LA FORZA DELLA FEDE E DELLA GRATITUDINE – COME VINCERE IL DUBBIO, L’ANSIA, LA PAURA E L’EGOISMO

[Estratto dal libro di Hermes – Il Fiore della Vita]

Presenza

La preghiera è un dialogo d’Amore. Il devoto è l’amante; l’Anima l’amato; l’unione di entrambi l’Amore, benché fra essi non ci sia differenza alcuna o idea di separazione. La preghiera tuttavia è la comunicazione che li lega, il desiderio di quell’unione.

Non serve essere colti per poter pregare. Non serve affatto la conoscenza, né la si può insegnare. A volte non servono neanche le parole, basta il silenzio. Un amato può guardare l’amata per ore, senza proferir parola alcuna, lasciando al suo cuore e ai suoi occhi il compito di messaggero. La preghiera è in uno sguardo, in un sorriso, nel silenzio contemplativo volto con l’intenzione dell’Amore. Essere colmi di gioia e traboccare di felicità sono anch’essi preghiera, benedizioni silenziose che si effondono nell’etere.

La preghiera è ringraziamento, non è tanto una richiesta. Può essere tale se fatta con motivazione altruistica, di soccorso e di aiuto. La preghiera di una madre che invoca la protezione per il figlio è un potente scudo e benedizione per quest’ultimo. Quando è fatta con fine nobile e fede, la riuscita finale sarà sempre assicurata. L’Anima tenderà sempre ad attrarre a sé il devoto; solo lei conosce quali vincoli precludono tale unione nell’immediato, tuttavia farà in modo che si metteranno in moto una serie di eventi karmici affinché possa avvenire nel giusto tempo e modo stabilito. Questa è la fede. Comprensione e accettazione della Legge del Karma, e quindi dell’Amore. Il suo fiorire dipenderà dall’esperienza diretta e non tanto da credenze cieche.

Preghiera è ringraziamento. La gratitudine abbatte le barriere dell’arroganza, per far fluire quelle dell’umiltà. L’umiltà permette la comprensione, capacità altrimenti impossibile dinanzi all’orgoglio e alla saccenteria. La gratitudine, apre le porte dell’accettazione del dolore e della morte con gioia e Saggezza. Essere grati per le piccole cose che la natura ha donato, è alla base della vera felicità, dell’osservazione e comprensione della Legge.

Il ringraziamento è per ogni esperienza, incontro ed evento, anche per quelli che recano dolore. Questi ultimi celano un grande insegnamento utile per avanzare verso la casa della Saggezza. Se non ci fosse il dolore nessuno conoscerebbe se stesso, né cercherebbe più l’anima. Esso mostra dove non cercare e cosa non essere; e quando ogni sua forma sarà dissolta e ogni vizio rimosso, l’uomo si risveglierà dal sogno della vita per contemplare la vera realtà.

Ogni malattia è il risultato dell’inibizione della vita dell’anima, e ciò vale per tutte le forme in ogni regno”. [Alice Bailey]

Il dolore è resistenza al magnetismo attrattivo dell’anima. Il dolore non sta nel cambiamento ma nella resistenza a esso. Tanto più ci allontaniamo dall’Amore, tanto più dolore e malattia si paleseranno. Il dolore va quindi ringraziato, senza di esso cammineremmo nel labirinto dell’esistenza senza una meta e un stimolo alla resurrezione. Questo non vuol essere un’invito al dolore, ma cambiare la visione e predisposizione nel viverlo, è già un processo di guarigione interiore, uno dei miracoli della fede. La vita sa di cosa abbiamo bisogno, non occorre chiedere, basta solo osservare, comprendere e ringraziare.

