Egli avanza velocemente”, disse Arges, “sta cavalcando le onde”.

Ercole si avvicinava, incitando sul Sentiero il toro sacro, proiettando la luce sul sentiero che va da Creta al Tempio del Signore, nella città degli uomini dall’occhio singolo. Sulla terraferma, al limitare dell’acqua, stavano tre uomini che afferrarono il toro, così togliendolo ad Ercole.

“Cos’hai qui?”, disse Brontes fermando Ercole sul Sentiero.
“Il toro sacro, o uomo Santo.”
“Chi sei tu? Dicci il tuo nome”, disse Steropes.
“Io sono il figlio di Era, figlio dell’uomo eppure figlio di Dio. Ho adempiuto al mio compito. Conducete ora il toro al Sacro Luogo, salvandolo dalla morte che l’aspetterebbe. Minosse desiderava il suo sacrificio.”
“Chi ti disse di cercare e di salvare il toro?”, chiese Arges, avviandosi verso il Luogo Sacro.

“Sentii dentro di me l’impulso e cercai il mio Maestro. Ispirato dal Grande che Presiede, Egli mi mandò sul Sentiero. Dopo lunghe ricerche e molte pene, trovai il toro. Aiutato dalla sua sacra luce, lo cavalcai attraverso il mare che mi separava dal Sacro Luogo.”

“Và in pace, figlio mio, il tuo dovere è compiuto.”
Il Maestro lo vide arrivare e gli andò incontro sul Sentiero. Lungo le acque si udivano le voci delle sette Sorelle che cantavano vicino al toro ed ancor più vicino, alto nel Luogo Sacro, risuonava il canto degli uomini dall’occhio singolo entro il Tempio del Signore.

“Sei venuto a mani vuote, oh Ercole”, disse il Maestro.

“Le mie mani sono vuote perché ho adempiuto il compito che mi era stato assegnato. Il toro sacro è salvo, al sicuro con i Tre. Che debbo fare ora?”

“Entro la luce vedrai la luce; cammina in quella luce e lì guarda la luce. La tua luce deve risplendere più intensa. Il toro è nel Luogo Sacro.”valori-in-toro

Ercole si adagiò sull’erba, riposandosi dalla sua fatica. Poi il Maestro si rivolse a Ercole dicendogli: “La seconda fatica è compiuta e facile fu il compito. Impara da esso la lezione della proporzione. Forza per adempiere l’arduo compito e volontà di svolgerlo senza indebolire le tue risorse: queste sono le due lezioni che hai appreso. Alzati subito, cerca il paese custodito dalla terza Porta e trova le mele d’oro. Portale qui”.

Spiegazione.

Malgrado un parziale insuccesso nella prova iniziale, Ercole ha dato inizio alla sua opera ed in linea con la legge universale, ha cominciato il suo lavoro sul piano mentale. Nell’estrinsecarsi del piano creativo, l’impulso del pensiero è seguito dal desiderio. Allo stato di coscienza che noi chiamiamo mentale, segue lo stato dell’emotività e questa seconda fatica tratta del mondo del desiderio e della potenza della sua potenza sia come generatore d’illusione ma soprattutto come motore per giungere all’illuminazione.

attrazioneLa chiave per comprendere la fatica nel Toro sta nella giusta comprensione della Legge di Attrazione.

Questa è la legge che governa quella forza magnetica, quel principio di coesione che costruisce le forme tramite cui lo Spirito, o l’anima, si manifesta.

Essa produce la stabilità, che si dimostra nella persistenza della forma durante il suo ciclo d’esistenza e concerne il rapporto fra ciò che costruisce la forma e la forma stessa, tra i due poli positivo e negativo, tra spirito e materia, tra il Sé ed il non-sé, tra maschio e femmina e dunque, tra tutti gli opposti.

La chiara lezione da apprendere in questo segno è di raggiungere la giusta comprensione della Legge d’Attrazione nonché il corretto uso e controllo della materia. In tal modo la materia è “assunta in cielo”, figurativamente parlando e può iniziare la sua giusta funzione, che è quella di costituire un mezzo d’espressione e un campo di prova per il Cristo interiore, ossia l’anima che vi dimora. L’aspirante, quindi, è messo alla prova in due modi:

Nel calibro della sua natura animale e nei moventi della sua utilizzazione;

Nell’attrazione che la grande illusione può esercitare su di lui. Maya, o la grande illusione e il sesso, non sono che due aspetti della medesima forza, quella d’attrazione: l’una si manifesta sul piano fisico e l’altro si esprime nel campo della natura emozionale del desiderio.

L’indulgere ed il lasciarsi controllare da una qualsiasi parte del suo organismo è inevitabilmente per l’essere umano sempre un errore. Quando tutta la mente dell’uomo è occupata dal pensiero delle donne, o viceversa; quando vive principalmente per soddisfare le sue brame animalesche; quando si scopre incapace di resistere al richiamo del suo polo opposto, allora ne è una vittima ed è controllato dalla parte più bassa della sua natura, quella animale.

Ma quando l’uomo riconoscerà le sue funzioni fisiche come eredità divina e il suo equipaggiamento fisico come un dono che gli è stato offerto per il bene del gruppo e per essere correttamente usato a beneficio della famiglia umana, allora vedremo un nuovo impulso motivare la sua condotta rispetto al sesso.

Due atteggiamenti sono egualmente errati.

Uno è quello in cui vengono insegnate pratiche che alla fine conducono ad orge sessuali. Tali pratiche sono state nobilitate col nome di magia sessuale e nell’orgasmo sessuale, deliberatamente indotto, si è portati a credere che l’atto sessuale fisico sia la più alta opportunità spirituale e che, proprio in quel momento, si possa toccare, se si vuole, il Regno dei Cieli.

L’altro atteggiamento, che fa del matrimonio e di ogni espressione della vita sessuale un peccato per sesso-peccato-720x340il discepolo e che sostiene che un uomo non può essere puro in senso veramente spirituale se si sposa e mette su famiglia, è altrettanto terribilmente pericoloso. Non vi è aspetto della vita, o campo d’espressione, o adempimento di obblighi, né uso dell’apparato fisico, nei quali l’anima non possa essere il fattore dominante e le cose non possano essere fatte veramente per la gloria divina. Quando la natura inferiore è allineata a quella superiore ne consegue fusione ed ogni azione è diretta dalla Volontà e Amore dell’anima.

Il sesso è visto allora in verità solo come rapporto fra la natura inferiore e il Sé superiore; esso è allora elevato nella luce del giorno, affinché l’uomo giunga all’unione completa con il divino. Egli scopre che il sesso (finora funzione puramente fisica, talvolta adempiuta per amore) viene elevato al suo giusto livello come sposalizio celeste, attuato e consumato nelle regioni di consapevolezza dell’anima. Ecco la grande 160-potere-della-coscienza-e-leggi-universali-l-hw9tkkverità, ben lontana dalla sordida storia dell’espressione sessuale, della magia sessuale e delle distorsioni della “Magia Tantrica” moderna. L’umanità ha abbassato il simbolismo e nei suoi pensieri ha degradato il sesso a semplice funzione animalesca, senza elevarlo nel regno del mistero simbolico. L’uomo ha cercato nell’espressione fisica la fusione e l’armonia interiori cui anela, ma ciò non è possibile. Il sesso non è che il simbolo di un dualismo interiore, che dev’essere trasceso e composto in unità. Non può essere trasceso con mezzi e riti fisici. È una trascendenza nella coscienza.

È opportuno notare, a questo punto che Minosse, re di Creta, a cui apparteneva il toro sacro, possedeva anche il labirinto in cui viveva il Minotauro e il labirinto è sempre stato il simbolo della grande illusione. La parola “labirinto” deriva da un’antica parola e significa disorientamento, confusione, perplessità. In questa fatica ritroviamo quindi tre simboli chiari che ruotano attorno alla figura del toro, simbolo del desiderio. Questi è tenuto prigioniero dall’illusione dell’istinto animale del Minotauro, dall’annebbiamento 07astrale-emotivo del labirinto e dall’illusione mentale separativa, di cui l’isola è simbolo separata dalla terra ferma. Naturalmente queste illusioni e disorientamenti sono caratteristiche del sé separato, ma non dell’anima sul suo piano, dove la realtà di gruppo e le verità universali costituiscono il suo regno. Il discepolo, come Ercole, che ancora non è divenuto un’iniziato è un’entità separata, divisa “dalla terraferma”, simbolo del gruppo e simbolo di ogni idea, credo e visione vissuti con tale atteggiamento separativo e duale, scevro della visione di sintesi e della globale bellezza, perfezione e saggezza. Il toro del desiderio deve essere catturato, dominato ed inseguito ovunque sia presente nella vita del sé separato, finché non giunga il tempo in cui l’aspirante possa fare ciò che Ercole fece: cavalcare il toro. Il cavalcare un animale, negli antichi miti, significava controllo. Quindi importante è comprendere che il toro non è ucciso, ma cavalcato ovvero il desiderio è guidato dall’impulso dell’anima.

Da notare, che nella storia prima che Ercole poté catturare e cavalcare il toro, egli fu guidato alla sua tana grazie alla luce stellare che rifulgeva nella testa dell’animale. Questo è un simbolismo chiaro della funzione importante ed indispensabile celata dietro l’illusione e nel dolore. E’ soltanto quando si sperimentano le paia degli opposti, che si può prendere la via di mezzo. E’ soltanto dopo essersi immersi nella materia più densa che inizia il processo di risalita verso lo Spirito. Se non ci fosse l’illusione, velata da apparente piacere ma sfociante nell’insoddisfazione e nel dolore, nessuno saprebbe cosa cerca e dove trovarlo. Nessuno conoscerebbe realmente se stesso nel profondo, calcando il sentiero e scalando il monte della realizzazione interiore. Nel grande schema della vita, ciò che chiamiamo illusione o male in realtà è parte integrante del Tutto, e svolge un ruolo importante nella lezione esperienziale della vita, che quando riconosciuta, compresa e trascesa permette all’uomo di fondere ogni dualità nell’Uno. Quindi ogni problema cela in se l’opportunità di crescita, così come il desiderio del toro nell’oscurità del labirinto dell’illusione cela la luce della saggezza. Ciò che è importante è cogliere quella tenue luce dell’intuizione che brilla nella testa di ogni aspirante sul sentiero che ha fatto richiesta interiore di ricongiungersi all’anima ed lightbodyespanderla in un sole radiante, così che “quando l’occhio sarà singolo, tutto il corpo sarà colmo di luce”. Lasciate che l’anima sia fissa nei suoi propositi e libera dalla schiavitù della materia, dal dubbio astrale e dalla separatività mentale e allora la giusta azione ed il giusto punto di vista caratterizzeranno immancabilmente la vita sul piano fisico. Lasciate che l’anima cavalchi la forma, allineandola al suo Amore e alla sua Volontà, allora essa conoscerà sicuramente i suoi giusti obblighi. Riconoscerà i rapporti da mantenere con gli altri esseri umani, saprà se il suo destino è quello di essere marito o moglie, padre o madre, fratello o sorella, amico o compagno. Con il giusto uso della forma e la giusta comprensione del proposito, con il giusto orientamento verso la realtà ed il giusto uso dell’energia spirituale, l’anima agirà come fattore di controllo e tutto il corpo sarà pieno di luce.

Attraverso il buon senso e discernimento, con una giusta comprensione e riorientamento del desiderio e con l’identificazione col proposito di gruppo e dell’anima, il discepolo sarà libero dal dominio degli impulsi sessuali: le paia degli opposti sul piano fisico, astrale e mentale. Egli riuscirà seguendo l’esempio di Ercole a trasformare il desiderio personale in aspirazione al divino, permettendogli così di cavalcarlo sopra le acque del desiderio della vita, proprio come il pesce simbolo dell’anima, nuota immerso nel mare dei desideri con distacco. Così il toro viene condotto verso la terraferma ove, verrà affidato alle cure dei Ciclopi, gli antichi iniziati dall’occhio unico, l’occhio di Shiva, l’occhio del Toro della costellazione 05omonima. Poiché Ercole stesso non era soltanto il discepolo, ma, nella sua natura inferiore, era il toro, e nella sua natura superiore, il Ciclope. Quando il toro del desiderio sarà consegnato ai Ciclopi, cominceranno a manifestarsi all’iniziato dall’unico occhio, cioè a se stesso, l’anima e i tre aspetti divini: Brontes, Steropes e Arges custodiranno il toro sacro ed Ercole, il discepolo, non avrà più alcuna responsabilità.