Sentitevi quindi liberi dal dolore, anche da quello altrui. Non cercate subito la cura in una medicina, di certo questa è importante una volta che la malattia si è manifestata, ma principalmente cercate la causa che l’ha generata. Questa ha le sue origini in un’errata visione e percezione di voi stessi, degli altri, dei fenomeni e della vita. Sciogliete ogni nodo che vi separa dal sentirvi liberi e in armonia col tutto, ri-orientate la visione, distogliete lo sguardo dall’ombra e giratevi in direzione del sole, anzi percepitevi come il sole stesso, così non ci sarà mai più oscurità attorno a voi. Trasformate quindi in armonia ogni conflitto, in sicurezza i disagi, in fede la paura, in amore l’egoismo e magicamente la sofferenza non avrà più motivo di esistere. Non cercate neanche di togliere il dolore altrui manipolando l’energia, ne di prendervelo come carico sulle vostre spalle, in questo modo non ridurrete il karma di quella persona. Così facendo gli negherete la sua esperienza che, per quanto dolorosa è utile al suo percorso, egli stesso ha attratto in quel preciso modo e momento. Volete aiutare gli altri a guarire? Aiutateteli a trovare il seme di ignoranza e di illusione annidato nella coscienza, ma per riuscire in ciò, dovrete averle prima riconosciute in voi stessi e aver trovato l’antidoto.

Tutto il mondo soffre poiché nessuno conosce se stesso. Quando vi assale un pensiero di sconforto o di ansia o di paura, dovete ricordare a voi stessi che non siete il vostro corpo, ne le vostre emozioni o i vostri pensieri. Voi siete l’essere radioso che dimora all’interno, immortale, onnisciente e onnipotente. Dovete ricordare che la vita è un gioco, un sogno da voi creato per condurvi alla realizzazione di chi voi siete veramente in essenza. Svegliatevi, poiché la sofferenza esiste solo nei sogni, non nella vera realtà. Il vostro dovere oggi è trovare questa realtà.

Dolore e piacere sono transitori; sopportate ogni dualità con calma, cercando allo stesso tempo di sottrarvi al loro dominio. L’immaginazione è la porta dalla quale entrano sia la malattia che la guarigione. Non credete alla realtà della malattia neppure quando siete malati. Un visitatore che non riceve una buona accoglienza se né andrà via in fretta!” [Sri Yukteswar]

In realtà, sono stati i tuoi stessi pensieri a farti sentire di volta in volta debole o forte. Come hai potuto constatare tu stesso, il tuo stato di salute ha corrisposto esattamente alle tue aspettative, del tuo subconscio. Il pensiero è una forza, proprio come l’elettricità o la gravità. La mente umana è una scintilla della coscienza onnipotente di Dio. Potrei dimostrarti che il potere della tua mente è in grado di far avverare qualsiasi cosa all’istante, se tu ci credessi intensamente”. [Lahiri Mahasaya]

Sarà la fede, a salvarvi nei momenti più bui in cui il dubbio o l’ansia prenderanno il sopravvento. Il discernimento e il ragionamento analitico funzionano quando la parte razionale e cosciente del cervello predomina, ma quando il subconscio prende il sopravvento ecco che si entra in un vortice incontrollato, un forte riflusso in cui la visione chiara, la certezza e la forza sembrano venire a mancare ed in questo caso soltanto la fede potrà essere l’agente liberatore.

Il potere è dentro ognuno di noi, perché in realtà non esiste nulla di esterno. In questo bellissimo gioco della vita non siamo solo i giocatori o gli spettatori ma siamo anche i creatori. Quando raggiungerete l’identificazione con l’Anima capirete di essere come disse il Cristo la “Luce del Mondo” aprirete gli occhi ad una nuova realtà molto più vera del sogno in cui state vivendo. Vi sveglierete dal dolore e dall’illusione.

Ogni dolore è una prova che cimenta la propria forza permettendoci così di scalare il monte della realizzazione. Il Cristo stesso dopo il battesimo si ritirò nel deserto (interiore) per tantissimi giorni, in quello stato di meditazione così profondo si dice che fu tentato per ben tre volte dal demonio. Quest’ultimo non è altro che l’ignoranza annidata nel proprio subconscio, la visione errata, duale e separativa che ci allontana dalla vera ricerca dell’essere e su ciò che realmente siamo. è il dubbio per eccellenza che può sfociare come egoismo o come paura, infatti ogni tentazione, nel vangelo si apre con la parola “Se”.