Brontes, il tuono, è simbolo del primo aspetto di Dio, il Padre che pronunciò il verbo e rappresenta il suono creativo; l’aspetto Volontà.

Steropes, significa lampo, o luce, e rappresenta il secondo aspetto, l’anima.; l’aspetto Amore-Saggezza.

Arges significa attività vorticosa, il terzo aspetto della divinità, che si esprime nell’intensa attività del piano fisico; l’aspetto Intelligenza Attiva e Creativa.

Questi aspetti divini costituiscono il fattore dell’illuminazione e, una volta che abbiano preso in consegna il toro sacro, il problema di Ercole è risolto.

IL SEGNO

06

Il segno del desiderio

Il Toro è una delle costellazioni zodiacali più interessanti, specialmente in questo periodo. È l’ultimo segno che influisce sull’umanità sulla ruota ordinaria, poiché sotto l’influsso di questo segno per mezzo del desiderio tramutato in aspirazione avviene l’inversione della ruota dello zodiaco e l’uomo comune diviene l’aspirante ai misteri iniziatici aprendosi alle prove che inizianti in ariete. Ed il secondo segno dopo il riorientamento, in cui l’aspirante lotta per divenire il discepolato (il cammino dalla prima alla terza iniziazione), e l’iniziato di terza per la sua liberazione alla quarta iniziazione. Pertanto il Toro produce mutamenti e offre occasioni opportune. È chiamato anche “il segno del principale incentivo della vita”, poiché Toro è simbolo del desiderio in tutti i suoi aspetti.

Che l’uomo soggettivo sia spinto dal desiderio, o come discepolo sia trascinato sulla via del ritorno da un’imperiosa aspirazione, o come iniziato sia motivato dalla volontà di collaborare al Piano, egli risponde pur sempre alla manifestazione più potente di quell’attributo divino poco conosciuto e mal compreso cui si dà il nome, inadeguato, di Volontà di Dio.

Volontà, potere, desiderio, aspirazione, ambizione, movente, proposito, impulso, incentivo, piano — sono tutte parole che tentano di descrivere una delle qualità e delle cause principali e basilari (l’uomo a malapena sa di quale si tratti) della manifestazione, dei processi evolutivi e della volontà-di-essere o volontà-di-vivere. Il grande ternario desiderio-aspirazione-direzione (volontà) è espresso da queste tre parole, con le quali si tenta di indicare il progresso e la tendenza dell’uomo come personalità, come anima e come canale per lo spirito o la vita. Tutte e tre additano in modo inadeguato la causa di quella triplice espressione che sorregge ogni evento e progresso nel tempo e nello spazio.

Fu il Buddha a chiarire all’uomo la natura del desiderio con i suoi effetti infelici, quando esso è persistente e senza lume. Fu il Cristo a insegnare come si tramuta il desiderio in aspirazione che, nella forma datale dal Nuovo Testamento, è lo sforzo della volontà umana (finora animata o espressa dal desiderio) di conformarsi al volere divino — senza comprenderlo, ma adeguandovisi, con la perfetta fiducia e la certezza interiore che sarà sempre per il bene dell’individuo e del tutto. Il terzo avatar che verrà incorporerà in Sé il primo aspetto della divinità la Volontà, la divina volontà di bene che porta alla pace, fondata sulla comprensione e sui giusti rapporti fra uomini e nazioni.

Pertanto l’influsso di Toro ora deve ritenersi di eccezionale potenza, specie per quanto riguarda i valori soggettivi e spirituali; esso presiede e dirige quanto accade dovunque.

Prestate attenzione al fatto che questo è un segno di sintesi nel senso che esprime sul piano fisico un impulso interiore ben definito. Lo fa perché le sue qualità basilari si palesano come desiderio nelle moltitudini umane, e come volontà o proposito indirizzato nel discepolo o nell’iniziato. Nell’uomo comune si manifesta come ostinazione (letteralmente, caparbia dedizione a mire personali) o come volontà applicata con intelligenza, motivata dall’amore, nell’uomo evoluto. Ciò connota fedeltà agli intenti dell’anima.

Tutto il segreto del proposito e del programma divino è nascosto in questo segno, a causa soprattutto del rapporto fra le Pleiadi, l’Orsa Maggiore e il nostro sistema solare. Si tratta di uno dei triangoli più importanti di tutta la serie di rapporti cosmici, accentuato poi dal fatto che “l’occhio del Toro” è l’occhio della rivelazione. Lo scopo cui tende l’evoluzione — “la carica in avanti del Toro di Dio”, com’è chiamato in termini esoterici — rivela senza sosta e stabilmente il Piano Divino nella sua bellezza, perfezione e sintesi. Questo è ciò che la luce rivela.

occhio di dio“L’occhio del Toro”, la magnifica stella fissa Aldebaran, è una delle ragioni per cui questa costellazione è considerata quella che conferisce l’illuminazione. Negli antichi tempi era chiamata la stella guida dei cieli ed il Toro è sempre stato connesso alla luce e perciò a Cristo, che si dichiarò quale Luce del Mondo. Luce, illuminazione e suono, quale espressione della forza creativa, sono le tre idee fondamentali connesse a questa costellazione. “L’interprete della voce divina”, come il Toro era chiamato nell’antico Egitto, può essere chiamato con terminologia cristiana “il Verbo fatto carne”.

L’occhio del toro, inoltre è associato alla ghiandola pineale e al chakra della corona, il loto dai mille petali, in stretta contatto con il chakra Ajna, il terzo occhio. In antiche scritture è riportato così: “Il Toro di Dio, porta la luce nella fronte e gli occhi ne trasmettono la radianza; la testa carica di forza magnetica, rassomiglia ad un sole splendente e dal loto della testa parte il sentiero di luce. Esso penetra nell’Essere Maggiore producendo un fuoco vivo. Il Toro di Dio vede l’Angelo Solare e sa che questo Angelo è la luce in cui egli cammina.” Così, i due centri della testa divengono reciprocamente attivi e la luce della testa risplende. Si stabilisce una linea di luce, che consente un libero influsso reciproco, fra questi due centri e le corrispettive ghiandole, allora diventa possibile la l’iniziazione. Ciò ha inizio con la prima iniziazione e culmina alla quarta, quando il discepolo diviene “Maestro di Compassione”. Questa linea di luce, chiamata nella bibbia il filo d’oro o in antiche scritture orientali Antahkarara è come un ponte che unisce dapprima il cervello e la mente all’anima e successivamente allo Spirito: l’illuminazione.

Note fondamentali.

1. Desiderio (l’uomo medio).

2. Aspirazione (l’aspirante e il discepolo).

3. Direzione o Volontà (l’iniziato).

Qualità.

Toro è un segno di terra, quindi l’attuazione del Piano o la soddisfazione del desiderio devono essere realizzati nella vita del piano esteriore. Essi devono esprimersi sul piano della vita terrena e nell’ambiente sia del singolo che di una nazione o di un gruppo di nazioni.

Toro concerne, fra l’altro, il corpo fisico, la cui salute o integrità dipende molto dalla vita di desiderio del passato o dall’idealismo presente, ed è cosa questa da ricordare.

Inoltre, il simbolo che oggi impera sui desideri umani, siano essi nazionali, economici o religiosi, è l’oro; questo metallo è connesso a Toro, il che conferma che l’attuale conflitto, che caratterizza la situazione economica mondiale, è dovuto all’insorgere del desiderio.

Toro è l’undicesimo segno sulla ruota ordinaria della vita e delle propensioni exoteriche, e precede ogni nuovo ciclo di esistenza incarnata. Quando l’uomo discende nell’incarnazione e assume un guscio astrale, inaugura un ciclo tipicamente Tauriano, poiché è il desiderio che spinge alla rinascita ed è necessaria la potenza di Toro per ottenerla.

Toro è inoltre il secondo segno soggettivo sulla ruota invertita, preliminare al riconoscimento cosciente del giusto rapporto fra le dualità di Gemini. Pensateci. In Toro dunque, esistono questi attributi o qualità contrapposte:

Desiderio…………………. che conduce all’aspirazione, a moto invertito. (l’uomo comune che si appresta ad entrare sul sentiero del discepolato)

Cecità……………………… che conduce infine alla capacità di vedere. (l’aspirante che lavora per essere il discepolo alla prima iniziazione)

Tenebra…………………… che conduce alla luce. (l’iniziato di secondo grado, che dopo aver riconosciuto ed affrontato il guardiano della Soglia, la notte dell’anima, ritrova l’equilibrio in Sagittario).

Morte……………………… che conduce alla liberazione. (l’iniziato di terza iniziazione che rinuncia a tutto, dissolve definitivamente il guardiano della soglia e prende la quarta iniziazione).

In ultima analisi, ritroviamo le eterne dualità, che come sempre mostrano l’azione reciproca degli opposti, il flusso e riflusso ciclico della vita interiore e dell’espressione periferica; dell’attrazione e ripulsa che induce costantemente nella forza traente un richiamo sempre più elevato e più vasto. È il segreto della sintesi definitiva, che è l’illuminazione finale vista tramite l’occhio di Toro. Per questo motivo Toro è considerato un segno di movimento universale, di attività grande e continua alimentata dal desiderio materiale o dalla volontà divina, quando è riconosciuta e percepita. Il triangolo d’espressione ha energie potenti:

1. Desiderio…………… aspirazione………….volontà.
2. Uomo………………. discepolo……………iniziato.
3. Materialità………….dualità……………….divinità.
4. Forma………………Anima………………Spirito.
5. Umanità…………….Gerarchia……………Shamballa.

Ripropongo continuamente queste variazioni perché, se comprese con intelligenza, inevitabilmente alla fine si fonderanno nella vostra coscienza individuale.

Pertanto Toro, per mezzo del desiderio trasformato in aspirazione e orientato dalla Volontà è causa:

del sentiero dell’aspirante al momento dell’inversione della ruota dello zodiaco.

del sentiero del discepolato, la seconda iniziazione.

del sentiero dell’iniziazione, la grande rinuncia alla quarta iniziazione.

Opposto polare.

scorpius_01Si deve qui ricordare che il segno opposto al Toro è quello dello Scorpione e che questi due segni costituiscono il campo di un magnifico sforzo da parte di Ercole, poiché in uno egli lotta col problema del sesso e nell’altro vince la grande illusione.

Toro, governa il collo e la tiroide. È la regione del corpo donde emana l’azione creativa dell’uomo sul Sentiero. L’energia del centro sacrale deve salire alla gola, a dimostrare che l’energia sessuale è stata trasferita e sublimata nell’atto superiore della creazione volontaria e per amore. L’uso corretto degli organi della parola è la chiave dei processi che consentono al discepolo di operare certi mutamenti essenziali. Con ciò intendo dire che, quando si traslano in parole e atti i propri ideali, ciò determina la trasformazione, trasmutazione e infine traslazione sulla vetta dell’Iniziazione. I risultati di quest’opera creativa che materializza la visione si dovranno poi dimostrare praticamente in Scorpione, in cui attendono le prove finali che accerteranno se l’energia fluisce libera e senza ostacoli od ostruzioni fra gola e centro sacrale; se la direzione assunta è quella giusta e se non c’è più pericolo che il soggetto di Toro corra alla cieca dietro interessi egoistici, dubbi o paure, ma al contrario proceda con intelligenza sulla Via della Liberazione che lo libera e nello stesso tempo lo introduce in attività che daranno libertà ad altri. L’uomo che ha appreso le lezioni di Toro, in Scorpione dovrà dimostrare un’attività creativa fondata sull’aspirazione e sulla capacità di visione, tentando costruttivamente di esprimere la bellezza che ogni forma vela intrinsecamente, rivelando così a tutti il proposito che motiva sia gli eventi che le forme. Questi mutamenti basilari di proposito, interesse e orientamento devono palesarsi in Scorpione, a conferma dell’efficacia dei processi evolutivi vissuti nella grande, ripetuta transizione da Toro a Scorpione. È un ciclo di transiti che (nel ciclo maggiore) costituisce un ritmo d’esperienza d’immensa portata.