Tre sono le tentazioni che Cristo ma come anche ogni uomo sulla via del ritorno deve fronteggiare e vincere. La prima riguarda il piano fisico, è associata al desiderio di soldi, di sesso (inteso non soltanto come quello fisico ma come tutti rapporti fra le paia degli opposti) e di benessere fisico, in quanto tali desideri sono vissuti con un atteggiamento di egoismo e di attaccamento. Questa è ciò che in Oriente chiamano “Maya” (sul piano fisico). La seconda tentazione è inerente al piano astrale, chiamata con il nome di “annebbiamento”, riguarda la paura, l’ambizione e l’odio. Infine la terza tentazione è associata con l’orgoglio, la separatività e la crudeltà di qualunque tipo, non solo fisica ma anche intellettuale e morale, la grande illusione mentale. Insieme formano le nove teste dell’idra mitologico che Ercole all’ottava fatica dovette affrontare. Così come Ercole, anche il Cristo uccise la sua idra interiore usando lo stesso identico metodo: adoperò la forza della fede.

“Sta Scritto!”. Così il Cristo rispose ad ognuna della tre tentazioni. Sta scritto non è riferito a un detto di qualche libro, o al consiglio di qualche Maestro, ma piuttosto alla comprensione e accettazione della Legge Universale, il Karma, e di conseguenza alla conoscenza della propria natura divina.

Cristo si era identificato come anima, e anche se in quel momento fu colto dalla tentazione del subconscio (la Maya fisica, l’annebbiamento astrale e l’illusione mentale) non perse il suo centro di fede interiore; nonostante stesse vivendo quel momento tetro e buio di riflusso, che alcuni chiamano la notte dell’anima, lui non si arrese e si aggrappò alla consapevolezza di essere l’anima. Non aveva dubbi a riguardo, perché prima di quel deserto interiore né ebbe la visione al momento della nascita e anche al battesimo nel Giordano; non scese a compromessi con la personalità né cedette alla disperazione, si fece forza con questa assoluta certezza e la sua fede lo salvò.

Tutti coloro che hanno invocato con sincerità il proprio Sé Superiore o rivolto una preghiera con fervida aspirazione, hanno avuto modo di sperimentare una visione della divinità, seppur per un breve momento chiunque ha avuto una prova dell’anima. Cristo fece leva proprio su quella certezza. Nonostante lo sconforto non si fece prendere dal dubbio, sapeva chi era e si basò su quella certezza. Unì quindi la dedizione alla sua devozione e trionfò. Prima che il sole sorga la notte si fa sempre più buia, e in quella oscurità Cristo raccolse le sue forze e con un atto di fede, divenne la Luce del mondo. “Allora il diavolo lo lasciò e non lo tentò mai più”. Una volta sperimentato chi siamo realmente cade lo scenario della dualità e nulla potrà più trarci inganno. Il subconscio viene purificato dalla luce dell’Anima che fluisce nel corpo mentale e in quello astrale-emotivo, i nodi di ignoranza così creati da innumerevoli vite vengono sciolti e l’idea dei due eserciti del bene e del male vengono risolti nell’unico essere radioso: l’Anima.

Non pensate di combattere la paura o l’egoismo tentando di distruggerli, reprimendoli o scappando da loro intrattenendovi con qualche cosa o persona, in questo modo non farete altro che rinviare il problema ma di certo non lo risolverete alla radice. Presto o tardi tornerà a perseguitarvi e sarà una guerra infinita. Se provaste a tagliare la testa all’idra né ricrescerebbero due o più. Ercole sconfisse l’idra perché ascoltò il consiglio del Re Euristeo: “Noi ci eleviamo inginocchiandoci; conquistiamo arrendendoci; guadagniamo donando”.

Così egli nel momento della prova si ricordò di quel consiglio:

s’inginocchiò, afferrò l’idra con le sue nude mani e la sollevò in alto. Sospesa a mezz’aria la sua forza diminuiva. Rimanendo in ginocchio Ercole tenne l’idra al disopra della sua testa affinché l’aria purificatrice e la luce potessero avere il loro effetto. Il mostro, forte nell’oscurità e nel fango del pantano, perse subito il suo potere non appena fu investito dai raggi del sole e dal contatto del vento”.