Pianeta reggitore exoterico (della personalità).

Venere-PioneerVenere è il suo reggente exoterico ed apporta energia di V Raggio, energia di Conoscenza concreta o Scienza. Pertanto l’uomo deve apprendere, intanto che la conoscenza è il mezzo dell’amore divino, e anche come trasmutare il sapere razionale in Saggezza divina per mezzo dell’esperienza consapevole.

Venere significa, nelle nostre menti, anche possedendo solo un barlume di verità occulta, ciò che è mentale, ciò che concerne la sublimazione ultima, ciò che riguarda il sesso e ciò che deve esprimersi simbolicamente nel mondo fisico. Questi sono i concetti principali che si affacciano alla mente quando si considerano Venere e Toro all’unisono. Sono fattori espressivi riferiti ad essi fin dalla notte dei tempi, poiché hanno implicazioni fondamentali ed eternamente cosmiche. Toro nasconde un certo mistero divino. Per il bene dei discepoli in formazione, quei quattro concetti sono stati riassunti in una scrittura arcaica di grande rilievo. Lo scritto afferma:

“I santi Figli della Mente abbracciarono i due. Videro e compresero. Così nacque il sesso e si compì il grande errore. La mente fu volta all’esterno. Apparve alla vista la forma e non la vita. Dall’oscurità gridarono e piansero, i santi Figli della Mente. Piansero nel dolore. Guardarono all’interno, riconobbero l’errore commesso, ma non sapevano cosa fare… Il Signore rispose e diede loro il segno della resurrezione”.

Ne afferrate il senso e la grande semplicità? Vi darò un’indicazione. Gli astrologi hanno denotato la triplicità dei segni di terra con i simboli di pianure (Toro), caverne (Vergine) e rocce (Capricorno). Si potrebbe affermare che queste caverne esistono nelle rocce, sepolte sotto le pianure. Parlo in senso figurato e per simboli.

Il Cristo uscì dalla caverna rocciosa e camminò sulle pianure della Terra, e da allora “la donna non Lo conobbe”. La forma non ebbe più presa su di Lui poiché l’aveva vinta nelle profondità. La luce della rinascita irrompe nella caverna dell’Iniziazione quando si rimuove la pietra che ne occlude l’accesso. Dalla vita nella forma alla morte della forma — giù nei fondi rocciosi e nelle cripte del Tempio — così va l’uomo. Ma in quei luoghi stessi irrompe la nuova vita, con forze nuove e liberatrici; cose vecchie periscono e la tenebra cede alla luce.

Infine Toro, tramite il pianeta exoterico o ortodosso Venere, è connesso a Gemelli, Bilancia e Capricorno. In Gemelli, Venere rivela il desiderio che gli opposti nutrono l’uno per l’altro, che è il tema che scorre in tutto il processo creativo ed evolutivo: il rapporto fra gli opposti. In Bilancia, Venere, la mente o l’anima rivela il significato e gli effetti exoterici del desiderio. In Capricorno, Venere rivela all’uomo quel desiderio per il tutto, per l’universale, che contrassegna l’iniziato e ogni vera espressione di vita spirituale.

Pianeta reggitore esoterico (dell’anima).

Il reggente esoterico di Toro è Vulcano, pianeta velato e occultato, quindi poco noto o compreso. Vulcano, il vulcanofabbro che forgia i metalli e che opera nell’espressione più densa e concreta (per l’uomo) del mondo naturale. Scende nel profondo a cercare il materiale su cui esercitare la sua arte innata e modella il bello e l’utile. Vulcano sta dunque per l’anima, l’uomo individuale, interiore e spirituale; la sua attività spiega la missione dell’anima sulla ronda eterna della ruota della vita. Vulcano dunque foggia l’espressione divina, il “forgiatore di anime”. In senso peculiare, l’energia che emana da Vulcano è sostanzialmente la forza e il che innesca il processo evolutivo mondiale; inoltre incorpora l’energia di I Raggio di Volontà o Potere, che inizia e nello stesso tempo distrugge, determinando la morte della forma per liberare l’anima.

Vulcano è il raggio o il pianeta dell’isolamento, poiché in modo particolare presiede alla quarta iniziazione, allorché si scandagliano gli abissi della solitudine e l’uomo è completamente isolato. Egli è distaccato “da ciò che sta sopra e da ciò che sta sotto”. Giunge poi un istante drammatico in cui si rinuncia a ogni desiderio; allora il volere o il Piano divino è visto come il solo obiettivo desiderabile, ma non si è ancora dato prova a se stessi, al mondo o al Maestro (l’anima) di aver la forza di procedere lungo la via del servizio. Qui gli si svela (come al Cristo alla quarta grande crisi iniziatica della Sua vita) un’impresa definita e pratica che incorpora quell’aspetto del volere divino, che è sua funzione peculiare afferrare e rendere suscettibile di espressione. Nella fraseologia cristiana è “l’esperienza del Getsemani”. Il Cristo, inginocchiato presso una roccia (simbolo delle profondità del regno minerale e dell’azione modellatrice di Vulcano) leva gli occhi in alto, dove irrompe la luce della rivelazione e da quell’istante sa ciò che deve fare.

Tale è la prova di Vulcano, che governa Toro, o dell’anima, che controlla il desiderio, del Figlio di Dio, che nel profondo forgia il Suo strumento di espressione, afferrando il proposito divino e piegando la volontà del sé minore a quella del Sé maggiore. Il fondo dell’abisso è stato raggiunto e non resta altro da compiere. La luce che dall’occhio del Toro, sempre più radiosa, ha guidato l’anima che lotta, deve infine cedere alla luce del Sole, poiché Vulcano è un sostituto del Sole: talvolta lo si dice velato dal Sole, altre volte sta per il Sole stesso. Vulcano sta fra l’uomo e il Sole, l’anima. Abbiamo dunque tre simboli di luce a questo proposito:

1. Toro — L’occhio dell’illuminazione o della luce. L’occhio del Toro. Illuminazione. In senso exoterico: il Sole fisico.

2. Vulcano — Colui che rivela ciò che gli abissi nascondono e lo porta alla luce. In senso esoterico: il cuore del Sole.

3. Il Sole — Il grande Illuminatore. In senso spirituale: il Sole centrale spirituale.

Perciò l’illuminazione, da qualunque punto la si guardi, è sempre il tema di Toro.

Croce Fissa.

croce cardinaleIl Toro è la Croce Fissa nei cieli, la Croce del Discepolo. Il discepolo deve riconoscere la croce che è nei Cieli, sulla quale è crocifisso il Cristo cosmico e sulla quale pure il discepolo è crocifisso, essendo una cellula del corpo di quel Cristo. Il senso tecnico e astrologico, nel presente eone egli deve comprendere il significato del Toro, del Leone, dello Scorpione e dell’Acquario, poiché questi segni sono potenti nel nostro ciclo mondiale. Egli deve, per esprimermi simbolicamente e al tempo stesso in modo esatto, essere in grado di esprimere il conseguimento che rappresenta la meta del suo sforzo in ciascuno dei quattro segni e sotto ciascuno dei quattro poteri

In Toro egli deve essere in grado di dire: “Cerco l’illuminazione e sono io stesso la luce.”

In Leone egli dirà: “Conosco me stesso come l’uno. Governo secondo la Legge.

La parola che esprimerà in Scorpione sarà: “L’illusione non può trattenermi. Sono l’uccello che vola in assoluta libertà.

In Acquario le parole pronunciate saranno: “Sono colui che serve, sono il dispensatore dell’acqua di vita.

Esistono, nella lingua inglese, quattro parole composte da tre lettere che sono ideografiche e simboliche. Esse sono: Dio, Sesso, Legge e Peccato (God, Sex, Law, Sin). In queste quattro parole troviamo espressa la totalità di tutto ciò che esiste.

Dio, la somma di tutte le forme, di tutti gli stati di coscienza e della Vita energizzante.

Sesso, quella Vita all’opera, che attrae lo spirito e la materia ed istituisce uno scambio continuo fra l’oggettivo ed il soggettivo e fra l’exoterico e l’esoterico. Sesso, desiderio, attrazione, spinta istintiva a creare, la forza di attrazione dell’anima, l’anelito al divino, il desiderio del maschio per la femmina, il richiamo della materia per lo spirito: tutte queste frasi possono essere elencate per esprimere alcune delle attività del Sesso nelle sue varie espressioni.

Legge, la risposta di Dio mossa dal pensiero verso la forma, le abitudini istituite dall’infinita interazione fra le opposte polarità riconosciute dall’umanità come le inevitabili leggi di natura, l’imposizione del volere divino e lo stampo di quel volere sulla forma ed il suo riconoscimento da parte dell’uomo.

Peccato, secondo la sua etimologia, significa: “l’uno che è”, l’insorgere del singolo contro il tutto, dell’individualità contro il gruppo, l’egoismo invece dell’interesse universale.

Questa è la storia dell’universo scritta per noi in queste quattro parole. Dio, il Tutto; Sesso, l’attrazione fra le parti entro quel Tutto; Legge, le consuetudini del Tutto; e Peccato, la rivolta dell’unità nel Tutto.

Nel linguaggio mistico il cielo è il Tempio e l’eterna coscienza divina. Il suo altare è il sole, le cui quattro braccia, o raggi, rappresentano i quattro angoli della croce cardinale dell’universo, che sono diventati i quattro segni fissi dello Zodiaco. E poiché i quattro segni dei potenti animali sacri sono sia cosmici che spirituali, essi rappresentano gli elementi fondamentali analoghi ai principi umani.

Il segno del Leone rappresenta il fuoco, o lo Spirito; nel principio umano raffigura la forza della natura inferiore, il serpente di forza che, se diretto verso l’alto, vince ogni cosa.

il Toro la terra, o il corpo; nel principio umano è sempre il simbolo della forza creativa.

l’Acquario l’aria, o la mente; nel principio umano, l’Acquario, ossia l’uomo, è il portatore di luce.

lo Scorpione l’acqua, a somiglianza dell’anima. Lo Scorpione è spesso trasmutato nell’Aquila, costellazione che sorge sempre assieme allo Scorpione è che nel simbolismo gli è strettamente collegata. Lo Scorpione è il “mostro delle tenebre” che punge a morte, eppure preserva e riproduce, simboleggiando così non solo la generazione, ma anche la rigenerazione. Quest’ultima è rappresentata dall’Aquila, l’uccello del sole che ha conquistato il lato oscuro dello Scorpione (l’avversario che può trascinare l’uomo più in basso delle bestie), ma che, trasmutato diventa l’aquila di luce, che può innalzarsi al disopra degli dèi.

Questi segni costituiscono principalmente la croce dell’anima, la croce su cui la seconda Persona della Trinità divina viene crocifissa. Cristo personificò nella Sua missione questi quattro aspetti, e quale Cristo cosmico esemplificò nella Sua Persona le qualità rappresentate rispettivamente da ogni segno. Questi quattro segni si trovano chiaramente nella Bibbia, e nella nostra credenza cristiana sono considerati come i quattro animali sacri. Il Profeta Ezechiele vi fa riferimento con le parole:

L’aspetto delle loro sembianze era il seguente: i quattro avevano le fattezze d’uomo da un lato, quelle di leone dal lato destro, quelle di vitello dal lato sinistro, e per ultimo quelle d’aquila”.