Il fango misto di terra e acqua è simbolo di maya, dell’annebbiamento astrale e dell’illusione mentale. L’aria invece è simbolo dello Spirito.

La paura, così come anche ogni altro limite e imperfezione, non si vince soltanto sviluppando la qualità opposta, in questo caso il coraggio. Non si sradicano i semi di ignoranza con il potere e l’onnipotenza dell’Anima ma piuttosto con la sua onniscienza. Identificandoci con la propria natura divina, conosceremo noi stessi in qualità di Spirito, allora verrà dissipata ogni sorta di illusione e annebbiamento. Questa è la vera natura della fede.

..l’energia del piano astrale, quale si esprime nella vita senziente di desiderio dell’umanità, è causa dei suoi più gravi annebbiamenti, può essere dissolta, dispersa ed eliminata soltanto dall’energia superiore della mente, motivata dall’anima”. [Alice Bailey]

“..si tratta di coltivare il potere di usare la mente quale riflettore della luce dell’anima, dirigendola ai livelli dell’annebbiamento per dissiparlo. La difficoltà sta proprio nel farlo quando si è immersi nelle sue angosce e fra quegli inganni. Richiede il calmo ritrarre la mente, il pensiero e il desiderio dal mondo in cui la personalità opera abitualmente, di centrare la coscienza nel regno dell’Anima e attenderne in silenzio e con pazienza gli sviluppi, sapendo che la luce splenderà e col tempo l’illuminazione sarà inevitabile”[Alice Bailey]

La difficoltà sta nel fatto che molti non vogliono riconoscere i propri limiti ed errori, altri si lamentano di avere un problema, una qualche forma di dolore e limite, ma come un malato che non vuole prendere la medicina, al momento di dissipare l’annebbiamento preferiscono rimandare. L’umiltà e il coraggio espressi da Ercole, giocano un ruolo chiave per dissolvere l’orgoglio e la paura.

Non cedete dunque al dubbio, non scappate da esso, accettatelo! Ringraziatelo piuttosto, perché questa sarà la vostra occasione per dimostrare chi siete veramente; sarà la vostra prova che vi permetterà di comprendere una volta e per tutte che il potere è dentro di voi; che la dualità in ogni sua forma è una manifestazione dello Spirito e dato che ognuno di noi è una “scintilla della coscienza onnipotente Universale”, la dualità è una vostra manifestazione. Elevate tutti i problemi nella forza della preghiera facendo precipitare il potere onnisciente della luce dell’Anima nella mente concreta e nelle emozioni così da dissipare ogni forma di ignoranza e limite auto-creato. Rassicuratevi perché “Sta Scritto!” Il dolore non è reale; ognuno di noi è un’anima, ognuno di noi è già nato realizzato, dobbiamo solo riconoscerlo e convincerne, riprendendo così il proprio antico retaggio divino”.

La preghiera, quindi è un atto di fede e gratitudine, nonché d’Amore. Potremmo dire che sia l’Amore in azione sui piani emotivi e mentali. Ma la preghiera non è emozione né diplomazia. La devozione messa in mostra davanti agli altri diverrebbe emotiva, facendo cessare di esistere il vero contatto interiore; va quindi interiorizzata. L’essere troppo formali, invece annienta il fanciullo che è in noi. Per pregare non servono parole imparate a memoria, nemmeno un cerimoniale pomposo, volto troppo alla sua esaltazione esteriore, ciò farebbe perdere il senso del suo significato interiore. Sentimento e ragione devono procedere insieme, ispirandosi a vicenda, in quanto il primo senza il secondo è cieco e la ragione senza il sentimento è arida.

La preghiera è il filo del tessuto dell’aspirazione, che rivelerà la trama dell’Amore. L’aspirazione innesca una reazione nell’etere tale da far precipitare l’oggetto desiderato. L’aspirazione è desiderio; e può essere il mezzo di liberazione quando ardente è orientato alla ricerca del Sé.