La stessa simbologia astrologica si trova ancora nell’Apocalisse:evangelisti

E di faccia al trono c’era un mare di vetro, simile a cristallo, e in mezzo al trono e intorno al trono quattro animali pieni d’occhi davanti e dietro.

E il primo animale era simile a un leone, e il secondo animale simile a un vitello, e il terzo animale con la faccia di un uomo e il quarto animale simile ad aquila volante”.

Scorpione, come avrete compreso, è il braccio dominante attraverso il quale la potenza maggiore fluisce sulla ruota invertita, per quanto riguarda l’umanità avanzata, il discepolo, poiché è il segno della prova, in cui l’uomo o tocca il vertice o sprofonda nell’abisso alla seconda iniziazione.

Toro è la corrente di energia prevalente di quella Croce per quanto riguarda l’uomo comune che inverte la ruota divenendo l’aspirante. L’energia irradiata dalla Croce Fissa è causa di effetti stupendi e provoca la grande inversione e la rinuncia alla quarta iniziazione. In questa Croce Toro è l’Iniziatore, in quanto “da impulso alla Volontà”, producendo moto e impeto.

Pianeti esaltati, in detrimento e che cadono.

la Luna è esaltata. In senso simbolico ciò indica che il lato formale della vita è un potente fattore di dominio e l’uomo dovrà sempre tenerne conto. La Luna è la Madre della forma e in questo caso nasconde Vulcano — com’era da attendersi. Pertanto la Luna rappresenta ciò che foggia o modella la forma, il che comporta entrambi gli aspetti, femminile e maschile, della sua costruzione, cioè le duplici funzioni di Padre-Madre. Tale processo è un’interazione che nella formazione determina due fasi distinte:

Creazione di una forma di grande potenza, motivata e spinta all’azione da fini e desideri egoistici e della personalità. Luna e Toro sono all’opera.

Rimodellamento della natura formale — attuata dallo stesso nativo di Toro in procinto di destarsi — ma con moventi differenti e in tal modo “assunta in Cielo”, glorificata e irradiata. Sono all’opera Vulcano e Toro.

Quando il desiderio si traduce in volontà spirituale, la forma è esotericamente “esaltata”, e la Luna esaltata in Toro ne è il simbolo. Del resto nell’astrologia ordinaria lo rappresentano anche le corna che appaiono nel segno astrologico di Toro. Questo è la Luna crescente, ma anche il simbolo della natura distruttiva della vita formale del Toro. Non scordate, a questo riguardo, che la morte della forma e la fine del suo influsso sono la meta del processo che muta il desiderio in aspirazione.

Urano invece, pianeta misterioso e uno dei più occulti, “cade” in Toro; ciò accentua la netta distinzione fra anima e corpo, caratteristica così notevole del nativo di questo segno. Essa prepara l’uomo interiore agli scambi e all’acuto conflitto nel segno seguente, Gemini. La presenza della Luna in esaltazione e di Urano in caduta descrivono mirabilmente la vicenda dell’uomo nella fase di sviluppo e potere della personalità. Urano, nascosto nell’abisso, deve ridestare ed evocare la risposta intuitiva di Toro alla luce che cresce continuamente, fino a quando sia raggiunta l’illuminazione e conseguita la coscienza spirituale, sostituendo, con questi aspetti superiori dell’anima, le reazioni inferiori della forma. È interessante che Urano sia esaltato in Scorpio, a conferma del successo della sua impresa. Viene raggiunto il conseguimento.

In Toro, Marte è in detrimento. La sua attività si somma costantemente all’indole bellicosa di questo segno, ma la lotta che vi si combatte è tale, in senso esoterico, che in quel complesso gli effetti di Marte si perdono. Esso “accresce l’annebbiamento e la confusione, ma tiene in serbo la speranza per l’uomo che combatte”. In questo segno l’accento verte sempre sulla lotta. È la lotta per raggiungere la meta rivelata dalla luce crescente. Essa è tanto forte che, quando il moto è invertito, si tratta di lottare per vincere e distruggere tutto ciò che con tanta fatica si è conquistato procedendo nel moto ordinario sulla ruota e per dimostrare in Scorpio (nelle sue terribili prove) che la forma non è più sovrana, ma che permangono le lezioni imparate per suo mezzo; si lotta per ottenere l’iniziazione in Capricorno e liberare l’anima dalla ruota e così svincolarsi per sempre dalla schiavitù del desiderio e da qualsiasi predominio della forma in Acquario, alla quarta iniziazione.

Motto del segno:
Dal punto di vista della forma o dell’astrologia ortodossa: “La lotta sia senza paura”. L’Uomo. La Parola della forma è di afferrare e perseguire con coraggio ciò che si desidera.
Dal punto di vista dell’anima o dell’astrologia esoterica: “Io vedo, e quando l’Occhio è aperto, tutto è luce”. L’Iniziato.

Il IV Raggio.

Orlando-Ratto__Armonia-del-sogno_gIl Toro apre l’afflusso all’energia del IV Raggio di Armonia e Bellezza tramite conflitto, poiché quando si intravede la luce, si percepisce una consapevolezza da acquisire, un’ideale da raggiungere, il desiderio permette di attrarre a se le condizione utili, le prove da superare e le opportunità affinché si possa conseguire. In questo periodo di transizione, viene turbato l’equilibrio raggiunto in precedenza e si apre il conflitto fino al raggiungimento del nuovo status di consapevolezza accompagnato da un nuovo equilibrio molto più ampio e inclusivo del precedente, poiché ogni espansione di coscienza permette una maggiore capacità di esprime Amore e Saggezza. E’ proprio il Toro, quindi ad aprire l’influsso all’energia di IV Raggio, poiché il desiderio nell’uomo comune tramutato in aspirazione creerà il conflitto affinché la ruota si possa invertire ed attrarre nella coscienza del devoto a tempo debito la prima iniziazione. Sarà sempre l’aspirazione nel discepolo a permettere la seconda iniziazione, rivelandogli il guardiano della Soglia, la grande forma pensiero di illusione e di ignoranza creata in tutta la sua esistenza, che dovrà dissolvere in Scorpione. Infine sarà il desiderio come volontà a creare l’ultimo conflitto permettendo all’iniziato di prendere la quarta iniziazione e liberarsi per sempre dal ciclo delle reincarnazioni.

Detto in altri termini la mente superiore (l’anima) impressiona la mente inferiore (la personalità) e l’attira a se stessa, in una fusione superiore. Questo processo di sviluppo crea certi punti principali di fusione graduali, con conseguenti punti di tensione; questi punti (quando sono raggiunti coscientemente) diventano l’energia motivante che mette il discepolo in grado di “stare nella luce ed in quella luce vedere la Luce maggiore; in quella Luce maggiore egli conosce e vede, afferra e assorbe ciò che finora è stato scuro, segreto e ignoto”. Questa è l’iniziazione.

Il punto di fusione è creato concentrando dinamicamente tutto il potere, tutte le mire e i desideri del discepolo sul piano mentale; il punto di tensione è creato quando il potere invocativo di questo punto focale diventa capace di evocare la risposta da quello che è invocato. Per l’aspirante medio e per il discepolo esso può essere sia l’anima, che lo Spirito. L’incontro delle due energie focalizzate produce un punto di tensione. I discepoli non dovrebbero concentrare l’attenzione sul compito di produrre un punto di tensione, bensì sul punto di fusione. È mediante l’attività della mente inferiore che viene realizzata la fusione con l’anima, con successivi punti di tensione che si intensificano; è mediante l’attività instaurata tra la mente superiore e l’inferiore, che diviene possibile la fusione con lo Spirito, con punti di tensione che sorgono in molti punti lungo il ponte, l’antahkarana; è mediante l’attività della ragion pura, che diviene possibile la fusione con la Gerarchia, ed è ciò che produce quei punti di tensione, che chiamiamo Iniziazioni.

Quest’attività invocatrice-evocatrice produce un punto di tensione ma non — per ora — un punto di fusione con il polo positivo. Da quel punto di tensione il discepolo lavora alla creazione dell’antahkarana; questo produrrà infine la desiderata fusione fra la personalità infusa d’anima e lo Spirito. Il medesimo processo generale determina tutte le fusioni desiderate e produce quei punti di tensione che sono il segreto di ogni crescita. Il discepolo si sforza coscientemente di produrre questi punti di fusione e di tensione.

Periodi di ricerca, periodi di sofferenza, periodi di distacco, periodi di rivelazione, che producono dei punti di fusione, dei punti di tensione e dei punti di proiezione dell’energia — questo è lo svolgersi del Sentiero dell’Iniziazione.

le bio frequenze i- evocazione invocazioneIn verità, iniziazione è il nome dato alla rivelazione o alla nuova visione che attira il discepolo sempre in avanti verso una luce maggiore; non è qualcosa che gli viene conferita, o data. È un processo di riconoscimento della luce e di utilizzazione della luce, al fine di entrare in una luce sempre più chiara.

Tutto ciò l’uomo lo applica per mezzo dell’energia del IV Raggio che si apre con il Toro e del desiderio-aspirazione-volontà invocatore, dell’energia del V Raggio che affluisce tramite Venere, l’energia della menta illuminata e quella di I Raggio del pianete Vulcano, l’energia distruttrice del vecchio e iniziatrice del nuovo. L’Occhio del Toro, l’occhio della visione deve aprirsi. La vittoria è quindi inevitabile, poiché col tempo il potere dell’energia cosmica infallibilmente sottometterà e riorienterà l’energia dell’umanità.

LE COSTELLAZIONI

Orione. L’antico nome di Orione era “i Tre Re”, per le tre bellissime stelle che si trovano nella Cintura di Orione. I Tre Re rappresentano i tre divini aspetti della Volontà, dell’Amore-Saggezza e dell’Intelligenza attiva e creativa e Orione quindi simboleggia lo Spirito. Il nome Orione significa letteralmente “l’esplosione della luce”.

La seconda costellazione connessa a questo segno è un immenso fiume di stelle che zampilla dai piedi di Orione. È chiamato Eridano, o il “Fiume del Giudice”. È un simbolo del fiume della vita che porta le anime in incarnazione, ove imparano il significato delle parole “come un uomo semina, così raccoglierà” e dove intraprendono il lavoro di elaborare la propria salvezza. Come Orione simboleggia l’aspetto dello spirito, così Eridano è connesso con l’aspetto del prendere forma, presentandoci il pensiero dell’incarnazione.

La terza costellazione, Auriga, è il cocchiere che conduce verso nuove terre, simboleggiando così l’anima.

zodiacoPiù studiamo attentamente il libro illustrato del cielo, più ci rendiamo conto che sotto i nostri occhi sta il simbolo della nostra divinità, il simbolo dell’anima in incarnazione e la storia della materia, purificata e glorificata dall’opera laboriosa dell’anima.

Ripetutamente, girando attorno allo Zodiaco vedremo apparire quello che possiamo chiamare “il prototipo spirituale” di Ercole: Perseo, il Principe che Viene, che uccise la Medusa simbolo della grande illusione. Egli si trova in Ariete; Orione, il cui nome significa “luce”, si trova nel Toro; nello Scorpione appare Ercole stesso, trionfante e vittorioso. Abbiamo poi il Sagittario, l’Arciere a Cavallo, che va dritto alla meta e in Pesci troviamo il Re.

Bibliografia:

[1] Alice Bailey – Trattato dei Sette Raggi – Vol.III – Astrologia Esoterica – Il Libraio delle Stelle.

[2] Alice Bailey – Le Fatiche di Ercole – Il Libraio delle Stelle.

Continua leggendo:

– ASTROLOGIA ESOTERICA E LE FATICHE DI ERCOLE

 IL SIGNIFICATO ESOTERICO DEL MITO DI ERCOLE E DELLE SUE DODICI FATICHE

– ARIETE – LA PRIMA FATICA DI ERCOLE – La cattura delle giumente antropofaghe.

– GEMELLI – LA TERZA FATICA DI ERCOLE – LA RACCOLTA DEI POMI AUREI DELLE ESPERIDI