Gli studenti devono liberarsi dall’idea stolta ed errata che l’aspirazione non sia che un atteggiamento emotivo. Non è così. È un processo scientifico, che regge l’evoluzione stessa. Quando sia seguito debitamente e gli sia data libertà d’azione, è il metodo per eccellenza per “elevare al cielo” l’aspetto materia, ossia tutta la personalità”. [Alice Bailey]

Essa, infatti è la forza attrattiva che agisce in ogni dimensione affinché l’io divenga l’Io, il non-sé il Sé Superiore, così da dimorare nell’Essere Spirituale. Sarà l’aspirazione a permettere l’elevazione dell’aspetto materia al cielo, dissolvendo la maya fisica, trasformando le tentazioni, o forse meglio definirle come le energie che tendono a spingere l’uomo verso la materia densa e grossolana, in desiderio del divino e in energie pure ed elevate. Sarà così l’aspirazione a ripristinare le giuste correnti energetiche nel corpo permettendo il loro libero flusso e la buona salute del sistema nervoso ed endocrino. La disciplina e il giusto ritmo qui giocano un ruolo chiave. Sarà la fede e la capacità di usare “la mente quale riflettore della luce dell’anima” a salvarvi dall’annebbiamento astrale, quando la paura, il dubbio e la bramosia prenderanno il sopravvento. Quando la mente sarà perfettamente allineata all’Anima e farà da ponte collegandola al cervello fisico la visione diverrà chiara e illuminata. Infine l’intuizione dell’Anima vi salverà dall’illusione mentale di odio, critica, invidia, orgoglio, crudeltà e di qualunque idea separativa e duale seppur velata da buone e nobili intenzioni, permettendo di vedere soltanto il giusto, il vero, l’Uno, giungendo così all’unione. Invocate quindi la luce dell’anima ed evocherete la sua risposta.

 

Buddha

Il Seguente articolo è tratto dal libro di Hermes: “Il Fiore della Vita”.

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STORIA ZEN SULL’ILLUSIONE DELLA PAURA

PauraIn un antico monastero cinese, c’era un monaco, che ogni volta che si ritirava in meditazione, vedeva un lupo inferocito che lo inseguiva. Egli non riusciva più a meditare a causa di questa visione. Aveva iniziato anche ad aver paura a prendere sonno la sera, perché ogni volta che chiudeva gli occhi era assalito da quell’animale così reale ai sensi. Così un giorno andò dal suo maestro per chiedergli consiglio, e disse: “Maestro adorato, aiutatemi. Un lupo inferocito mi perseguita. Ho molta paura, non riesco più a meditare e neanche a dormire. Cosa devo fare? Il Maestro rispose: “Tieni questo pennarello, quando vedrai il lupo disegnagli una bella croce sul petto e vedrai che scomparirà”. Il discepolo era un po’ ditubante, ma era anche molto fiducioso nel suo venerato maestro, così si mise subito a meditare con in mano il pennarello. Quando chiuse gli occhi, dopo pochi attimi, il lupo apparve. Preso da grande forza e volontà nel vincere quella paura, quando il lupo gli saltò di sopra, prese il pennarello e fece una bella croce nel suo petto e il lupo, improvvisamente scomparve. Preso da grande gioia, il giovane monaco, andò dal suo maestro per raccontargli della buona riuscita e disse: “Maestro, avevate ragione, quando ho fatto una croce sul lupo, improvvisamente scomparve. Ho vinto la mia paura, di questo ve ne sono grato, ma vi prego, spiegatemi cosa è accaduto al lupo?”. Il maestro sorridendo gli disse: “Hai visto il tuo petto?”. Il discepolo, così, si chinò gli occhi sul suo corpo e vide che era segnato da una croce, la stessa fatta un attimo prima al lupo. Così egli capì che in realtà le paure e le preoccupazioni  sono  solo frutto dei suoi pensieri ma e realtà concrete.

Porgo una domanda al lettore: “Quante delle torturanti ore vissute si riferivano a fatti reali ed eventi tangibili e quante soltanto a presentimenti illusori, dubbi e apprensioni basate su ciò che non è mai accaduto?

 

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